Una lunga ed esemplare carriera diplomatica prima, la scelta di abbandonarla e dedicarsi all’arte poi: Stefano Benazzo, stimatissimo Ambasciatore d’Italia, oggi espone le sue fotografie di relitti in tutto il mondo. “Dopo quasi 40 anni di servizio era difficile trovare nuove soddisfazioni”, dice lui. Temperamento nordico, aplomb inconfondibile, stile gentile, cultura raffinata: la sua è una storia bellissima, di quelle che affasciano e sono da raccontare.
Quattro anni a Bonn, otto a Mosca, altrettanti a Washington. Consigliere Diplomatico aggiunto del Presidente della Repubblica Italiana, Ispettore del Ministero e degli Uffici all’Estero le tappe di una brillante carriera, prima di diventare Ambasciatore d’Italia in Bielorussia (2001-2003) e in Bulgaria (2008-2012), con tanto di titolarità della Commenda dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e di diverse onorificenze straniere. Nel 2012 la scelta di ritirarsi a vita privata a Todi, in Umbria, e tracciare una strada nuova, che lo porta a reiventarsi modellista architettonico e navale, fotografo e scultore. Senza soluzione di continuità da anni conduce una ricerca fotografica sui relitti spiaggiati sulle coste e nelle acque interne di tutto il mondo e, in tutto il mondo, Stefano Benazzo espone le sue creazioni.
Eccellenza, nell’ambito della sua carriera diplomatica qual è, in assoluto, il suo ricordo più bello? “Alcune esperienze che non hanno nulla in comune: in primo luogo, la possibilità che ho avuto, nel corso di due periodi di lavoro a Mosca, di iniziare la prassi di rendere omaggio in occasione del 4 novembre ogni anno ai Caduti italiani in URSS durante la II guerra mondiale e, successivamente, di avviare il rimpatrio dei resti di molti Caduti per restituirli alle loro famiglie, che dopo decenni avevano perso ogni speranza di vederli tornare in patria. Inoltre, la gestione della costruzione della nuova Cancelleria dell’Ambasciata d’Italia a Washington, dal 1996 al 2001: tutti i partecipanti all’opera hanno avuto la consapevolezza di contribuire a erigere la più bella rappresentanza diplomatica italiana nel mondo, e la più bella Ambasciata a Washington. E sono fiero di sapere che la mia firma è apposta sull’architrave dell’edificio, secondo un’antica tradizione locale. Infine, gli anni che ho passato come Ispettore del Ministero, cercando di migliorare le modalità di lavoro delle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari e degli Istituti di Cultura. Ho imparato moltissimo dal contatto con innumerevoli colleghi e dipendenti del Ministero”.
E quello più brutto? “Purtroppo, le esperienze vissute dal 1976 al 1980, legate al terrorismo in Italia e in Germania. E anche la vicenda dell’Achille Lauro”.
Perché, a un certo punto, ha deciso di abbandonare la carriera diplomatica? “Perché, dopo quasi 40 anni di servizio, ho avuto a fine 2012 la consapevolezza che difficilmente avrei potuto trovare posti di lavoro che mi avrebbero dato le soddisfazioni che avevo provato nel corso della Carriera. Inoltre, avevo già in mente di affacciarmi ad una seconda vita, e cioè di dedicarmi all’Arte; in effetti, poche settimane dopo aver lasciato la Carriera, inauguravo la prima di una lunga serie di mostre personali (più di 50, finora); non ho mai smesso, nemmeno durante il Covid, e ne ho altre in programma”.
Viviamo un momento storico molto delicato, con conflitti che si registrano in varie parti del mondo. La diplomazia fa fatica. Perché? “Non darei la colpa alla diplomazia se fatica a placare i conflitti. Forse, invece, sono i molteplici singoli componenti delle popolazioni – sia gli esperti che i meno esperti in materia di relazioni internazionali, e includo i politici, i rappresentanti dei media, i responsabili di innumerevoli entità e organizzazioni nazionali o internazionali portatrici di obiettivi multiformi – a preferire approcci confrontazionali anziché tentare di capire le posizioni delle parti in causa e di avvicinarle, o quanto meno di cercare compromessi”.
Molti si chiedono quale debba essere il corretto rapporto fra politica e diplomazia. “Il politico rappresenta la volontà del popolo. Il diplomatico è tenuto a capire, suggerire, mediare, dipanare, raccomandare, offrire soluzioni; se le soluzioni che propone non vengono accettate, non vi sono che due vie: seguire le istruzioni del suo Ministro degli Esteri o dare le dimissioni”.
Oggi lei tiene mostre in ogni parte del mondo di fotografie di relitti spiaggiati. Com’è nata questa sua passione, così distante dal mondo della diplomazia? “Ho cominciato ad andare per mare circa 60 anni fa, e scatto fotografie da 55 anni. E un giorno mi sono accorto dell’esigenza di rispettare il dovere di Memoria nei confronti degli uomini di mare, di tutti coloro cui non sono stati dedicati monumenti grandiosi, e così è nata la mia passione per i relitti di navi e imbarcazioni spiaggiate, simboli del lavoro spesso oscuro svolto da milioni di marinai nei secoli passati, e della fiducia riposta nelle navi medesime, cui i naviganti affidavano i loro corpi. Ho fotografato più di 500 relitti spiaggiati, in più di 20 paesi in 4 continenti; e molte foto sono nel mio sito (ndr www.stefanobenazzo.it)”.
Per quanto riguarda l’arte, il prossimo appuntamento sarà a Urbino, questa volta con un mostra di modelli architettonici. “La mia passione per la costruzione di modelli architettonici di antichi edifici di culto è ispirata dalla stessa esigenza di rispettare il dovere di Memoria verso i loro ideatori e i loro costruttori; avete mai visto un memoriale dedicato ai costruttori di cattedrali o di edifici religiosi del passato? Ebbene, i miei modelli costituiscono appunto questo memoriale; nei secoli scorsi, i “Legnaiuoli” costruivano modelli di edifici da costruire per convincere i principi, gli ecclesiastici, i mecenati ad elargire i fondi all’uopo necessari; i miei modelli – costruiti da un “Legnaiuolo” dei tempi moderni – vogliono ricordare coloro che hanno eretto le migliaia di monumenti di diverse confessioni nei quali gli uomini del passato affidavano le loro anime a entità superiori. E dal 2 dicembre al 7 gennaio 2024 esporrò i miei monumenti nella chiesa di San Domenico a Urbino, di fronte al Palazzo Ducale. Siete i benvenuti!”
Un’ultima curiosità: lei è il Presidente di Giuria del Premio Gazzetta Diplomatica intitolato alla memoria dell’Ambasciatore Giovanni Jannuzzi. Proviamo a stilare un bilancio della prima edizione, appena terminata. “La prima edizione di un’iniziativa è spesso un salto nel buio. Ebbene, la prima edizione del Premio è stata superata “with flying colours”, come dicono gli anglosassoni. La concordanza dei voti espressi dalla Giuria, la presenza di un folto pubblico alla premiazione, l’unanime apprezzamento nei confronti della vincitrice del Premio: S.E. l’Ambasciatrice della Confederazione Elvetica, l’atmosfera serena e proiettata verso il futuro degli interventi pronunciati nel corso dell’evento, la copertura mediatica unanimemente positiva, tutti questi elementi fanno sì che il Premio abbia le caratteristiche per diventare un riconoscimento ambito e un punto di riferimento significativo della vita diplomatica a Roma”.
L’intervista al SE Ambasciatore Stefano Benazzo rivela un uomo eccezionale , che ha dato moltissimo alla Cultura dei nostri connazionali all’Estero ed ora , la sua attenzione alla Memoria di tutti gli uomini di mare , dal più’ grande al più’ piccolo , attraverso la fotografia dei relitti navali , mostra ancora una volta l’incredibile sensibilità’ dell’uomo ed artista Benazzo.
Se possibile vorrei poter ricevere ,qui a Washington DC, la pubblicazione della Gazzetta Diplomatica anche se , per curriculum universitario, non sono stato un Diplomatico.