Avvocato e Procuratore, leggendo il curriculum vitae di Dario Signorini, Presidente del Comites di Buenos Aires da ben nove anni, balzano subito agli occhi le sue innumerevoli attività a favore degli italiani. Ed è doveroso elencare le più significative: promotore del museo dell’immigrazione italiana in Argentina per il quale ha ottenuto i necessari permessi, ideatore dell’insegnamento “Italia” nell’Università di Belgrano, si è occupato anche della ricostruzione e del restauro del monumento in onore di Cristoforo Colombo, realizzato da Arnaldo Zocchi in marmo di Carrara e donato dalla Comunità Italiana, per il quale, nella figura di Amicus Curiae, ha presentato domanda giudiziale per garantirne la tutela.
In precedenza, era stato sempre lui a contribuire a riformare la convenzione tra l’Ospedale Italiano e il Comites, al fine di migliorare i benefici concessi e favorire l’introduzione di una nuova tessera per una rapida gestione dei pazienti. Sfruttando le sue conoscenze nel campo del diritto, Signorini, che ha lavorato anche nella Direzione generale dei redditi e nel Segretariato delle Finanze del Governo della città di Buenos Aires, profondo conoscitore anche della burocrazia e delle sue regole in Argentina, è riuscito negli anni a raggiungere invidiabili risultati con un unico intento: aiutare il più possibile i connazionali italiani.
Fra gli aneddoti curiosi da raccontare, l’invito alla cena di Gala in occasione del 48.imo anniversario della NIAF, la National American Foundation, a Washington nel 2023, durante la quale ha avuto l’opportunità di conoscere la First Lady Jill Biden che poi gli presentò suo marito, il Presidente in arica Joe Biden e, non ultima, la visita a Papa Francesco nel 2019.
Presidente, a suo avviso come si è integrata la comunità italiana in Argentina? “L’integrazione è stata totale. Come collettività italiana, siamo stati presenti fin dagli inizi della Repubblica, con figure di spicco come Manuel Belgrano, figlio di un genovese, che tra i tanti contributi, partecipò alla Rivoluzione di Maggio e fu il creatore della bandiera argentina. Nel corso della storia, abbiamo avuto rappresentanti di rilievo nella politica, nella scienza, nell’istruzione e in varie professioni legate all’attività umanitaria”.
Chi sono gli italiani a Buenos Aires? E’ possibile a suo avviso tracciare un profilo dell’italiano che vive lì? “Sì, possiamo affermare che l’italiano a Buenos Aires, nel corso delle varie ondate migratorie, ha contribuito alla formazione di un DNA i cui valori fondamentali sono la fede, la famiglia, il lavoro e la passione. Questi aspetti si riflettono chiaramente nel tango, la musica cittadina dell’Argentina che ha raggiunto un riconoscimento a livello mondiale. Nelle prime migrazioni si osservava un grande sforzo per mettere radici e raggiungere una mobilità sociale che permettesse di ottenere titoli professionali o sviluppare piccole e medie imprese familiari, cercando così di raggiungere la stabilità economica”.
Proseguono intanto i lavori legati al Progetto per la realizzazione del Museo dell’Immigrazione Italiana a Buenos Aires. “Esatto. Nel dicembre 2023 abbiamo ricevuto l’autorizzazione per la costruzione del Museo dell’Immigrazione Italiana in Argentina, che sarà situato di fronte all’Aeroparque Jorge Newbery, accanto al monumento a Cristoforo Colombo e avrà una superficie di 1.700 metri quadrati. Utilizzando una tecnologia simile a quella del Museo dell’Immigrazione Italiana di Genova, il nostro obiettivo è quello di onorare la memoria del passato, affrontare l’attualità del presente e creare un laboratorio di idee per il futuro. Nei prossimi mesi, attendiamo l’approvazione dei piani e la ripartizione delle risorse economiche per avviare la costruzione”.
Come definirebbe oggi, in generale, i rapporti del Comites da lei presieduto con le rappresentanze diplomatico-consolari? “Il comitato di Buenos Aires ha avuto un rapporto fruttuoso con i rappresentanti diplomatici italiani per diversi anni, che si è rafforzato specialmente durante la terribile pandemia che abbiamo affrontato come società e come collettività. In quel periodo, si sono manifestati gesti di solidarietà inestimabili per soddisfare le necessità dei nostri concittadini. Inoltre, come difensori dei diritti dei cittadini siamo riusciti ad essere ascoltati quando abbiamo proposto l’eliminazione definitiva della discriminazione che poneva la legge che impediva l’ottenimento della cittadinanza ai figli nati fuori dal matrimonio. Tra gli aspetti più rilevanti di questo rapporto, vorrei sottolineare che il lavoro di squadra ha sempre generato maggiori benefici per la nostra collettività. Per quanto ci riguarda, continueremo a fare raccomandazioni per migliorare i servizi consolari a favore dei nostri concittadini”.
Avete punti di contatto anche con altri Comites nel mondo? “Sì, siamo in contatto con altri Comitati a livello mondiale. In Argentina, abbiamo 9 Comites con i quali interagiamo regolarmente attraverso l’Intercomites. Inoltre, su invito della National Italian American Foundation (NIAF) e dell’Università Luiss Guido Carli, abbiamo stabilito un contatto diretto con il Comitato di Londra, così come con quasi tutti i Comites della circoscrizione del Sud America, ovvero Uruguay, Paraguay e Cile”.
In generale, stilando un bilancio, come valuta la sua esperienza da Presidente? “In modo estremamente positivo. Dopo tutto questo tempo, l’unico obiettivo ancora da raggiungere è quello di concretizzare il sogno del museo. Nei 9 anni da Presidente del Comites, e nei 27 di servizio ininterrotto al suo interno, ho imparato a valutare, amare e sentire un profondo affetto per questa benedetta collettività italiana, tanto per la diaspora mondiale quanto, più specialmente, per quella Argentina. Dedicare tanti anni ai nostri connazionali, e a chi vuole esserlo, è qualcosa di cui sono assolutamente grato e riconoscente. La fiducia in me per l’esercizio del mandato che mi é stato conferito è una cosa che apprezzo profondamente”.
E’ vero che lei è riuscito addirittura a parlare con Joe Biden? “Sì, è vero. Durante il mio invito da parte della National Italian American Foundation (NIAF) e dell’Università Luiss Guido Carli per parlare della diaspora italiana nel mondo, ho avuto l’onore di partecipare ad una cena di gala. In quell’evento, ho potuto stringere la mano e parlare brevemente con il Presidente Joe Biden. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla sua cordialità e dall’atteggiamento affabile avuto nei miei riguardi”.
Qual è il suo ricordo più bello legato al Comites? “Il ricordo migliore è legato senz’altro all’inaugurazione della nuova sede del Comitato, situata a pochi metri dal Consolato Generale. È stato un evento significativo, che ha registrato la presenza di numerosi connazionali, autorità diplomatiche e membri di altri comitati, e che ha evidenziato il sostegno e l’unità della nostra comunità”.
E quello più brutto? “La perdita di compagni e compagne del Comitato nel corso degli anni”.
Prossime attività in programma? “Continueremo a incoraggiare la crescita della Cattedra d’Italia presso l’Università di Belgrano, con una serie di conferenze sull’arte, la musica, l’architettura e il funzionamento del nostro Parlamento. Sosterremo poi lo sviluppo del CIAAE per la formazione di nuovi leader. Parteciperemo infine alla vita associativa, come ad esempio in occasione del 50.imo anniversario della Federazione delle Entità Italiane. Non ultimo, è prevista l’inaugurazione di una radio del Comitato in modalità streaming per attrarre le nuove generazioni”.
Intervista di Marco Finelli
Quanti italiani ci sono in Argentina e quanto siamo ben rappresentati, con diverse attività, che mettono in risalto il profondo lavoro del dottor Signorini! Un vero uomo impegnato nel suo compito! Inoltrare!