”Neanche con il Piano Marshall un esponente del governo americano di allora arrivò a chiedere conto dell’aiuto dato nel dopoguerra al nostro Paese. Elon Musk chiede ai lavoratori italiani delle basi Usa in Italia cosa abbiano fatto o non fatto, ma deve sapere che per il contribuente italiano il costo delle basi Usa in Italia si stima in circa 100-200 milioni di euro anno. Costi che comprendono manutenzione, servizi e altre spese legate alla presenza delle forze americane in Italia”. E’ quanto si legge in una nota di Federcontribuenti, attraverso la quale il Presidente Marco Paccagnella interviene sulla vicenda della mail inviata da Musk al personale italiano della base di Aviano, nella quale chiede ai lavoratori italiani informazioni in merito al lavoro svolto nelle settimane precedenti, annunciando lo stop alle assunzioni”.
‘Le basi Usa in Italia – prosegue il testo – sono regolate da accordi bilaterali tra i due Paesi, che risalgono principalmente agli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti sono responsabili principalmente della gestione e del mantenimento delle basi, ma l’Italia contribuisce a una parte considerevole dei costi. E l’Italia può contribuire alla manutenzione delle infrastrutture e alla gestione dei servizi comuni, come energia, acqua e sistemi di trasporto, che servono sia le forze italiane che quelle americane. Questi costi – sottolinea il Presidente di Federcontribuenti – sono in parte assorbiti dallo stato Italiano e ciò incide sul bilancio pubblico”.
Il tema delle basi Usa in Italia, fa presente l’esponente dell’Associazione dei contribuenti italiani, ”è oggetto di discussioni politiche, in particolare per quanto riguarda il costo che il contribuente italiano sostiene e il carico finanziario potrebbe considerarsi elevato, soprattutto in contesti di austerità o difficoltà economiche, come accaduto in anni precedenti. Ad ogni modo – conclude – ricordiamo che le lavoratrici e i lavoratori civili italiani impiegati nelle basi americane sono soggetti esclusivamente alla legislazione italiana e al contratto nazionale che disciplina il loro rapporto di lavoro. Qualsiasi tentativo di imporre regole unilaterali è inaccettabile e privo di qualsiasi fondamento giuridico, come hanno già ricordato i Sindacati”.