“Una cosa del genere, per noi italiani, è anche difficile immaginarla”: inizia così il racconto di Marco Montanari, giornalista in vacanza in questi giorni in Australia, suo malgrado costretto a fare i conti con le alluvioni che hanno pesantemente colpito il Paese.
“Io e mia moglie siamo venuti in Australia per trovare dei parenti. L’abbiamo già visitata in passato, per questo non era nostra intenzione girare troppo. Tre giorni al mare però abbiamo deciso di farli: un pò di relax ci farà bene, ci siamo detti”. Di relax, però, ce n’è stato ben poco. “Abbiamo letto che questo periodo è la stagione delle piogge, ma quello che abbiamo vissuto è molto di più. Avete presente quando nei tg si parla di “bombe d’acqua” in occasione di forti precipitazioni? Ora provate ad immaginare questa “bomba d’acqua” andata avanti per diversi giorni, per tutte le 24h del giorno. Un incubo”.
LA STORIA
Tutto ha inizio il 12 gennaio. “Partiamo per le Whitsunday e atterriamo nei pressi di Proserpine – racconta Montanari – da li ci spostiamo nella vicina cittadina di Airliebeach, dove il giorno dopo avremmo avuto l’escursione nella bellissima isola di Whiteheaven beach. Una meravigliosa spiaggia di silice che regala un fantastico colpo d’occhio. Il giorno del nostro arrivo fa molto caldo e c’è il sole, anche se all’orizzonte cominciano a vedersi nubi minacciose. La sera stessa comincia a piovere. Una pioggia che si protrae per tutta la notte. Il giorno dopo il cielo è plumbeo, ma non piove più. Riusciamo a visitare la spiaggia e persino a fare snorkeling sulla barriera corallina, sempre con un cielo grigio ed un po’ di pioggia nel pomeriggio.
Rientrati sulla terra ferma inizia a piovere e da allora non smetterà più. La cittadina dove dormiamo è molto silenziosa, quindi il rumore dell’acqua che scende giù ci accompagnerà per tutti i giorni seguenti. All’inizio pensiamo ad una situazione momentanea, ma guardando il meteo ci accorgiamo che non è un semplice temporale, perché le previsioni parlano chiaro, dando pioggia a tutte le ore e per i giorni seguenti. Quando dico a tutte le ore, intendo dire a tutte le ore. La perturbazione poteva fermarsi per una decina di minuti per poi riprendere ininterrottamente. Cosi via via nei giorni. Sono soprattutto i mm riportati dal meteo australiano a metterci in allarme. I numeri parlano chiaro 100mm, 120mm, 200mm, ad ogni evento veniva giù tanta acqua da cominciare a metterci in allarme. Arriviamo al giorno della partenza. Bagagli fatti e pronti per andare a prendere il bus per l’aeroporto. Ci squilla il telefono e dal tono capiamo subito che la faccenda è seria: “sorry but the airport is closed”. Aeroporto chiuso. Fermiamo subito la stanza per un giorno in più, contattiamo la compagnia aerea per capire il da farsi e ci fissano un nuovo volo per giovedì 19. Iniziamo a chiederci se restare lì sia la cosa giusta. Leggiamo i media locali e capiamo che prendere la macchina è la cosa più sbagliata da fare. Piovendo da 5 giorni senza sosta i fiumi sono straripati e molte strade chiuse. Ma in generale in Australia non si può mai improvvisare, anche perché la città più vicina fuori la perturbazione dista circa 1000 km. Inizia a balenarci in testa, visto che le piogge non danno tregua, l’ipotesi che se il volo non fosse partito manco giovedì avremmo rischiato seriamente di perdere anche quello per tornare in Italia. “Se le strade sono allagate e continua a piovere come possiamo partire giovedi? La domanda più ricorrente. Non possiamo stare li ad aspettare soprattutto perché le previsioni meteo continuano a prevedere pioggia consistente (anche se poi non sarà così). Facciamo lo zaino, ci facciamo coraggio, studiamo un piano in totale sicurezza e la mattina del 16 gennaio prendiamo la decisione di muoverci. La pioggia è calata di intensità e contemporaneamente scopriamo che nell’isola che dista un’ora di traghetto l’aeroporto è funzionante. Ma come arrivarci? In mezzora, presi tutti i nostri effetti, ci fiondiamo al porto e da li ci imbarchiamo. Il mare è incredibilmente calmo quindi si può navigare. Una volta saliti e avuto la conferma che i voli fossero operativi, dal telefono (in aeroporto non c’era nessun banco per acquistare i voli) scegliamo il primo in partenza senza neanche guardare la destinazione. L’importante è andarsene da lì e farlo in fretta, perché la tregua data dal meteo non sarebbe durata a lungo. Il primo volo in partenza è della compagnia Quantas ed è diretto a Sydney. Scegliamo questo anche se noi saremmo dovuti andare a Melbourne, ma non fa niente. Il volo per Sydney dura quasi due ore e mezza. Fila tutto liscio. Al nostro arrivo c’è il sole, decidiamo di fare un giro per la città anche per dare un senso a questa tappa imprevista e la sera ci imbarchiamo su un nuovo volo che ci porterà a Melbourne. Siamo finalmente “a casa”.
Non abbiamo mai avuto l’impressione di essere in serio pericolo. Nella cittadina dove alloggiavamo non c’erano grandi allagamenti (servirebbe capire come è possibile che a Roma bastano 2h di pioggia per allagare tutto) a differenza delle zone più rurali, ma l’angoscia di quelle ore ancora oggi ci accompagna. L’Australia è una terra incredibilmente bella, ma guai ad improvvisare. Prima di partire è fondamentale avere le idee chiare e approfondire ogni aspetto. Inoltre è buona cosa procurarsi una sim telefonica del posto. Senza telefono, ma soprattutto senza una connessione dati, saremmo stati veramente persi.