“Alì Piccinin. Un mortegiano pascià di Algeri” è il titolo del romanzo che ha portato Riccardo Nicolai, scrittore toscano nonché gestore della libreria “Ali di carta” nel centro storico di Massa a diventare, nel corso degli ultimi anni, persona amatissima nel Paese nordafricano. A lui il merito di aver riportato alla luce, con i suoi studi, una storia incredibile. E incredibile oggi è anche la stima riconosciutagli dalle Istituzioni e dai diplomatici del Paese, che non perdono occasione di invitarlo a eventi ufficiali, non ultimo il pranzo che si terrà al Quirinale nei prossimi giorni con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Nicolai, partiamo dal suo libro, “Alì Piccinin. Un Mortegiano Pascià di Algeri”. Ci racconta com’è nata l’idea di narrare questa storia e chi era Ali Piccinin?
L’idea di narrare la storia di Alì Piccinin nacque durante una sera d’estate del 2008, durante una visita al Castello Malaspina di Massa. In quell’occasione la guida dell’evento parlava della cinta muraria dell’antica città e del motivo che aveva indotto il Principe Alberico a erigere un alto muro che proteggesse gli abitanti dalle incursioni dei temibili corsari barbareschi. “Ahimé” – aveva detto la guida – “durante una di quelle incursioni, avvenuta nel maggio del 1578, un bambino di Mirteto di Massa fu catturato, condotto ad Algeri e diventato Pascià. Di lui, oltre al ricordo di imprese memorabili, resta una moschea nella Casbah, fatta costruire da lui stesso e donata come regalo di nozze per la sua sposa Lallahoum Belkadi”.
Forte di queste suggestioni sono partito per un viaggio emozionante, nel tempo e nello spazio. Ho ritrovato lo scambio epistolare tra il Principe e Alì (un corpo di lettere è conservato all’archivio di stato di Massa) e ho scritto tre libri sulla storia di Alì Piccinin, tutti e tre tradotti in francese, pubblicati in Algeria, e diventati un autentico caso letterario.
In Toscana, fra l’altro, è stata anche svelata una statua dedicata proprio ad Alì Piccinin…
Sì, lo scorso 24 gennaio, alla presenza dell’Ambasciatore di Algeria in Italia, S.E Touharia e del Console Generale di Algeria a Milano, Madame Nassima Hocine. La scultura è uno dei tanti ‘linguaggi’ individuati con cui ho inteso divulgare la storia di Alì. La realizzazione di una statua in marmo di Carrara è un progetto concordato con il liceo artistico ‘Felice Palma’ di Massa. I professori Paolo Della Pina, Patrizia Mannini, Claudia Leporatti, hanno curato e seguito durante un anno scolastico (’20-’21) la realizzazione di 50 bozzetti in argilla ideati dagli studenti della scuola. Nel mese di giugno 2021 è stata allestita una mostra al Palazzo Ducale di Massa. In quell’occasione l’Ambasciatore di Algeria in Italia, Ahmed Boutache, ha scelto il bozzetto della studentessa Giulia Vatteroni da prendere come modello per la realizzazione di una statua di oltre tre metri di altezza e tre tonnellate di peso da donare alla città di Algeri. La statua è stata realizzata nel laboratorio ‘Mosti art sculptures’ di Massa, dove gli studenti del liceo artistico hanno lavorato per cinque mesi nell’ambito del progetto PCTO (alternanza scuola-lavoro), seguiti dagli occhi vigili del professore Della Pina e dall’artista Alessandro Mosti, che non ha mancato di lasciare la propria cifra personale sulla scultura.
E’ vero che il suo lavoro ha letteralmente conquistato le Autorità algerine?
Sì. Al momento dell’uscita del romanzo in Algeria nell’aprile 2017, fui contattato dall’allora Ambasciatore di Algeria in Italia, Senouci Bereksi (venuto a mancare qualche settimana fa). Mi invitò a partecipare a un summit panafricano, dal titolo ‘Cambiare la percezione dell’Africa in Italia’.
L’avventura di Alì Piccinin ha letteralmente affascinato i lettori, e non solo. Dal libro è stata tratta una pièce di teatro, realizzata a Massa dal regista Alberto Nicolai. Visto il successo, il Centro Culturale Italiano di Algeri ha preteso di mettere in scena la pièce ad Algeri nel 2018, nell’ambito del progetto ‘Italia, culture, Mediterraneo’. Nel mese di marzo 2022, durante il Salone internazionale del libro di Algeri, a cui ero ospite d’onore, il direttore del teatro nazionale di Algeri mi ha contattato e ci siamo accordati per la messa in scena dello spettacolo. Il 31 marzo gli attori Anabel Castanòn e Tarik Bouarrara, diretti dal regista Alberto Nicolai, di fronte a un teatro gremito, sono saliti sul palco, ottenendo un’autentica ovazione. Visti i consensi della critica, il direttore del TNA ci ha proposto una tournée internazionale nel Maghreb.
Si aspettava tanto successo?
Onestamente sì. Quando andai ad Algeri per la prima volta nell’ottobre del 2015, all’aeroporto Boumediene, in attesa del volo che mi riconducesse in Italia feci un sogno a occhi aperti. Erano le 23 dell’11 ottobre. Era notte. C’era silenzio. Mi appisolai con gli occhi aperti e… vidi tutto quello che si è realizzato negli anni a seguire. I riscontri che ho avuto non sono che una conferma a ciò che avevo già visto.
Ci racconta della sua visita ad Algeri? Che Paese ha trovato?
Sono stato quindici volte ad Algeri durante questi sette anni. Algeri, soprattutto la Casbah, sono casa mia. Nonostante questa familiarità, non finisco mai di sorprendermi. La città conserva ancora molti segni del passato glorioso dell’epoca della Reggenza barbaresca. Ha su di me un potere ipnotizzante.
Come definirebbe oggi le relazioni fra Italia e Algeria?
La storia delle relazioni tra Italia e Algeria affondano nella notte dei tempi. Già durante la seconda guerra punica il re della Numidia, Massinissa, era riconosciuto come ‘Alleato e amico del popolo di Roma’ da parte di Scipione l’Africano. Italia e Algeria si sono ‘scambiate’ molte personalità storiche: Apuleio era un berbero di Madaura (Algeria); Sant’agostino era di Annaba; Roma ha avuto Papi algerini, imperatori algerini. Durante la Reggenza di Algeri (1519-1830) sono stati venti gli italiani diventati Re, Pascià, Dey ad Algeri. Oltre ad Alì Piccinin figurano il calabrese Luccialì, il sardo Hassan Agà, il veneziano Hassan Veneziano, il siciliano Suleyman Katania, il genovese Mezzomorto. Tra le personalità italiane più importanti non bisogna dimenticare l’operato di Enrico Mattei, che gli algerini non perdono occasione per celebrare.
Altra grande soddisfazione, nei prossimi giorni lei sarà ospite del Quirinale, su invito del Presidente Mattarella. Se lo sarebbe mai aspettato?
No. Ero già stato invitato ad Algeri dall’Ambasciatore di Algeria in Italia durante la visita del Presidente Mattarella nel novembre 2021. In quell’occasione c’era stato però un improvviso contrattempo e non avevo potuto partecipare. Tuttavia, il telegiornale nazionale algerino mi aveva contattato e avevo partecipato in videochiamata.
Altre iniziative in programma per ricordare Ali Piccinin?
Siamo in attesa della conferma da parte della wilaya di Algeri della data di inaugurazione della statua, che sarà collocata in una piazza. Altre iniziative? In Algeria si parla insistentemente di realizzare un film. Sul piano istituzionale è stata lanciata una proposta di gemellaggio tra Massa e la Casbah di Algeri. Poi… ci saranno altre iniziative, certo, ma preferisco mantenere il riserbo.