Si chiama “Chef Ambassador”, e rappresenta un modello innovativo di integrazione fra cucine e culture. Nato da un’idea singolare di Carlo Schiavone, amministratore delegato di Underkitchen, che con il suo staff ha pensato a come diffondere una maggiore visione internazionale nelle scuole alberghiere italiane, il progetto, che finora ha coinvolto tre Ambasciate, ovvero quelle di Kazakhstan, Malesia e Irlanda, sta riscuotendo molti consensi. Assieme a un diplomatico di rango, di volta in volta, mentre gli studenti apprendono segreti e tradizioni di cucine diverse, utili ai fini della loro formazione, le Scuole Alberghiere italiane mettono a frutto le loro risorse.
Schiavone, ci racconta com’è nato questo progetto, le sue finalità e la decisione di coinvolgere le Ambasciate?
“Per risponderle devo prenderla un po’ alla larga e spiegarle la natura del progetto Underkitchen. Circa tre anni fa, con i miei soci, ho iniziato a studiare il mercato del food delivery, approfondendo il modello cosiddetto delle “dark kitchens”, ovvero dei ristoranti senza sala e senza servizio che producono solo ed esclusivamente per le app di food delivery, come ad esempio Deliveroo o Glovo. Analizzando i vari aspetti legati alle dark kitchens siamo arrivati alla conclusione che queste, tutto sommato, già esistessero all’interno delle scuole alberghiere italiane, che per loro natura racchiudono al loro interno spazi fisici, attrezzature, competenze e autorizzazioni. Tra l’altro, proprio per questi motivi, la legge sulla buona scuola le ha invitate a trasformarsi in impresa, mettendo a reddito le risorse di cui dispongono, al fine di autofinanziarsi.
Ad ogni modo serviva ancora un modello didattico, logistico, produttivo e commerciale, per trasformare le scuole alberghiere in dark kitchens, orientandole nella direzione del no waste, dell’abbattimento e, soprattutto, verso il cibo internazionale perché, a mio avviso, insegnare le tecniche delle cucina internazionale nelle scuole alberghiere, significa far apprendere ai ragazzi un know-how che valorizza il loro ingresso nel mondo del lavoro. Per comunicare la vocazione verso il cibo internazionale abbiamo sviluppato un modello di e-commerce totalmente diverso, abbiamo riprodotto un tabellone di un aeroporto dove ogni città del mondo è associata ad un piatto, come se non si trattasse più di cibo, o almeno non solo, ma di un viaggio (www.underkitchen.it). Così abbiamo deciso di fare la scelta più estrema e coraggiosa, ovvero abbiamo deciso di produrre nelle scuole alberghiere solo ed esclusivamente i piatti autentici delle cucine internazionali, niente kebab o sushi, ma solo piatti popolari ed autentici.
A quel punto ci siamo chiesti quali fossero gli interlocutori ideali per accompagnarci in un percorso del genere, e le Ambasciate, in quanto rappresentanti di una tradizione, ma anche di una cucina e di un modo di intendere il cibo, ci sono parse le interlocutrici più affascinanti e simboliche”.
Che riscontro ha avuto finora il vostro progetto?
“Straordinario, moltissime Ambasciate hanno risposto in pochissimo tempo, consideri che abbiamo iniziato a promuovere il progetto a ottobre scorso, quindi poche settimane fa, e abbiamo già organizzato tre eventi:
il primo con l’ambasciata kazaka, non pubblicizzato alla stampa, perché probabilmente faremo un evento molto più grande per la loro festa nazionale direttamente a scuola, a Napoli, a marzo. Poi con la Malesia e infine con l’Irlanda. Io credo che la risposta sia stata entusiasmante perché, attraverso Underkitchen, le Ambasciate fanno conoscere il proprio Paese direttamente attraverso un piatto tipico, che poi viene cucinato dai nostri studenti nelle scuole, e il piatto stesso è un pretesto per raccontare agli studenti la storia di un Paese e spiegarne le tradizioni.
Le modalità di partecipazione, tra l’altro, sono davvero semplici: le Ambasciate dovranno semplicemente indicarci un piatto iconico ed autentico della loro tradizione e mettere direttamente a disposizione di Underkitchen uno chef per qualche ora, giusto il tempo necessario per insegnare come prepararlo agli studenti delle nostre scuole Alberghiere, che poi lo cucineranno per il main event, ovvero per la visita dell’Ambasciatore. Se poi uno chef non è disponibile all’interno dello staff dell’ambasciata, nessun problema, troveremo comunque una soluzione”.
Ci racconta come è andata con l’Ambasciatore della Malesia? C’è un aneddoto particolare che le fa piacere ricordare?
“L’evento con l’Ambasciata malese è davvero ben riuscito: grande partecipazione di studenti, docenti, media locali, e grandissima curiosità sul progetto. L’Ambasciatore ha mostrato un grande feeling con i ragazzi, e alla fine ci siamo dati appuntamento in pizzeria a Napoli la sera per discutere sugli eventuali follow up all’evento. La cucina malese è in voga e la Missione ha come obiettivo quello di promuoverla, Underkitchen la reputa una delle cucine più complete e sorprendenti del panorama asiatico, per questo ci teniamo davvero ad insegnarla ai nostri studenti e a diffonderla in tutte le maniere possibili. Dalla settima scorsa il Rendang, il piatto scelto dall’Ambasciata malese, è in vendita sulla nostra app e presto lo sarà anche sulle piattaforme di food delivery”.
Pochi giorni fa un nuovo evento con l’Ambasciatrice irlandese…
“Sì, esatto, e dobbiamo ringraziare tutto lo staff, in particolare Chiara Popplewell, la vice-capo missione, per aver dato un grande impulso alla partecipazione dell’Irlanda all’evento. Con l’Ambasciatrice Patricia O’Brien invece si è parlato di sostenibilità, di inclusione, e di una nuova maniera di ridurre il food waste, anche nelle scuole, argomento molto discusso nella comunità internazionale. Il nostro laboratorio didattico ha preparato per l’evento l’Irish stew, lo stufato irlandese, e i tutor hanno voluto dare una connotazione italiana al piatto, aggiungendo degli ingredienti mediterranei. L’ambasciatrice O’Brien inizialmente era un po’ scettica ma poi, dopo averlo provato, se ne è dichiarata entusiasta e lo ha definito un “Irish stew with an Italian twist”, un esperimento fusion molto riuscito, che farà provare ai suoi ospiti Ambasciatori”.
Prossimi appuntamenti in programma?
“Molti, almeno una dozzina, uno con l’Ambasciata di Grecia già subito dopo le feste di Natale. Con molte Ambasciate stiamo valutando i piatti da cucinare e come organizzare eventi, e sicuramente nel primo trimestre del 2023 ne ospiteremo altri. Al momento stiamo anche valutando come incoraggiare una maggior partecipazione dei media e delle Istituzioni a Chef Ambassador, ci piacerebbe che se ne parlasse come un modello innovativo di integrazione di cucine e di culture, esattamente come ha fatto l’Ambasciatrice Irlandese sul suo profilo Twitter”.