Nel settimo anniversario del riconoscimento di Giorgio La Pira come Venerabile, l’on. Fabio Porta è intervenuto al Convegno organizzato alla Camera dei Deputati dalla Società Italiana di Geopolitica – Progetto di Vision & Global Trends, dal titolo “Giorgio La Pira: attualità di un pensiero per la pace. Politica, fede e futuro“, sottolineando come “tale convegno non si limita a celebrare la memoria del “Sindaco Santo” di Firenze, ma intende interrogare il nostro presente e il nostro futuro alla luce della sua eredità spirituale, politica e culturale”.
Porta, nella sua introduzione al convegno, ha evidenziato l’impegno di La Pira nella costituente e come Sindaco di Firenze, evidenziando come “seppe forgiare una Costituzione che pone al centro la persona, la solidarietà, il lavoro e la pace”.
Successivamente, il deputato dem, dopo aver ricordato che “la sua politica sociale non era mero esercizio di filantropia, ma incarnazione di un personalismo cristiano che vedeva nella città il luogo in cui un posto ci deve essere per tutti: per pregare, per amare, per lavorare, per pensare, per guarire”, si è soffermato di più sugli aspetti legati alla geopolitica.
A tal proposito, Porta ha affermato che “sul piano internazionale, La Pira seppe anticipare le grandi questioni del nostro tempo: la necessità di una governance globale fondata sulla giustizia, il ruolo del Mediterraneo come crocevia di civiltà e di dialogo, l’urgenza di ascoltare la voce dei popoli del Sud globale. La sua idea di un Mediterraneo “tenda di Abramo”, spazio di incontro tra ebrei, cristiani e musulmani, prefigura una geopolitica della fraternità, di cui oggi avvertiamo la pressante necessità”.
Il parlamentare ha anche evidenziato che l’impegno di “La Pira per la pace fu instancabile e concreto: dalla difesa dei lavoratori minacciati dalla crisi industriale, ai pellegrinaggi di dialogo con i leader di Mosca e Hanoi, dagli appelli per il disarmo ai tentativi di mediazione tra Israele e i Paesi arabi, fino alle iniziative per la pace in Vietnam e alle relazioni con i Paesi emergenti dell’Africa e dell’Asia. La sua azione diplomatica, spesso incompresa o osteggiata, si fondava su una “utopia concreta”, nutrita di fede e di ragione, di preghiera e di azione. “Spes contra spem” era il suo motto, la sua cifra esistenziale e politica: “Non è utopista chi crede nella pace e lavora per essa, ma è drammaticamente utopista chi si ostina a credere di poter risolvere problemi radicalmente nuovi con metodi irrimediabilmente superati”.
Infine Porta ha sottolineato come “oggi, in un mondo nuovamente attraversato da conflitti, da crisi degli strumenti multilaterali, da nuove forme di povertà e di esclusione, la lezione di La Pira ci invita a riscoprire la vocazione dell’Italia come ponte tra Nord e Sud, tra Est e Ovest, tra Europa e Mediterraneo; a promuovere una cultura della pace fondata sul dialogo, sulla giustizia e sul rispetto della dignità di ogni persona e di ogni popolo. Rileggere La Pira significa interrogarsi sulla possibilità di una nuova cultura politica della pace, capace di coniugare idealismo e concretezza, spiritualità e progettualità, soprattutto in relazione al ruolo dell’Italia in uno scenario multipolare”.
“Che il suo esempio – ha aggiunto – ci sia guida e sprone, oggi più che mai, per una politica all’altezza della dignità dell’uomo e della pace tra i popoli. Come egli stesso ci ammoniva: «La politica è una cosa alta, nobile, necessaria. Spes contra spem! Pregare per la pace, la grazia, la fraternità, non si sbaglia mai». “La Pira – ha concluso Fabio Porta – ci lascia un’eredità che è insieme spirituale e civile, personale e universale: una chiamata a “trasformare la società”, a non cedere al cinismo né alla rassegnazione, ma a credere, anche oggi, che “le mura di Gerico possono cadere” e che la pace è possibile, se la si vuole e la si costruisce giorno dopo giorno, con coraggio, con creatività, con fede”.