Cavaliere del Lavoro, imprenditore di lungo corso e Console Onorario della Repubblica di Capo Verde in Emilia-Romagna, Averardo Orta incarna perfettamente l’incontro tra impegno civile, visione internazionale e passione per il dialogo interculturale. Alla guida del Consorzio Ospedaliero Colibrì, ha saputo coniugare la sua esperienza nel settore socio-sanitario con una profonda sensibilità per le relazioni tra territori, dando vita a un Consolato che è diventato punto di riferimento per la comunità capoverdiana e per le istituzioni locali.
La sua storia personale si intreccia con quella di Cabo Verde attraverso legami costruiti nel tempo, progetti di cooperazione, scambi culturali e iniziative diplomatiche. Dalla valorizzazione della Morna e della lingua Kriolu, alla promozione delle opportunità di investimento e sviluppo sostenibile, il suo impegno contribuisce a rafforzare i rapporti tra l’arcipelago atlantico e la regione Emilia-Romagna, con uno sguardo sempre rivolto al futuro.
Console, come si lega la sua storia personale a Capo Verde? “Molti anni fa, in occasione di un progetto di ricerca che ci ha portato a Boston, insieme ad altri colleghi, siamo entrati in contatto con alcuni esponenti di rilievo della comunità capoverdiana in USA e, da lì, attraverso la costruzione di rapporti personali sempre più cordiali e di reciproca stima è iniziata anche una più ampia relazione con la Repubblica di Capo Verde”.
Sfatiamo un dubbio: si dice Cabo Verde o Capo Verde? “Sicuramente la denominazione ufficiale, anche in inglese è Cabo Verde, mentre in italiano normalmente viene identificata come Repubblica di Capo Verde”.
Quali sono, a suo avviso, gli aspetti meno conosciuti ma più affascinanti del Paese che rappresenta? “Cabo Verde è ricchissima di elementi straordinari e forse poco conosciuti in Italia come la Morna (molti conoscono Cesaria Evora) riconosciuta come patrimonio culturale immateriale UNESCO nel 2019, la lingua Kriolu, una delle più grandi colonie di tartarughe caretta caretta dell’atlantico orientale, i fantastici vini di Fogo ottenuti da viti coltivate nel cratere di Cha dal Caldeiras, e tanto altro ancora”.
Come descriverebbe l’identità culturale capoverdiana a chi non ha mai visitato il Paese? “Sodade (nostalgia) e Morabeza (ospitalità) sono alcuni dei cardini culturali della Repubblica di Cabo Verde. Morna, Funanà e Batuque sono gli strumenti artistici per diffondere la cultura capoverdiana e tramandarla. Certamente si tratta di una popolazione nata da contaminazione fra influenze africane e portoghesi che ha caratteristiche davvero straordinarie e uniche”.
Quali sono le sfide principali che Capo Verde sta affrontando oggi, e quali le sue prospettive di sviluppo? “Sicuramente fra le sfide principali le più serie riguardano l’estrema vulnerabilità climatica, la forte dipendenza dalle importazioni estere (oltre l’80% del fabbisogno alimentare), e la complessità dei trasporti e dei collegamenti fra le nove isole abitate. Le prospettive sono moltissime e decisamente stimolanti, partendo dallo sviluppo del settore turistico che beneficia di condizioni climatiche e paesaggi naturali davvero straordinari e facilmente raggiungibili dall’Europa. La stabilità del governo e l’insieme di norme favorevoli agli impianti industriali potranno certamente far sviluppare un tessuto produttivo diffuso e l’opportunità di sfruttare le caratteristiche climatiche locali per generare energia pulita è davvero incredibile”.
Quali sono le priorità del Consolato nel rafforzare i rapporti tra Capo Verde e l’Emilia-Romagna? “Partecipiamo come Consolato ad attività culturali organizzate nella nostra regione come, di recente il ciclo di incontri sulla celebrazione dei cinquanta anni dall’indipendenza. Dal lato dei contatti diplomatici e commerciali stiamo organizzando un tour specificamente ritagliato sulle esigenze degli imprenditori del nostro settore che consenta di poter toccare con mano le molte e vantaggiose opportunità di investimento a Capo Verde”.
Ci sono progetti di cooperazione in corso tra istituzioni capoverdiane e italiane che vuole sottolineare? “Probabilmente oggi fra tutti spicca il progetto WIDE dell’Università di Parma in collaborazione con l’Universidade Lusofona de Cabo Verde per la mobilità di studenti e la ricerca applicata”.
C’è un episodio particolare che l’ha colpita nel suo ruolo di Console? “Certamente, la prima visita dell’Ambasciatore è stata estremamente emozionante con la consegna formale della Carta Patente e la visita ai locali del Consolato”.
Ha avuto occasione di incontrare personalità capoverdiane che l’hanno particolarmente ispirata? “Ovviamente si. L’Ambasciatore Jorge Josè de Figueiredo Goncalves mi ha colpito moltissimo per la solida esperienza e per la grande professionalità nell’esercizio della sua alta funzione. Un altro carissimo amico cui devo molto e cui sono legato da grandissima stima e affetto è l’Onorevole Alberto Montrond membro per due mandati dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Cabo Verde, entrambe persone straordinarie sia dal punto di vista professionale che umano”.
Qual è stata la reazione della comunità locale all’apertura del Consolato a Bologna? “Il nostro territorio è tradizionalmente e culturalmente molto aperto ed ospitale quindi posso testimoniare grande attenzione alla notizia dell’apertura del Consolato e simpatia per il popolo capoverdiano”.
Come si è integrata oggi la Comunità capoverdiana in Italia? “Direi bene. Certamente rispetto ad altre popolazioni numericamente più consistenti quella capoverdiana è molto piccola e forse anche per questo unita e in generale perfettamente integrata”.
Chiuderei questa intervista con qualche consiglio di viaggio: quali isole o itinerari consiglierebbe a un viaggiatore italiano in cerca di autenticità? C’è un periodo dell’anno particolarmente indicato per visitare Capo Verde? “Fra novembre e giugno solitamente piove meno ma ovviamente dipende. Per fare windsurf e kitesurf a Sal e Boa Vista il periodo ideale è fra novembre e marzo per via degli Alisei che in quel periodo sono consistenti. Per il trekking a Santo Antao l’Ideale è fra novembre e giugno mentre il periodo migliore per osservare le tartarughe è fra luglio e settembre sia a Sal che a Boa Vista. Riguardo alla struttura ricettiva o all’itinerario ci sono davvero troppe possibilità in grado di soddisfare tutte le preferenze”.
Intervista di Marco Finelli
