La Russia è sotto attacco. L’Operazione “Tela di Ragno”, come è stata denominata da parte ucraina, avviata solo alcune ore orsono, ha colpito nel cuore la Russia portando l’aggressione non solo all’interno del suo territorio, ma addirittura ad alcune delle sue basi militari strategiche tra le più importanti per l’intero sistema difensivo del Paese.
Circa 40 bombardieri – secondo le notizie filtrate dal giornale Kyiv Independent – sarebbero stati distrutti a seguito di diversi attacchi condotti con droni su almeno 5 basi aeree (Belaya, Diaghilevo, Olenya, Amur e Ivanovo) tra cui spiccano in particolare, per rilievo strategico assunto quelle situate a Murmansk (Olenya), nella Penisola di Kola, ai confini con la Norvegia e prossima all’area artica, e a Ikutsk (Belaya) in Siberia, a ben oltre 5000 km da Mosca. Le modalità con cui gli attentati sarebbero stati eseguiti avrebbero implicato l’uso di camion e di casette in legno, da cui i droni sarebbero stati lanciati, e, dunque, partendo dallo stesso territorio russo.
Quello che più colpisce di questa operazione, sul piano dell’analisi strategica, è, a ben osservare, la riconducibilità delle sue diverse articolazioni ad un unico sistema logistico coordinato che, per complessità, tempistiche e modalità di esecuzione, rivelerebbe l’intervento di menti esperte certamente oggi assenti nella nomenclatura militare di Kiev, ma sicuramente rinvenibili negli apparati di altri Paesi, soprattutto di quelli dichiaratisi nemici acerrimi di Mosca. Del resto, a indurre a tale interpretazione dei fatti soccorrerebbe proprio la retorica altamente inquietante di cui si sarebbe fatto interprete il Ministro della Difesa britannico, John Healey, allorchè ebbe recentemente ad affermare che, in occasione della prossima tornata negoziale a Istanbul, avrebbe inviato a Mosca un “messaggio di prontezza a combattere”. Una esternazione, questa, che certamente avrebbe assunto agli orecchi del Cremlino il contenuto di un vero e proprio atto di intimidazione.
Sul piano più squisitamente politico, poi, l’Operazione “Tela di Ragno” acquisterebbe un portato significativo ben oltre il senso suggerito da una mera azione di rappresaglia militare. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’operazione, da un lato, segue a due attentati terroristici eseguiti dagli ucraini soltanto poche ore prima nelle regioni russe di Bryansk e Kursk, con la distruzione di due ponti ferroviari ritenuti strategici per ragioni di logistica militare, e, dall’altro, anticipa, pure di alcune ore, l’avvio della seconda tornata negoziale prevista tra i due belligeranti il 2 giugno ad Istanbul.
Nell’economia generale del conflitto, non dovrebbe, pertanto, sfuggire come l’ultima operazione ucraina vada ad inserirsi in un quadro di crescente destabilizzazione del conflitto fino a far ipotizzare, non tanto l’interesse di Kiev ad assicurarsi al tavolo delle trattative una posizione di maggior forza contrattuale – tesi comunque assumibile e credibile in una fase cruciale pre-negoziale – quanto la sua volontà (congiuntamente a quella dei suoi alleati europei) di sabotare il negoziato stesso, per delegittimare la posizione di Mosca una volta che questa dovesse reagire a quest’ultimo attacco condotto su vasta scala, con una dura e dolorosa rappresaglia. Una reazione, peraltro, ben prevedibile alla luce delle passate esperienze e che ben si giustificherebbe questa volta per via sia della menomazione strategica inflitta alla struttura difensiva del Paese, sia per la rilevante dimensione del danno economico da esso subito.
In base a tali elementi di valutazione acquisterebbe, dunque, vieppiù di credibilità la tesi di un progetto “terroristico” ingegnerizzato da cervelli occidentali, non esclusi elementi addirittura del “Deep State” americano (sopravvissuti allo “tsunami Trump”), come testimoniato dalla visita resa solo 24 ore fa a Zelensky dal Senatore repubblicano USA, Lindsey Graham, conclamato oppositore del “tycoon”, la cui presenza in Ucraina andrebbe letta come una forma di assicurazione fornita alla leadership del Paese per continuare a sostenere una guerra ad oltranza con la Russia ricorrendo ad una “escalation” di tattiche e di mezzi idonei a mettere a dura prova la capacità di resilienza del Cremlino a fronte di crescenti atti di provocazione.
In questa prospettiva non sarebbe, pertanto, da escludere una reazione forte e decisa da parte di Mosca a questo gravissimo episodio terroristico, ma non al punto, tuttavia, da indurre il Cremlino a ricorrere all’uso di armi nucleari tattiche. Le circostanze e le modalità di quest’ultimo attacco, del resto, non sembrerebbero ancora sufficienti ad integrare quella fattispecie di minaccia che giustificherebbe una reazione di Mosca sul piano nucleare, necessitandosi a tal fine, ai sensi della sua Nuova Dottrina Nucleare, una “accertata informazione sul lancio massivo di mezzi di attacco aerospaziali e sul loro attraversamento dei confini di Stato”.
In conclusione, e sulla base degli elementi informativi al momento disponibili, l’Operazione “Tela di Ragno” sembrerebbe ancora inserirsi in un contesto di destabilizzazione del conflitto chiaramente in condizioni di “up-grading”, ma pur sempre ancora in un quadro di rischio calcolato. Insomma, trattasi di certo di un azzardo strategico, ma ancora sotto il diretto controllo delle parti. Il che, non dovrebbe dissuadere il Cremlino dall’affrontare questa seconda fase del negoziato, salvo a dimostrare la propria posizione di forza con una rappresaglia da lanciarsi con fredda determinazione proprio a trattative già avviate.
Bruno Scapini
Analisi lucida ed equilibrata, prodotto di una riflessione pacata e realistica di un diplomatico di carriera come è l’Ambasciatore Bruno Scapini. Grazie mille a Lui
Credo che la reazione Russa non si farà attendere..e potrebbe essere anche molto dura..sicuramente se lanceranno missili sulle città russe partirà un’escalation che provocherà l’inizio della Terza Guerra Mondiale..lo prevede la Dottrina di difesa Russa,gli Inglesi e Americani non hanno capito che giocano per primi con il fuoco che prima o poi gli tornerà indietro
Oggi, 2 Giugno, festa della Repubblica Italiana.
Ma di quale Repubblica stiamo parlando, di quale Nazione parliamo? A mio modesto avviso, parliamo di un Sistema necrofilo che continua nella folle auto commemorazione di sé .
Provo estrema vergogna nel risiedere in quello che è ritenuto essere uno dei Paesi più belli al Mondo e che nel contempo perpetua il grave errore di essersi posizionato nuovamente dalla parte sbagliata della Storia.
Sono estremamente preoccupata per le conseguenze e, soprattutto, delle atrocità che il nostro sistema è in grado di compiere.
Sono dalla parte della Russia, senza alcun dubbio e prego il Cielo che resista al veleno di questo occidente mortifero..
Grazie caro Ambasciatore!
Sono pienamente d’accordo quanto detto da Lyndi