“Uno degli slogan che le persone mi sentivano ripetere più spesso quando mi trovavo negli States era «tutti amano l’Italia, quindi diamo a tutti la possibilità di essere italiani a Filadelfia». Mi fu suggerito dall’uomo d’affari Vernon Hill, il quale un giorno mi diede quest’idea mentre discutevamo sul come collegare il nostro Paese alla città degli Stati Uniti. Credo che lo slogan catturi davvero quanta Italia e quanta italianità ci sia a Filadelfia. Ed è quest’italianità a rappresentare il ponte naturale verso l’Italia contemporanea. Spero che questo libro sull’eredità del Bel Paese nella Regione possa aiutare ad accrescere questa consapevolezza e possa diventare una base per creare ponti ancora più forti”: lo ha detto Andrea Canepari presentando oggi, nella splendida cornice della Sala Igea dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, il Volume “L’eredità italiana a Filadelfia: storia, cultura, persone e idee”, edito da Treccani.
Unanime l’apprezzamento delle numerose autorità intervenute, fra le quali Franco Gallo, Presidente della Treccani, Fra’ John Dunlap, Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, l’On. Samuel A. Alito Jr., Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti in collegamento video, il Cardinale Silvano Maria Tomasi e Giuliano Amato, Presidente emerito della Corte Costituzionale.
Il Volume di Andrea Canepari e Judith Goode celebra la storia, l’impatto e l’eredità della comunità italiana, tracciando quattro periodi di trasformazione chiave nelle strutture politiche, economiche e sociali della città di Filadelfia, seconda città degli USA per residenti italoamericani. Nelle sue pagine, i curatori e i collaboratori raccontano non solo le dinamiche mutevoli della città con l’insediamento degli immigrati italiani, ma anche le loro interazioni vivaci con le persone e le istituzioni in Italia.
“Le Rappresentanze diplomatiche italiane – ha sottolineato nel suo intervento Giuliano Amato – hanno lavorato alacremente per anni al fine di consentire agli italiani di crescere nella loro reputazione, collegandola alla grande cultura italiana. E, in questo senso, c’è senz’altro da lodare anche l’impegno di Andrea Canepari. Il paradosso è stato proprio questo: nelle Università americane, che conosco benissimo, non c’è mai stato il minimo dubbio che Botticelli, Leonardo e Michelangelo facessero parte di una comunità transnazionale di grandi artisti, ma gli immigrati italiani d’un tempo non avevano nulla a che vedere con loro, non venivano collegati. Crescendo come comunità e nella propria reputazione, gli italiani sono riusciti nel corso dei secoli a creare questo collegamento, fino poi ad arrivare ad eccellere. Siamo grati agli autori per aver costruito un “prototipo” che può servirci”.
A elogiare il lavoro di Canepari e Goode è stato anche il Cardinale Tomasi: “Il libro racconta espressioni culturali tipiche degli italiani negli Stati Uniti – ha detto – ed è molto importante tentare di recuperare l’identità della loro esperienza. Oggi ci sono 14 milioni di italo americani, e basta guardare la carta geografica per capire quanto la loro presenza sia significativa e determinante”.
Il Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Maria Tripodi, nel suo messaggio di saluto, ha invece sottolineato come oggi “occorra un cambio di prospettiva, perché la diaspora non va più considerata in termini di “talenti perduti”, ma come risorsa diffusa nel mondo che l’Italia ha a disposizione”. “L’opera di Canepari e Goode – ha aggiunto il Sottosegretario – rappresenta un chiaro esempio dell’impegno del Paese per far aumentare la consapevolezza del ruolo storico della nostra emigrazione, come mezzo per consolidare legami culturali già molto intesi con altri Paesi e per creare nuove opportunità per il sistema Italia. La Farnesina – ha concluso Tripodi rivolgendosi agli autori – è al vostro servizio per portare avanti questa narrativa e valorizzare il potere della diaspora italiana globale”.