“Much ado about nothing” (Molto rumore per nulla). Così, rifacendoci alla omonima tragicommedia di William Shakespeare, potremmo definire la recente visita di Georgia Meloni negli Stati Uniti. Partita con un sovraccarico di potenzialità negoziali da dispiegarsi su più fronti, il nostro Primo Ministro rientra invece con una manciata di pie speranze. La posizione di Trump avverso i principali temi dell’incontro è stata del resto chiara e irremovibile. Solo chi è assorbito da pregiudiziali ideologiche di parte si ostina a non vedere la realtà.
Per le tariffe doganali nulla è stato previsto rispetto all’ultima decisione del “Tycoon” che, a riguardo di un accordo commerciale con l’UE, avrebbe liquidato la faccenda dichiarando semplicemente: “Sì, ma non c’è fretta!”. Circa l’Ucraina permangono ancora sia l’idea di Trump di una guerra che “non si sarebbe dovuta fare”, sia la sua delusione per la condotta tenuta al riguardo da tutti gli attori europei, mentre, sul piano della cooperazione euro-atlantica, la proposta della Meloni di offrirsi quale “ponte” tra Stati Uniti e Unione Europea non sembra aver ricevuto un crisma di legittimazione se non entro, e non oltre, i limiti di un fruttuoso dialogo bilaterale tra Washington e Roma. Un esito, questo, peraltro scontato per una proposta in fondo ingenua che non terrebbe conto di una condizione imprescindibile: di come cioè sia proprio Bruxelles a decidere se delegare all’Italia un tale compito, con contestuale rinuncia alle proprie prerogative, e superare al contempo quelle resistenze che inevitabilmente verrebbero opposte da Parigi da sempre incline ad avversare l’Italia in tutti i terreni di competizione. Difficilmente, infatti, il Quai d’Orsay si rassegnerebbe a vedersi supinamente sottrarre terreno dalla sua politica europeista tesa ad affermare il protagonismo di Parigi a tutto campo.
Ma anche a riguardo degli altri “dossier”, nulla di nuovo.
La Meloni ha annunciato il suo già noto piano di destinare il 2% del PIL alle spese militari in ambito NATO – confermandosi ancora di fatto la piena validità del Patto Atlantico a dispetto di chi lo reputi già un “caro estinto” – e ha formulato l’invito al Presidente americano ad effettuare prossimamente una sua visita in Italia, magari associandovi un incontro con esponenti di Bruxelles. Un’altra proposta, quest’ultima, che, oltre a svelare ancora una certa dose di ingenuità, viene a tingersi anche di farsesco ignorando la nostra leader, forse in uno slancio di eccessivo entusiasmo per l’Europa, come difficilmente la leadership di Bruxelles accetterebbe di incontrare sul terreno italico il Presidente degli Stati Uniti nel quadro di un esercizio diplomatico non gestito direttamente dai vertici comunitari e irriverente nei confronti di quel diritto di primazia che spetterebbe all’Unione Europea per consolidata pura sua presunzione.
In conclusione, non sembra esservi dubbio sul fatto che il nostro Governo abbia inteso, con questa visita, sfruttare quel senso di benevola simpatia che la nostra leader deve aver suscitato nel “Tycoon” fin dai primi incontri, per ritagliarsi un ruolo nel quadro geopolitico transatlantico che però né naturalmente, né storicamente spetta all’Italia. Avventurarsi su tale strada, infatti, non condurrebbe a nulla di buono. Premesso, infatti, che l’area euro-atlantica, se non altro per ragioni di vocazione geografica, non potrà mai riflettere un incisivo protagonismo del nostro Paese – peraltro ancora aggravato da inamovibili incrostazioni di subalternità dure a morire verso i vecchi vincitori della II Guerra mondiale – ogni tentativo di porsi in prima linea su tale fronte è destinato irrimediabilmente a scontrarsi con gli interessi dei poteri forti dell’Europa continentale, causando perdite di risorse che andrebbero invece meglio utilizzate se ci si concentrasse sui veri interessi nazionali del Paese e non su meri e contingenti obiettivi di vanagloria.
Bruno Scapini
Condivido buona parte di quanto è stato espresso però, prima di esprimere un giudizio in merito alla prossima visita di Trump a Roma con eventuali altri partecipanti,occorrerebbe attendere lo sviluppo di tale incontro ed i suoi contenuti. A mio avviso solo allora si sarà in grado di esprimere un serio giudizio.