Avvocato patrocinante davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, agli Organismi Internazionali e alle Giurisdizioni Superiori nazionali, Federico Di Salvo da anni si occupa di difesa, consulenza e formazione in materia di diritti fondamentali, diritto europeo e internazionale. Formatore abilitato del programma HELP del Consiglio d’Europa (Human Rights Education for Legal Professionals), da qualche mese è Console Onorario di Germania in Toscana. “Una grande responsabilità pubblica e istituzionale”, ama ripetere.
Professionista esemplare e incredibilmente attivo, Di Salvo, legale in Italia e Germania, è anche impegnato in progetti formativi del CNF, la Scuola Superiore della Magistratura e in numerose Scuole Forensi e, non da ultimo, con grande abnegazione si occupa di volontariato e associazionismo sociale, culturale e sportivo.
Cultore della materia in Diritto Internazionale all’Università di Siena e in Filosofia del diritto all’Università degli Studi di Firenze, il neo Console Onorario della Germania è membro della SIDI, Società Italiana di Diritto Internazionale e dell’Unione Europea e dell’Unione Forense Tutela Diritti Umani, per la quale è incaricato referente della Sezione Toscana.
Avvocato, anzitutto complimenti per la nomina a Console Onorario della Repubblica Federale di Germania a Firenze. Cosa rappresenta per lei questo traguardo?
“Grazie, e grazie anche per l’opportunità di questo dialogo. Diplomazia è anzitutto relazione e comunicazione. Non ho mai svelato un segreto che custodivo fin da bambino, e che ora forse è il momento di rivelare: sognavo di diventare avvocato, ma con funzioni diplomatiche e lavorare per la pace, la giustizia e le relazioni internazionali allo stesso tempo. La vita stessa mi ha regalato tutto questo! Senza che io abbia in alcun modo cercato o forzato per raggiungere questo risultato, posso dire che la coerenza nel perseguire questi obiettivi in modo serio, autentico e disinteressato, mi ha portato giorno per giorno in tanti paesi, poi all’avvocatura
internazionale e poi ad essere notato… e quindi nominato Console Onorario. Questo traguardo è quindi, soprattutto, il risultato di una vita dedicata con abnegazione ma entusiasmo ai valori per cui sempre mi sono speso. Posso essere testimone di un percorso bello. E’ un onore e una gratifica ma anche un nuovo inizio e una grande responsabilità pubblica e istituzionale”.
Come si lega la sua storia personale alla Germania?
“La mia, è, prima di tutto una storia di accoglienza e di opportunità di formazione culturale e professionale. Conosco e frequento la Germania dal 2005, inizialmente per amore, poi per lavoro. In tutte le mie esperienze ho ricevuto stima, sorrisi, comprensione e incoraggiamenti. Gli anni vissuti in Germania sono stati tra i migliori
della mia vita, complici persone speciali che mi hanno amato veramente. Una vera rarità se si pensa a quanto, ancora nella vulgata, la Germania in alcune sottoculture appaia noiosa, anaffettiva e seriosa. Niente di più sbagliato! Ho conosciuto in profondità l’anima tedesca, la storia a tratti felice e a tratti controversa della sua società, le sue forze sotterranee, le attese di quel popolo e le sue inquietudini, i suoi punti di forza e debolezza. In questi anni ho anche assistito a un’evoluzione della società tedesca, come il suo graduale riconciliarsi col passato, osare tirare una linea e saper guardare avanti con fiducia. E poi non posso che apprezzarla perché ho una formazione filosofico-giuridica e ci rivedo i classici del pensiero, il rigore logico e la sua grande caratteristica socio-linguistica: col verbo in fondo alla frase, quando uno parla in un consesso, tutti gli altri devono rispettare il suo turno, democraticamente tacere e lasciarlo finire per sapere il suo pensiero,
altrimenti non è possibile né appoggiarlo né contraddirlo”.
C’è un aneddoto in particolare che le andrebbe di raccontarmi legato al suo rapporto con la diplomazia tedesca?
“Sono molto fortunato perché sono stato individuato, indicato e prescelto senza che io abbia mai cercato tutto questo. Ho ricevuto approcci inizialmente graduali, inviti a eventi, richieste di pareri legali…che nel mio totale disinteresse ho sempre accolto con piacere ma non ho mai saputo cogliere come tappe di avvicinamento. Poi c’è stato un momento spartiacque ben preciso in cui venni a sapere che l’allora Console Generale si spostava da Milano a Firenze “solo per” incontrarmi! Da lì sono iniziati incontri formali, corrispondenza, colloqui in grande stile ma anche semplicità, oppure cene in Ambasciata in contesti da film. In uno di questi incontri, in
un bellissimo attico su Firenze, in una giornata di maggio in cui fummo travolti da un nubifragio di grandine veramente fuori stagione, dopo che mi fu chiesto quale era la mia formazione, e quale fosse la mia visione del futuro, alla mia risposta che avevo studiato Filosofia del Diritto, Diritti Umani e diritto internazionale e credevo nella pace, la Console Generale mi rispose: “ah quindi lei è un idealista…ecco, bene: in questo lavoro bisogna essere anche un po’ idealisti”. Suonava come un preannuncio di conferma!”.
Come definirebbe oggi le relazioni fra Germania e Toscana?
“Fin dai tempi di Goethe e del suo viaggio in Italia del 1786, la Toscana veniva indicata come una tappa obbligata perché felice ed edificante. I cittadini tedeschi in Toscana oggi soggiornano, comprano immobili, investono, si cimentano nell’imprenditoria anche di successo con benefici per tutti, hanno fondato centri artistici culturali e di ricerca di eccellenza, studiano in Erasmus, si legano affettivamente a questa terra. In Toscana vi sono però anche vestigia di un passato doloroso, tracce, memoriali e vere ferite che hanno a che fare con la storia tedesca. Si può fare ancora molto per gemellare e unire Germania e Toscana. Se dovessi
scegliere un motto direi: “Più Germania in Toscana e più Toscana in Germania”. Dall’ultima rilevazione statistica ISTAT del 2023 emerge che i tedeschi regolarmente residenti e registrati in Toscana sono più di 4.000 ma dai nostri registri consolari emergono traffici, esigenze di servizi, necessità di pratiche burocratiche che
provano una media annuale di presenze di almeno il doppio di questo numero. Una vera popolazione. Da qui si spiega l’enorme importanza della sede consolare toscana e le numerose funzioni che ci sono delegate”.
Quanto è importante per un Console Onorario poter contare oggi su una formazione giuridica a carattere internazionale come la sua?
“E’ importante da due punti di vista: quello delle competenze, e quello delle consapevolezze. Dal primo punto di vista, sappiamo che tra le attribuzioni della Diplomazia Consolare Onoraria vi è un diffuso esercizio di funzioni che promanano un po’ da ogni potere dello Stato di invio, da esercitare in quello di residenza: funzioni di stato civile, notarli, funzioni che diremmo di volontaria giurisdizione, di cooperazione socio-economica e culturale, giudiziaria e di polizia, di protezione civile. Per non parlare delle funzioni in materia di cittadinanza e di immigrazione. In un simile scenario essere giuristi, coltivare il diritto internazionale, conoscere già le relazioni tra Paesi è ovviamente di estremo aiuto in termini di competenze e di coscienza dei propri poteri, limiti e responsabilità. Da un secondo punto di vista, il giurista che è specialista dei “contenziosi”, sa che essi insorgono quando c’è crisi di cooperazione e comunicazione e quindi è il primo soggetto veramente consapevole che per prevenirli, risolverli ed evitarli in vista della Pace e della Cooperazione multilaterale occorre proprio la mediazione, la comunicazione, e coltivare relazioni autentiche e sostanziali, il che, in un parola è proprio… la Diplomazia”.