Dare vita a un modello virtuoso che possa favorire le imprese e sopperire alla mancanza di professionalità e manodopera. È questo l’obiettivo del memorandum per la promozione di cooperazione e scambio tra Italia e continente africano, firmato a Venezia alla Scuola Grande di San Marco. I sottoscrittori sono Cifa Italia, Ambasciata del Regno del Marocco, Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro e Fondazione Lavoro dei Consulenti del Lavoro.
Tra i punti peculiari dell’accordo, particolare rilievo ha lo sviluppo di un modello di politiche attive, che consenta alle imprese italiane e a quelle marocchine di esprimere il proprio fabbisogno di competenze e, al contempo, che renda possibile ai cittadini dei due Paesi, in possesso di competenze, di candidarsi presso l’impresa richiedente. Il modello prevede la formazione di lavoratori provenienti da territori extra Ue direttamente nella propria nazione, per garantire poi il loro ingresso nel mondo del lavoro e colmare il fabbisogno delle imprese italiane. Pilastri del progetto sono la formazione professionale e la formazione continua, che saranno erogati dal fondo interprofessionale Fonarcom.
“Abbiamo avviato l’esperienza con il Regno del Marocco perché è uno tra gli Stati politicamente più stabili del continente africano, oltre che garante dei due accordi delle Nazioni Unite sulla migrazione regolare – ha spiegato Andrea Cafà, presidente dell’associazione datoriale Cifa Italia e di Fonarcom -. Crediamo fortemente nella costituzione di un’area euromediterranea che dialoghi e costruisca comunità sostenibili e inclusive”.
L’auspicio di Cafà è che il progetto possa diventare una costola del Piano Mattei voluto dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Africa ed Europa devono rafforzare il loro dialogo in condizione di assoluta reciprocità e distanti da vecchie logiche predatorie – ha aggiunto – per puntare alla crescita e alla prosperità dei rispettivi territori”.
Youssef Balla, ambasciatore del Regno del Marocco, ha espresso soddisfazione per la firma dell’accordo, giudicandola “una opportunità molto positiva che risponde a diverse necessità”. Con il protocollo “iniziamo la riflessione su un nuovo modello di rapporti nel mondo del lavoro – ha spiegato -. Un modello innovatore, che è basato soprattutto su principi di co-sviluppo”.
Per Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, va a completare “quel pezzo di mercato del lavoro riferito alla famosa frase ‘Il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori’. L’intuizione alla base di questo progetto, che riguarda i lavoratori fuori quota formati nei Paesi d’origine, va osservata con grande attenzione perché consente di acquisire personale specifico approfittando anche della formazione finanziata”, ha concluso.