Venerdì 31 maggio e sabato 1° giugno 2024 (con preview il 30 maggio) in Val Gardena, nel paesaggio unico delle Dolomiti, un lungo weekend di festa inaugura “The Parliament of Marmots”, la 9ª edizione di Biennale Gherdëina, curata da Lorenzo Giusti con Marta Papini come curatrice associata.
Con il titolo preso in prestito da uno dei più affascinanti miti ladini delle Dolomiti, Il Regno di Fanes, la nona edizione della Biennale Gherdëina parla di metamorfosi e contaminazioni, celebrando la dimensione del selvaggio, i cicli della vita e l’intima relazione tra le diverse specie del mondo vivente.
Abitando diverse sedi espositive diffuse sul territorio — dal seicentesco Castel Gardena a Selva di Val Gardena al centro di Ortisei e, per la prima volta, l’area industriale di Pontives, Laion — la nona edizione della Biennale Gherdëina esplora in particolare i temi del selvaggio come dimensione creativa, del multispecismo come traiettoria del divenire e della montagna come terreno di incontro e ricucitura.
Legate alle figure archetipiche degli arcaici miti mediterranei, ancor più che alle antiche epopee nordiche, le leggende ladine offrono lo spunto per connettere le ricerche di artiste e artisti sviluppatesi in tempi recenti in contesti diversi dell’Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente.
The Parliament of Marmots presenta opere di Talar Aghbashian (1981), Atelier dell’Errore (2002), Alex Ayed(1989), Nassim Azarzar (1989), Ismaïl Bahri (1978), Yesmine Ben Khelil (1986), Ruth Beraha (1986), Chiara Bersani (1984), Alessandro Biggio (1974), Julius von Bismarck (1983), Nadim Choufi (1994), Elmas Deniz (1981), Esraa Elfeki (1989), Andro Eradze (1993), Marianne Fahmy (1992), Valentina Furian (1989), Daniele Genadry(1980), Eva Giolo (1991), Shuruq Harb (1980), Arnold Holzknecht (1960), Michael Höpfner (1973), Ingela Ihrman(1985), Nadia Kaabi-Linke (1978), Katia Kameli (1973), Laurent Le Deunff (1977), Linda Jasmin Mayer (1986), Femmy Otten (1981), Sara Ouhaddou (1986), Eva Papamargariti (1987), Diana Policarpo (1986), Janis Rafa(1984), Lin May Saeed (1973-2023), Helle Siljeholm (1981), Tobias Tavella (1990), Markus Vallazza (1936-2019) + Martino Gamper (1971), Karin Welponer (1941).
Attraverso diversi format – nuove produzioni, performance, mostre personali e collettive, collaborazioni con istituzioni culturali regionali e laboratori aperti al pubblico – le artiste e gli artisti riunitisi in Val Gardena pongono al centro della propria ricerca l’esperienza concreta del bosco, l’empatia con il mondo naturale e la connessione con le diverse specie animali e vegetali.
Accanto alle varie sedi della Biennale, The Parliament of Marmots — come parte del programma a lungo termine Thinking Like a Mountain, sviluppato dalla GAMeC – Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo — presenterà un omaggio al lavoro di Lin May Saeed (1973-2023).
A completare il programma di Biennale Gherdëina 9 non mancheranno le collaborazioni con alcune delle principali istituzioni d’arte contemporanea della regione: Ar/Ge Kunst di Bolzano presenterà il nuovo lavoro cinematografico di Eva Giolo – girato appositamente per la manifestazione in Val Gardena e in Val Badia, nell’ambito di una mostra a cura di Zasha Kolah e Francesca Verga. Il festival di danza contemporanea Bolzano Danza presenterà l’installazione coreografica di Helle Siljeholm, sviluppata sulle pareti di roccia dolomitica del Cir di Selva Val Gardena, a cura di Lisa Gilardino. Museion, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano, condividerà con Biennale Gherdëina la presentazione dell’opera dell’artista altoatesino Tobias Tavella, incluso nella mostra Renaissance, a cura di Leonie Radine.
Durante il corso della manifestazione, MUSE – Museo delle Scienze di Trento e Biennale Gherdëina svilupperanno un programma cinematografico, a cura di Lorenzo Giusti, Alice Labor e Marta Papini, con film d’artista di Noor Abuarafeh, Liv Bugge, Jumana Manna, Maeve Brennan, Yalda Afsah e Caterina Erica Shanta dedicati ai temi del selvatico e dell’Antropocene. Introdotti dai ricercatori e dalle ricercatrici del MUSE, i film selezionati sviluppano le prospettive della biennale ponendosi all’intersezione tra indagine scientifica e linguaggi artistici.