Nel pomeriggio di oggi, a Montecitorio, si è tenuto un incontro fra diversi Ambasciatori dei Paesi dell’America Latina e alcuni parlamentari, guidati dall’On. Fabio Porta, per fare il punto sulle diposizioni introdotte dal decreto legge n.36/2025, entrato in vigore il 28 marzo 2025, che prevede modifiche significative nella trasmissione automatica della cittadinanza ai discendenti nati all’estero, rendendo necessaria la dimostrazione di un legame effettivo con l’Italia.
Nell’occasione, i diplomatici hanno manifestato alcune perplessità sulle nuove misure introdotte, proposte dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per riformare la disciplina vigente in materia di cittadinanza, in base alle quali i discendenti nati all’estero saranno automaticamente cittadini italiani soltanto per due generazioni.
In merito alle stesse, nei giorni scorsi, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva chiarito che “non verrà meno il principio dello ius sanguinis e molti discendenti degli emigrati potranno ancora ottenere la cittadinanza italiana, ma verranno posti limiti precisi soprattutto per evitare abusi o fenomeni di “commercializzazione” dei passaporti italiani”.
Abbiamo registrato “buoni progressi nel suggerire il nostro contributo per garantire i diritti degli italo-discendenti” scrive in una nota l’Ambasciatore Renato Mosca che, sempre oggi, ha ricevuto dal parlamentare brasiliano Hugo Leal, un documento firmato da 216 deputati brasiliani che esprimono grande preoccupazione per gli effetti che potranno avere nel prossimo futuro le nuove misure che limitano il riconoscimento della cittadinanza italiana.

“Questo decreto – scrive Leal in una nota – può porre fine al diritto alla cittadinanza per milioni di italo-brasiliani. Ho consegnato al Parlamento italiano una lettera ufficiale del Fronte parlamentare Brasile-Italia, in cui si chiede il rispetto dei diritti acquisiti e delle tradizioni che uniscono i nostri popoli da oltre 150 anni. Se il decreto venisse approvato – aggiunge Leal – solo i figli o i nipoti di italiani nati in Italia manterrebbero il diritto alla cittadinanza, escludendo pronipoti e famiglie che, da generazioni, conservano questo legame. Continuiamo a seguire questo caso con fermezza”.