Console Onorario di Francia a Bari dal 1991, Stefano Romanazzi si è da sempre distinto per la grande passione con la quale esercita il suo mandato. Nato ad Alberobello, con un’infanzia vissuta fra Svizzera e Francia, seguendo le orme del padre Stefano e dello zio Aurelio, suoi predecessori, negli anni ha portato avanti con successo non solo l’azienda di famiglia (legata all’industria metalmeccanica e al settore immobiliare), ma anche il lavoro della sede Consolare transalpina.
“Quando ho iniziato questa avventura, la Puglia non godeva della visibilità che meritava”, ci racconta, aggiungendo poi “mi creda, oggi è tutto profondamente cambiato”.
Già Consigliere del Gruppo Giovani Imprenditori in seno all’Associazione degli Industriali di Bari, e consulente nell’editoria, nel 1992 è stato eletto Presidente del C.S.A., organismo legato alla Confindustria per lo sviluppo dello Sport.
Oggi Romanazzi segue a tempo pieno le attività imprenditoriali del Gruppo familiare, occupandosi anche della gestione di diverse e importanti unità immobiliari. Parla perfettamente italiano, francese, inglese e spagnolo, suo hobby preferito è la creazione grafica. Da grande appassionato di sport, è stato fondatore oltre che giocatore dei Roosters, prima squadra di football americano nel capoluogo pugliese e Presidente ed atleta dei White Hawks di Giovinazzo, una delle più forti compagini italiane di hockey in-line.
Nel 2002 è stato insignito per decreto del Presidente della Repubblica Francese del Cavalierato dell’Ordine Nazionale del Merito per i servigi resi al Paese.
Console Onorario fin dal 1991. Cosa significa per lei rappresentare la Francia in Puglia? “E’ per me un onore, nonché una grande responsabilità. Fin dal 1991, quando ho assunto il ruolo di Console Onorario, ho cercato di creare un ponte tra due realtà che, pur essendo molto vicine geograficamente, avevano ancora molto da scoprire l’una dell’altra. La Puglia possiede una ricchezza culturale, storica e naturale straordinaria, e il mio compito è stato, e continua ad essere, quello di far sì che la Francia potesse apprezzare appieno queste risorse. Essere Console Onorario significa lavorare per rafforzare i legami tra due popoli, cercando di superare le difficoltà, promuovendo il dialogo. In particolare, il mio lavoro è stato spesso indirizzato a correggere la percezione errata che, per molto tempo, è stata riservata a questa regione. La Puglia, infatti, era purtroppo considerata, per via della sua appartenenza al Mezzogiorno, come un territorio marginale rispetto ad altre zone d’Italia. Assieme all’impegno delle istituzioni locali abbiamo contribuito a farla conoscere come una terra dinamica, ricca di potenzialità e straordinariamente accogliente. Per me, quindi, rappresentare la Francia a Bari non è solo una questione di interessi bilaterali o di scambi commerciali e culturali, ma una vera e propria passione che ha favorito l’incontro tra due realtà che hanno tanto da offrire l’una all’altra. Ho vissuto questo incarico cercando sempre di gettare le basi per un futuro di collaborazione tra le persone, le imprese e le istituzioni locali”.
Come si lega la sua storia personale al Paese transalpino? “L’azienda di famiglia, che operava nel settore metalmeccanico, era partner privilegiato della FIAT/IVECO, per la produzione di attrezzature per veicoli industriali di gamma media e leggera. Alla fine degli anni ’70, per facilitare la distribuzione dei nostri cassoni fissi ai veicoli IVECO prodotti a Trappes (30 km fuori Parigi), fu aperta una filiale francese delle Officine Romanazzi. Contestualmente, tra Bari e Provincia, risiedeva una nutrita comunità francese, per cui apparve necessario ai diplomatici fornire assistenza, evitando ai cittadini transalpini lunghe trasferte a Napoli, sede del Consolato Generale, o Roma, dove ovviamente c’è l’Ambasciata. Venne quindi nominato Console Onorario per Bari e Provincia mio zio Aurelio Romanazzi. Alla sua morte, nell’83, l’incarico fu trasferito a mio padre Stefano Sr. Io a quel tempo vivevo e lavoravo a Parigi, dopo aver studiato in Svizzera, dove ho imparato la lingua francese. Richiamato in azienda per colmare il vuoto creato con la scomparsa dello zio, ho affiancato mio padre nella gestione del Consolato fino a quando, nel 1991, ho personalmente ricevuto l’Exequatur, ovvero la nomina ufficiale di Console Onorario”.
Come definirebbe oggi le relazioni fra Puglia e Francia e in quale ambito, a suo avviso, sono più intense? “Quando ho iniziato questa avventura, la Puglia non godeva della visibilità che meritava. Prima della nascita dell’Unione Europea, le nostre relazioni, sebbene forti su alcuni fronti, erano spesso limitate dalle difficoltà logistiche e dalle distanze culturali e politiche. Nel corso degli anni queste distanze si sono fortunatamente accorciate e la percezione è radicalmente cambiata. Anche i rapporti economici si sono intensificati, con un leggero vantaggio dell’export pugliese nei confronti della Francia, anche se, devo dire che il 2024 è stato un anno difficile e devo aspettare di conoscere i consuntivi per poter esprimere un giudizio sulla storia recente. Dal punto di vista del turismo, invece, c’è stata una clamorosa inversione di tendenza, che ha permesso alla Puglia di diventare meta privilegiata dei turisti d’oltralpe (poco meno di 400.000 arrivi – dato 2023/24), al punto di ottenere il primato (ora conteso dalla Germania) per numero di presenze annue (980.000 – dato 2023/24), con un trend in costante crescita”.
Esistono gemellaggi fra città? “Eccezion fatta per San Vito dei Normanni, legata a Louviers, in Normandia, purtroppo no. Tuttavia, dai tempi della costituzione dell’Unione Europea, esiste un organismo, una sorta di club internazionale, accedendo al quale si ottengono gli stessi vantaggi di un gemellaggio, concetto oggi quasi superato. Oltretutto, molte realtà locali sono legate ad omologhe francesi, con rapporti così stretti che vanno al di là del semplice gemellaggio, come per esempio accade per l’Università Aldo Moro con quella di Nantes, per il nostro Politecnico, per la Camera di Commercio, il Policlinico… A tal proposito voglio specificare che il Consolato Onorario che rappresento si è fatto promotore del partenariato tra Bari e la città francese di Nancy, con cui condivide il culto di San Nicola, per sostenere la domanda di quest’ultima di far rientrare gli eventi legati a Saint Nicolas, in programma dal 6 dicembre al 6 gennaio, nel patrimonio immateriale dell’Unesco”.
Qual è il suo ricordo più bello da Console in oltre 30 anni di attività? “Ce ne sono tanti, difficile elencarli tutti. Forse direi la prima volta che sono entrato a Palazzo Farnese, a Roma, sede dell’Ambasciata, oppure quando nel 2002 sono stato insignito dell’onorificenza francese di Chevalier du Mèrite. Per non parlare poi gli attestati di affetto trovati dietro la porta del Consolato, in occasione degli attentati terroristici che hanno colpito Nizza e Parigi, che conservo tuttora”.
E quello più brutto? “Sicuramente quando, tre anni fa, nel mese di agosto, fui chiamato a portare assistenza a due ragazze francesi aggredite e violentate da un malvivente locale. Partecipare all’incontro con lo psicologo e agli interrogatori fu un’esperienza molto brutta e triste”.
Fra i tanti diplomatici francesi conosciuti, ne ricorda qualcuno in particolare? “Ricordo quasi tutti i diplomatici che si sono avvicendati negli anni, ai quali mi sento tuttora legato da rapporti di stima e amicizia. Fra tutti vorrei ricordare l’Ambasciatore Jacques Blot, che mi consegnò l’onorificenza di Cavaliere al Merito, con il quale avevo instaurato un legame di affetto, e poi, sicuramente, l’Ambasciatrice Catherine Colonna, successivamente Ministra degli Affari Esteri francese, con la quale abbiamo gestito a Bari l’emergenza legata al naufragio in acque greco-albanesi del traghetto Norman Atlantic, con a bordo cittadini francesi”.
In Puglia oggi operano una quarantina di Consolati Onorari, segno evidente di una crescente attenzione verso il territorio regionale di molti Paesi. “Il Corpo Consolare di Puglia, Basilicata e Molise, a cui il Consolato di Francia è “affiliato”, cha ha da poco festeggiato il suo 50° anniversario, vanta ben 43 rappresentanze consolari, di cui quattro Generali e, quindi, con funzioni diplomatiche a tutti gli effetti. La Puglia, terra di frontiera e di scambi commerciali, è sempre stata al
centro delle attenzioni di altri Paesi sin dal Medioevo. Le prime “agenzie” consolari risalgono addirittura al 1824, con ben 70 paesi rappresentati. A questo proposito suggerisco la lettura del libro “I Consoli a Bari e in Puglia (dall’800 a oggi)”, pubblicato dal collega del Portogallo, Pierluigi Rossi”.
Immagino quanto sia cambiato, ad ogni modo, il ruolo di Console Onorario dal suo primo exequatur… “All’inizio della mia esperienza c’era tanto da fare, le nostre competenze erano molto simili a quelle di un Consolato Generale: traduzioni, certificati di equipollenza, recupero della pensione per cittadini italiani che avevano lavorato in Francia, accoglienza e cura della sosta di navi militari in trasferta… erano tantissimi gli impegni a cui dovevamo far fronte, per non parlare dell’organizzazione degli stipendi, la posta, le visite ufficiali, finanche nel tempo libero. Oggi, grazie alle convenzioni stipulate fra gli organismi dei Paesi aderenti all’Unione Europea, tutto ciò non fa più parte dei compiti assegnati a un Console Onorario, che si limita a svolgere con il Consolato il ruolo di “osservatorio” sul territorio, con funzioni di rappresentanza nelle singole manifestazioni, promozione di scambi commerciali e culturali e, non ultimo, assistenza ai cittadini in difficoltà. Un vero e proprio lavoro di trincea questo, che spesso mette il Console di fronte a situazioni gravi, per far fronte alle quali una buona esperienza e una profonda conoscenza del territorio, possono permettere rapide soluzioni ai problemi presentati”.
Prossime iniziative in programma del Consolato? “Con la firma del Trattato del Quirinale, i rapporti tra i nostri due Paesi si sono intensificati. La Camera di Commercio Italia-Francia ha costituito un “club”, detto Mezzogiorno, che raggruppa imprese francesi e del Sud Italia, desiderose di aprire nuove frontiere commerciali grazie all’assistenza della Camera. Il mio lavoro è diretto allo sviluppo di questi rapporti. Di recente, grazie alla pubblicazione di un francobollo commemorativo
che celebra le minoranze linguistiche presenti in Italia, sono stato a Faeto e Celle di San Vito, due comuni della provincia di Foggia dove si parla il francoprovenzale, “culla” del francese moderno. Con la collaborazione dei Sindaci di questi due affascinanti cittadine stiamo progettando non solo dei gemellaggi, ma anche lo sviluppo di rapporti commerciali”.
Intervista di Marco Finelli