La presenza nei cieli d’Italia dei Red Arrows con le Frecce Tricolori, in occasione della visita di Re Carlo III, non è solo un gesto simbolico o un atto di puro cerimoniale, ma qualcosa di più. Due, infatti, le considerazioni di fondo da ritenere.
Nelle precedenti visite di Stato effettuate nel nostro Paese dalla Regina Elisabetta non ci risultano esibizioni aeree di tale portata. E poi, domandiamoci: perché mai proprio ora, in questo momento storico-politico di particolare gravità per le sorti dell’Europa e del mondo intero?
Non si tratterebbe dunque, a ben osservare, di una mera ostentazione agonistica; il fatto acquista un significato il cui portato va ad estendersi ben oltre il fine encomiastico di una innocente esibizione ludica destinata a divertire il Sovrano. Il sorvolo da parte dell’unità aerea britannica del suolo italiano, quantunque congiunto con quello delle Frecce Tricolori, implica un sottile, ma percettibile riferimento ad un “soft power” del Regno Unito che, seppure nel contesto di una già sentita alleanza, vuole essere in concreto una prova ostensiva della propria assertività politico-militare.
Dall’anno della Brexit, d’altronde, Londra, per rompere l’isolamento in cui era caduta, è comprensibilmente oggi alla ricerca di un rafforzamento del suo ruolo di grande potenza. Un intendimento che persegue soprattutto con quei Paesi di incerto allineamento su talune direttrici di politica estera come nel caso della guerra russo-ucraina. E l’Italia proprio qui oggi tentenna. Di fronte ad una prospettiva di crescente impegno militare in appoggio a Kiev – un obiettivo, peraltro, portato avanti da Londra con forte determinazione – il nostro Governo procede invece con prudenza, ben consapevole del fatto che un’eventuale intervento “fisico” dell’Italia nel conflitto russo-ucraino incontrerebbe un netto diniego popolare al punto da pregiudicare le stesse basi per il mantenimento della coalizione di maggioranza. Ma ad incoraggiare l’impegno di Roma è giunto proprio Re Carlo in persona il quale, delegando l’espressione del suo messaggio alla RAF, intende non solo confermare in chiave europea i legami di alleanza con l’Italia, ma anche convincere Roma, attraverso la spettacolarità di una esibizione della RAF (Royal Air Force), a non dissociarsi da un impegno militare volto a conseguire, negli intendimenti delle forze liberal-globaliste europee e, per loro tramite, di quelle del “deep state” americano, la sconfitta strategica della Russia.
Una visita, dunque, quella di Re Carlo che inquieta e non poco. Al di là, infatti, del suo significato tradizionale di conferma di una antica amicizia, acquisterebbe quel sapore dolce-amaro di un monito: il segno di una subalternità ai vecchi vincitori della II Guerra mondiale da cui purtroppo l’Italia stenta ancora ad emanciparsi, sia per le condizionalità esterne che la limitano nell’azione, sia per un bieco disfattismo interno che ne logora la capacità di vedere più nitidamente quali siano i veri interessi nazionali del Paese.
Bruno Scapini
RR