“STORIE” è un progetto appositamente ideato per il Circolo Esteri del Ministero Affari Esteri di Roma nel quadro della Collezione Farnesina di Arte Contemporanea. Esso vive nobilmente sulle arti che riprogrammano il mondo, si campiona ad essere uno spettacolare archivio decentralizzato ove le diverse discipline si nutrono di arte-mondo, mira a rappresentare come si abita la cultura globale, ovvero l’altramodernità, che altro non è che una sorta di costellazione, una specie di arcipelago di singoli mondi e singoli artisti le cui isole interconnesse non costituiscono un continente unico di pensiero, ma lo specchio di un’arte postproduttiva e frontaliera, mobile, ipermoderna, ipertesa, ipercolta, mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica.
E’ con questo progetto, ideato e diretto dall’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza, intellettuale di piano internazionale, che si vuole indicare e sorreggere un’Europa Creativa Festival e, dunque, protagonisti e bandiere, bandendo ogni culto del transitorio per porgere a tutti il culto dell’eterno. Il terzo millennio che fa vivere i processi creativi nel clima di abitare stili e forme storicizzate, perché il futuro è ora, fra rappresentazioni e interpretazioni, ci porta a cogliere il nuovo destino della bellezza. Con l’arte vogliamo aprire finestre sul mondo, con l’arte vogliamo aprire stagioni eroiche, con l’arte vogliamo inaugurare una nuova civiltà. Con “STORIE” (2024-2026) si porgono dodici mostre personali di dodici artisti contemporanei, taluni di chiara fama. Questa mostra dal titolo “Anna Addamiano. Vocabolario del tempo” è la seconda del nuovo percorso, ed è già una novità in quanto si veicolano a Roma nomi dell’arte contemporanea di significativo rilievo, che evidenziano e mettono in luce gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio. L’esposizione curata dall’illustre Storico dell’Arte Contemporanea di fama internazionale, Prof. Carlo Franza, che firma anche il testo in catalogo dal titolo “Anna Addamiano. Vocabolario del tempo” raccoglie opere dell’artista Anna Addamiano, già apparsa agli occhi della critica italiana e internazionale come una figura delle più interessanti e propositive dell’arte contemporanea, ed ancor oggi nella memoria di tutti ricordata come chiara e significante interprete.
Scrive Carlo Franza nel testo: “Trovo significante e doveroso proporre la mostra di Anna Addamiano al Circolo Esteri di Roma nel Progetto “Storie” in concomitanza con la mostra romana che presenta una selezione delle opere della collezione Iannaccone di Milano relative alla linea espressionista dell’arte italiana tra gli anni Trenta e Cinquanta – dalla Scuola Romana al gruppo Corrente. E ciò perché il suo lavoro, il percorso dell’artista romana si attesta nel quadro di un fil rouge che l’apparenta come illustri colleghi tra cui Carlo Belli, Carlo Fabrizio Carli, Arnaldo Romani Brizzi, hanno già sottolineato- e tornare a parlare di una nuova estetica dell’Espressionismo italiano per tornare ad analizzare un linguaggio artistico che si è andato rilevando, confrontandolo con il mondo figurativo degli anni fra le due guerre, e il suo nuovo e attuale sviluppo. Questa ricerca artistica contemporanea mostra la realtà oggettiva vista attraverso la coscienza soggettiva, con in primo piano l’anima deformante dell’artista in crisi che si riverbera nella deformazione data dalla pittura stessa. L’espressionismo italiano ha costituito un’esperienza poetica ed estetica di enorme interesse culturale e storico-artistico, ben complessa nella sua definizione identitaria dato che è maturata da un lato nel confronto con i gruppi dell’espressionismo internazionale, specialmente francesi, dall’altro nel dialogo con le variegate ricerche artistiche italiane degli anni fra le due guerre, articolata polifonia di proposte classiciste e anticlassiciste.
E se da un lato è vero che l’espressionismo italiano può bene essere descritto, come è stato fatto, più che come un movimento unitario come un “arcipelago” di esperienze indipendenti, trasversali e costanti sono invece alcuni tratti poetici e linguistici; la prevalenza della visione soggettiva dell’artista rispetto alla rappresentazione oggettiva della realtà; un senso di inquietudine esistenziale e di crisi di coscienza dell’artista-intellettuale che si traduce nella alterazione della forma idealizzata di matrice classico-accademica; la ricerca del “primitivo” e del “selvaggio”; la netta prevalenza del colore sul disegno, ovvero dell’elemento linguistico impulsivo, quando non anarchico, rispetto a quello cerebrale, razionale della linea. Il percorso espositivo di Anna Addamiano inizia naturalmente da Roma, attratta da alcune delle personalità che via via hanno definito variamente la “scuola romana” e le sue peculiarità tecniche e tematiche, non ultima quella del tonalismo. Ha proseguito con un vigoroso e appassionato espressionismo lirico, che ha guardato alle ricerche parigine del postimpressionismo; inaugurando una pittura antiretorica, essenziale e intimista. Ha lavorato tra pittura, scultura, installazioni e arazzi, lasciando pensare anche a stoffe e fili utilizzati da Maria Lai.
Un discorso su Anna Addamiano ci riporta a quelle che potrebbero essere state le fonti di gusto dell’artista, a quell’excursus di Scuola Romana, a quegli echi di un certo gusto del primitivo, a quelle radici goyesche caldeggiate da Oppo, che precedettero l’avvento di Scipione e Mafai, imperniate di irrazionalità metafisica e surrealista. Da questi miti, pittorici e letterari, la sua visione spesso risultava e ancora oggi lo è, surreale, diciamo animata da fantasmi e miracoli. La sua è una poetica di evocazione, i suoi insetti, le sue farfalle, le sue macerie, le sue donne, le sue bambole, i suoi desolati istantanei fantasmi, il suo racconto visionario; animali, uomini e cose assumono nel gran moto della creatività un’eccitazione nervosa con qualcosa di spiritico e fantastico.
Opere tese, espressive, che trovano ascendenza soprattutto in Scipione e Stradone, specie in quella certa scelta di temi di fondo popolaresco e istrionesco, dove compaiono diseredati e maschere, disperazioni mimetiche e balletti, popolane e componenti romantiche che lasciano individuare il suo diario interiore. La pittrice va ad estri, lasciando emergere in questo racconto gli incontri, gli abbracci, le occasioni, i volti, le donne, una esistenzialità, un costume ridotto a maschera, tra il freddo e il caldo, conferisce moto a una realtà disfatta nel tempo, fantasie, visioni, sogni o capricci. Spesso è una realtà notturna che avvolge le figure umane, l’artista fa affiorare dal buio lampeggiato nuovi verdi, e rossastri bellissimi, in uno spazio vago e approfondito. Anna Addamiano seguita a movimentare la sua inventiva con fervore psicologico il suo racconto pittorico è un moto di liberazione dell’esistenza vissuta, un dipingere la vita con i colori del sogno”.
Biografia dell’artista Anna Addamiano è nata a Roma dove è rientrata dopo un lungo periodo all’estero. Incontra nel 1976 a Venezia Emilio Vedova che la vuole come
assistente all’Accademia di Belle Arti. Decide, invece, di vivere e lavorare a Roma, dapprima nei mezzi di comunicazioni e poi esclusivamente nell’arte. Nel 1981 illustra il libro di poesia “Giulia o il Teatro degli occhi” di Virgilio Guidi, nel 1988 espone nella Sala d’Armi di Castel Sant’Angelo a Roma, nel 1993 all’Università di Camerino, nel 1998 nel Palazzo delle Esposizioni di Roma, nel 2001 nel Castello Cinquecentesco de L’Aquila, nel 2002 all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma (la mostra viene poi ripetuta a Parigi, Cairo, Alessandria d’Egitto, Tel Aviv), nel 2004 al Museo Nazionale Luigi Pigorini di Roma, nel 2005 nel Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 a Pieve di Cento, nel 2008 nel Palazzo Rospigliosi di Zagarolo, presentata di volta in volta da Carlo Belli, Renato Civello, Ennio Calabria, Carlo Fabrizio Carli, Arnaldo Romani Brizzi, Mario Lunetta, Ida Mitrano, Giorgio Di Genova, Carmine Siniscalco. Ha realizzato sigle televisive, manifesti per il cinema, copertine e illustrazioni di libri, costumi e scenografie teatrali. Il suo “Presepe-Teatro”, esposto nelle principali Chiese di Roma, oggi fa parte del Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” a Castronuovo di Sant’Andrea provincia di Potenza. Nel 2023 ha vinto a Milano il Premio delle Arti Premio della Cultura per la Pittura. Nell’aprile 2024 è l’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza, a campionare una mostra personale dal titolo “I colori del sogno” al Plus Florence di Firenze nel Progetto “Scenari”.
Biografia del Curatore
Carlo Franza è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Nato ad Alessano (Lecce) nel 1949, è vissuto dal 1959 al 1980 a Roma dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Sociologia e Filosofia); dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Allievo e Assistente di Giulio Carlo Argan. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, già Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università Estere (Università della Slesia, Università di New York). Docente nell’ Executive Master “Diplomatic, Economic and Strategic Perspectives in Global Scenarios” alla School of Management dell’Università LUM nella Villa Clerici sede del Campus di Milano, Docente nel Master di Fotografia (ARD&NT Institute di Milano – Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano) dell’Accademia di Brera e Politecnico di Milano e nel Master Universitario in Management dei Beni Culturali allo Ied di Milano. E’ Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l’Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’Arte dal 1974 a “Il Giornale” di Indro Montanelli, poi a “Libero” fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la collaborazione giornalistica come opinionista, unitamente alla sua Rubrica “Scenari dell’arte”, divenendo una delle Firme più lette. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ fondatore e direttore del Mimac della Fondazione Don Tonino Bello. Fa parte del Comitato Scientifico di importanti Archivi per l’Arte (Archivio Arturo Vermi- Milano, ecc.). Dal 2022 è nel Comitato di indirizzo della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi presso l’Università di Milano. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, il Premio delle Arti-Premio della
Cultura nel 2000 (del quale è oggi Presidente di Giuria) e il Premio Salento Arte – Città di Tricase nel 2008 (del quale è oggi Presidente di Giuria), il Premium International Florence Seven Stars per la docenza universitaria e il giornalismo nel 2017 (del quale è oggi Presidente di Giuria). Nel 2013 ha vinto il Premio “Berlino” per il Giornalismo e la Critica d’Arte. Nel 2016 ha vinto a Roma-Sala Vanvitelliana il Premio ARTECOM-onlus per il Giornalismo, la Docenza Universitaria e la Critica d’Arte. Nell’ottobre 2020 gli viene assegnato a Roma nella Biblioteca Vallicelliana il Premio Artecom-onlus come Protagonista della Cultura 2020.