Basta una telefonata con Thomas Botzios per apprezzarne la grandissima passione e la profonda dedizione al lavoro. Diplomatico stimatissimo, nel corso della sua esperienza da Console Generale d’Italia a Chicago, che in questi giorni sta volgendo al termine, si è distinto per la sua vicinanza alla vastissima comunità italiana, a cui, costantemente, non ha mai fatto mancare il suo apporto. Non solo in termini di servizi consolari erogati, ma soprattutto con la sua presenza, nonostante la vastità del territorio.
Entrato in carriera diplomatica, in seguito ad esame di concorso, il 17 dicembre 2001, Thomas Botzios ha prestato servizio prima presso la Direzione Generale per i Paesi dell’Africa subsahariana, poi al Servizio del Contenzioso Diplomatico e nella Direzione Generale per il Personale. Capo dell’Ufficio economico e commerciale nell’Ambasciata d’Italia a Belgrado dal 2005 al 2009, successivamente è stato assegnato all’Ambasciata d’Italia a Washington dove ha ricoperto il ruolo di Capo della Segreteria dell’Ambasciatore. Nel 2013 è rientrato al Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, presso la Direzione Generale degli Affari Politici e di Sicurezza, occupandosi di cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo e ai traffici illeciti internazionali, per poi, da 2014 al 2020 prestare servizio presso la Segreteria Generale, dove ha ricoperto l’incarico di funzionario vicario dell’Unità di Crisi della Farnesina.
Dal 13 ottobre 2020 ha assunto infine le funzioni di Console Generale a Chicago, competente per Colorado, Illinois, Iowa, Kansas, Minnesota, Missouri, Nebraska, North Dakota, South Dakota, Wisconsin e Wyoming.
Console, inizierei questa intervista con la bellissima immagine delle Frecce Tricolori in volo su Chicago: mi racconta cosa ha provato lo scorso 27 luglio?
“Emozioni fortissime! E non è un modo di dire, ma è esattamente quello che ho provato come Console Generale e come italiano nell’ammirare le abilità dei piloti, le prestazioni dei velivoli MB339 e la bellezza del nostro tricolore sullo sfondo del cielo azzurro di Chicago e dei suoi stupendi grattacieli. Emozione amplificata dal vedere e percepire la partecipazione entusiastica della folla accorsa così numerosa per l’occasione. Era tangibile l’ammirazione degli americani verso questa vera e propria eccellenza italiana, così come si percepivano chiaramente l’affetto verso l’Aeronautica Militare e l’orgoglio di essere italiani e italo-americani della nostra comunità. Ho raccolto personalmente molte espressioni di gratitudine verso l’Aeronautica per aver offerto al pubblico della terza città americana questo straordinario spettacolo dopo oltre 32 anni dall’ultima esibizione”.
Il suo mandato sta ormai volgendo al termine. Stilando un bilancio, come giudica questa sua nuova esperienza negli States, dopo quella di Washington?
“Anche in questo caso non ho dubbi: straordinaria! Avere l’onore e il piacere di servire l’Italia in un’area così vasta, dinamica e importante degli Stati Uniti come il midwest (a cui si aggiungono Colorado e Wyoming) ed essendo basato nella la terza città americana merita pienamente questo aggettivo. Ho toccato con mano quanta Italia è presente e quanta voglia di Italia ci sia in tutta la Circoscrizione. Professionalmente chiudo con molteplici motivi di soddisfazione: grazie al personale del Consolato e insieme a tutto il Sistema Italia operativo a Chicago abbiamo incrementato il volume dei servizi consolari erogati, abbiamo ridotto i tempi di attesa, abbiamo fatto crescere il numero dei corsi di italiano dell’Istituto, abbiamo avviato nuovi programmi di italiano nelle scuole, abbiamo incrementato notevolmente l’outreach verso aziende, Università, centri di ricerca, professionisti. Personalmente, dopo averli visti da Washington, ho approfondito e migliorato la conoscenza degli Stati Uniti guardandoli ancora più da dentro”.
Qual è il suo ricordo più bello relativo a questa esperienza?
“In questo caso la risposta è più complicata. Tanti e tali sono i ricordi e le soddisfazioni che è difficile scegliere. Di certo, il ricordo che porterò sempre con me è la piacevole sensazione di essermi sentito utile alla comunità e, allo stesso tempo, aver dato ai nostri amici americani un riferimento costante, visibile e riconoscibile del nostro Paese, inserendomi completamente nella quotidianità della città. Come ho avuto modo di dire al Sindaco, parto con la sensazione di aver colto pienamente lo spirito di questa città che nella sua storia ha accolto così tanti connazionali e che allo stesso tempo è cresciuta grazie al loro contributo. Per rispondere alla sua domanda, il ricordo più bello è quello di essere diventato un po’…..Chicagoan!”.
E nella sua carriera diplomatica in generale?
“Più che un ricordo, é molto bello sentirsi continuamente in un percorso di crescita professionale e personale. Affettivamente, il ricordo più bello è il momento in cui ho visto il mio nome tra i vincitori del concorso diplomatico. Un sogno che in quel momento esatto si realizzava. Professionalmente, i quasi sette anni come Vice Capo dell’Unità di Crisi, tra il 2014 e il 2020, sono quelli con il maggior numero di ricordi, piacevoli, meno piacevoli e molte volte drammatici. Tutti accomunati dalla forte responsabilità di essere utile alle persone in momenti di grande difficoltà, dando un tangibile messaggio di presenza delle Istituzioni al servizio dei cittadini”.
Torniamo alla sua ultima esperienza. Come dicevamo l’area metropolitana di Chicago fa registrare una considerevole popolazione italoamericana, fin dall’origine stessa della città. Come si è integrata questa Comunità ai giorni nostri?
“Oggi, negli 11 stati di competenza del Consolato Generale ci sono un milione e mezzo di persone con origini italiane, di cui oltre 800.000 vivono in Illinois. Il livello di integrazione è massimo e rispecchia la situazione a livello nazionale, dove sono numerosi i casi di personalitá di origine italiana di primissimo piano nel mondo istituzionale, economico, artistico e culturale degli Stati Uniti. A livello locale, anche grazie agli organi eletti e rappresentativi della collettivitá (C.G.I.E. e ComItEs) e all’associazionismo italo-americano, le nostre collettività sono percepite e riconosciute tra quelle che storicamente hanno fornito – e continuano a fornire – un contributo grandissimo allo sviluppo economico, sociale e culturale di Chicago. Cittá che, se tutti conosciamo come un modello di attrazione e integrazione, lo si deve in gran parte anche al lavoro, ai sacrifici e ai successi degli italo-americani”.
Il Consolato Generale d’Italia a Chicago ha competenze su una circoscrizione molto vasta che comprende Colorado, Illinois, Iowa, Kansas, Minnesota, Missouri, Nebraska, North Dakota, South Dakota, Wisconsin e Wyoming. Immagino quanto sia difficile, se non impossibile, tracciare un profilo che ben rappresenti tutti gli italiani che vivono in questi Stati, che immagino viceversa molto ampio ed eterogeneo…
“Quanto detto per Chicago e l’Illinois vale certamente anche per il resto della circoscrizione consolare. Nei miei frequenti viaggi nella regione, sono entrato personalmente in contatto e ho constatato quanto le famiglie italo-americane abbiano avuto e abbiano un ruolo molto attivo nelle rispettive comunitá di appartenenza, a partire dagli ultimi decenni del diciannovesimo secolo, passando per la piú recente immigrazione, fino alle presenze contemporanee. Mi viene in mente, a titolo di esempio, Denver e il Colorado, nelle cui Universitá si insegna la nostra lingua e nel cui Film Festival è presente una sezione dedicata al cinema italiano grazie al sostegno concreto e infaticabile di una famiglia con dirette origini italiane. Ripeto, il Colorado è un esempio, ma lo stesso vale per tutti gli stati della circoscrizione che ho avuto il piacere di visitare”.
In generale, a suo avviso, come è percepita l’Italia negli States?
“Come un Paese forte e saldo nelle sue tradizioni e allo stesso tempo impegnato, con successo, ad innovarsi continuamente. Il pubblico americano conosce e riconosce le eccellenze italiane in settori di più antica tradizione come l’agroalimentare, la filiera vitivinicola, il tessile, la moda, il design e l’arredamento. Allo stesso tempo, anche grazie alla presenza di aziende e Gruppi industriali italiani nel midwest e all’azione di promozione integrata e di diplomazia economica, culturale e sportiva, che come rete diplomatica e consolare siamo impegnati quotidianamente a portare avanti con il coordinamento dell’Ambasciata a Washington e il Ministero a Roma, gli americani del midwest apprezzano e percepiscono sempre di più l’Italia come un Paese moderno e all’avanguardia delle innovazioni tecnologiche. Ciò, sia in settori tradizionali sia in settori tecnologicamente avanzati come la meccanica di precisione, l’industria dell’aerospazio, le bio-tecnologie, la difesa dell’ambiente, i semiconduttori”.
Come definirebbe oggi le relazioni commerciali fra Italia e Stati Uniti?
“Non voglio invadere, peraltro senza averne le competenze tecniche, il settore dei colleghi che lavorano ogni giorno allo sviluppo delle relazioni commerciali tra i nostri due Paesi. Mi avvalgo quindi di dati non miei e ampiamente verificati: l’interscambio bilaterale di beni e servizi nel 2023 ha raggiunto i 120 miliardi di dollari, in crescita rispetto agli anni precedenti. Direi, quindi, con il conforto dei numeri, che le relazioni, anche in materia commerciale, sono eccellenti. Dal mio osservatorio del midwest, posso confermare che sempre più aziende italiane si affacciano sul mercato locale per avviare o espandere le proprie attività negli Stati Uniti. Lasciatemi ricordare che dal 7 aprile di quest’anno, la compagnia di bandiera – ITA-Airways – ha messo in linea un volo diretto, senza scalo tra Roma e Chicago. Ritengo sia una conferma, e allo stesso tempo possa essere un volano, di relazioni commerciali in costante crescita”.
E quelle diplomatiche?
“Anche in questo caso non vorrei commettere una “invasione di campo”. Diciamo che, anche solo ad osservare quante visite ci sono state in Italia e negli USA da parte di delegazioni ad altissimo livello, si può affermare con convinzione che le relazioni sono eccellenti. E storicamente lo sono sempre state. Fin dai periodi della formazione stessa degli USA e dell’unificazione italiana, per arrivare ai giorni nostri. Sostenere, come si sente spesso, che Italia e Stati Uniti non sono solamente alleati, ma sono profondamente amici, oltre che una verità è una constatazione di fatto”.
Un’ultima domanda: cosa le mancherà di più di Chicago?
“Semplicemente, Chicago!”.
Intervista di Marco Finelli