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Voto all’estero, diritto da difendere: perché serve una riforma vera

Redazione by Redazione
11 Giugno 2025
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Voto all’estero: il Com.It.Es. di Santo Domingo trasmette una relazione all’Ambasciata d’Italia
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di Flavio Bellinato

Il voto all’estero è una straordinaria conquista democratica, ma oggi è anche uno dei punti più fragili del nostro sistema elettorale. Grazie all’impegno e alla visione dell’ormai scomparso On. Mirko Tremaglia, la norma che fece approvare oltre un ventennio fa ha segnato una svolta epocale: per la prima volta, milioni di cittadini italiani residenti all’estero hanno potuto partecipare in modo diretto alla vita politica del Paese. Tuttavia, a distanza di quasi vent’anni dalle prime applicazioni, quella stessa legge mostra limiti evidenti e necessita di una riforma urgente, concreta, strutturata.

Nel mio ruolo istituzionale di membro di un ComItEs (Comitato Italiani all’Estero), ho avuto modo recentemente di interrogarmi pubblicamente sul senso della riforma sulla cittadinanza, che pure rappresentava un passo atteso da anni. Un passo che, per com’è stato concepito e approvato, rischia di tramutarsi in un boomerang per gli italiani all’estero. Lo stesso rischio lo corriamo ora se non affrontiamo seriamente anche il tema del voto per corrispondenza.

Da tempo si ripetono, puntualmente a ogni consultazione, segnalazioni di irregolarità: plichi elettorali mai arrivati, giunti in ritardo o consegnati a indirizzi sbagliati; schede recapitate a persone decedute; elettori costretti a improvvisare soluzioni alternative per esercitare il proprio diritto di voto. Si assiste addirittura alla creazione di centri di raccolta voti improvvisati, che, pur nati con l’intento di “aiutare”, finiscono col tradire lo spirito della legge.

Negli anni ho avuto modo di denunciare queste anomalie a livello istituzionale ed a mezzo stampa, riportando testimonianze, raccogliendo segnalazioni, sollecitando maggiore trasparenza e responsabilità. Ma il problema, come si è visto anche in occasione del recente referendum, è tutt’altro che superato. Anzi, in molte aree del mondo è addirittura peggiorato, a causa della disomogeneità dei servizi postali locali, della scarsa vigilanza sugli appalti affidati alle compagnie di distribuzione e, in alcuni casi, di un problema generalizzato che sfugge oggettivamente al controllo delle rappresentanze diplomatiche.

È qui che la responsabilità politica diventa ineludibile. Dal 2006 ad oggi, si sono succeduti governi di ogni colore e maggioranze di ogni tipo: centrodestra, centrosinistra, governi tecnici, populisti e di unità nazionale. Tutti, nessuno escluso, sono stati pienamente a conoscenza delle criticità del voto all’estero. Eppure, in quasi vent’anni, non sono stati in grado di approvare una riforma seria ed efficace. Si è preferito girare intorno al problema, con promesse vaghe e interventi parziali, rinviando sistematicamente ogni decisione. È un fallimento collettivo della politica italiana, che ha lasciato milioni di cittadini all’estero in balia di un meccanismo farraginoso, vulnerabile e talvolta umiliante.

È tempo che la politica italiana assuma un impegno concreto e trasversale per restituire dignità e affidabilità al voto estero. L’attuale governo ha l’opportunità storica di intervenire: la credibilità della partecipazione democratica dei nostri connazionali nel mondo passa anche da qui.

La legge Tremaglia ha avuto il grande merito di aprire le porte della democrazia italiana agli italiani all’estero. Ora, è dovere delle istituzioni aggiornare quel sistema, renderlo sicuro, accessibile, rispettoso del diritto di ogni cittadino.

La partecipazione non può essere lasciata all’improvvisazione, né affidata alla buona volontà di chi cerca soluzioni alternative. Deve essere garantita, tutelata, protetta. Come ogni altro diritto costituzionale.

Flavio Bellinato – Italiani Oltreconfine

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