Nell’immaginario collettivo la Francia viene in genere associata a costumi lascivi. Parigi è stata da sempre l’icona della trasgressione. Chi tra i nonni delle ultime generazioni non ricorda le ballerine del “Can Can” al Moulin Rouge? Non che gli altri Paesi europei siano da meno. Tutt’altro! Anzi alcuni nel nord Europa hanno addirittura segnato l’avanguardia nel processo di emancipazione sessuale e nella promozione dell’industria pornografica, basti pensare alla Danimarca, all’Olanda e alla Svezia! Ma in questi Paesi la “transizione” è passata silenziosamente, proponendosi le nuove sensibilità in rispettosa “sordina”, come a voler discretamente salvaguardare la moralità di coloro che non condividevano tali nuovi orientamenti.
In Francia no. L’avvento della trasgressione è stato un fenomeno dirompente, il suo esercizio doveva far scandalo e le sue proposte dovevano ad ogni costo impressionare, sconcertare, sbalordire, turbare emotivamente fino in fondo. Dalla dignitosa fierezza per una rivoluzione combattuta in nome delle vere libertà, la Francia è caduta oggi nella più profonda miseria spirituale, transitando per l’orgoglio gay. La prova? La recente inaugurazione delle Olimpiadi a Parigi. Una cerimonia di apertura improntata alla parodia dell’Ultima Cena, in cui Cristo e suoi messaggeri di apostolato vengono sostituiti con altrettanti loschi figuri ispirati alle più accattivanti espressioni della “drag queen”. La rappresentazione andata in scena lungo la Senna, infatti, lungi dall’ispirare sentimenti di sano agonismo sportivo in vista di unificare i popoli della Terra attorno a valori universalmente riconosciuti, ha preso spunto dalla oscena rivisitazione del famoso dipinto di Leonardo per proporci un mondo di personaggi dissacranti e mistificatori che, nella derisione della prospettiva oltremondana offertaci dalla tradizione cristiana, ci induce a mettere in discussione una civiltà che proprio da essa ha tratto i suoi originari valori fondanti.
Che senso mai potrà avere uno spettacolo del genere oltre a quello che subitaneamente appare come uno squallido carnasciale? Non è forse l’intento di proporci la morte di Dio quale forza unificatrice e vivificatrice dell’umanità per privarla delle sue ultime certezze e consegnarla a uno smarrimento esistenziale quale condizione per farle recepire un ordine dissacratore indotto per la sua irreggimentazione?
Giustamente l’evento non ha mancato di suscitare risentite reazioni da parte non solo dei Vescovi francesi, per via della blasfemia sottesa allo spettacolo, ma anche di molti credenti ben pensanti che hanno visto nella cerimonia un modo moralmente riprovevole e del tutto gratuito di chiamare in causa il Cristianesimo senza alcuna plausibile ragione relazionale.
Non ci deve, dunque, meravigliare più di tanto ormai tal genere di spettacoli accettati dal disfattismo occidentale che, richiamandosi a interpretazioni talvolta blasfeme e trasgressive, talvolta sataniste (come nel caso della cerimonia inaugurale del Tunnel del San Gottardo in Svizzera nel 2016 o nell’esposizione presso le Scuderie del Quirinale in Roma nel 2021, in piena crisi pandemica, dell’opera del francese Auguste Rodin “ La Porta dell’Inferno”) si impongono al più vasto pubblico al fine di sdoganare insane costumanze per abituarci ad un allontanamento dai valori tradizionali della nostra civiltà sostituendoli con rappresentazioni certamente suggestive – e per questo proprio efficaci – ma al contempo prive di concettualità costruttive e soprattutto in grado di fuorviarci da una corretta visione del mondo per mano di una sparuta minoranza illusa che il loro pensiero debba essere quello dominante e universalmente riconosciuto.
Ci stupisce in questo scenario in cui la dissacrazione è chiave di interpretazione dello spettacolo, il silenzio di Papa Francesco che nell’Angelus di domenica si è limitato ad affermare come la guerra, di cui il mondo oggi si permea, contraddica quello spirito di fratellanza che i Giochi Olimpici dovrebbero invece promuovere. Sulla stessa linea di pensiero si colloca del pari Ursula von der Leyden che, esaltando i giochi olimpici parigini, li ha definiti come una prova di “cooperazione globale, di equità e solidarietà”.
Ma in questo spettacolo messo in scena da Emmanuel Macron c’è un tratto che lo distingue e che in fondo ne esplicita il vero intimo senso: quello di essere una fedelissima allegoria della fluidità del nostro tempo e della nostra Europa. Un continente allo sbando è il nostro, che avendo perso la propria identità storica cristiana si presta ora ai più bizzarri esercizi di bio-politica per compiacere un manipolo di uomini determinati a conseguire l’egemonia sul mondo.
Bruno Scapini
Articolo molto lucido, come sempre. Ricordo anche una scena della cerimonia inaugurale delle olimpiadi di Londra, in cui dei sinistri esseri attestavano alla vita di bambini stesi in letti di ospedale. Fu scelta una bambina, terrorizzata, che ricevette un’iniezione…. Atto precursore dello scempio del COVID alcuni anni dopo. Le olimpiadi sono rituali satanici
Oggi, 29lug24, sul tg7: Francesco non commenta. Per non fare politica.
(ma caldeggiando l’ ‘invasione’ la fa e come).
Che razza de gentàja ciànno llì?
Sì, sì…sto propriamente a ddì: a Parì!
Ma quanta mmerda, da ggiù insin’a ssu…
Vijàcchi, pure! Àrtro che ‘missiù’….
Ma puro te, France’…Qui ce voleva er Belli,
che sai si che rosario de stornelli…!…
Parlànnose chiaro…
È ch’er modo de fà, le vòrte, scoccia.
Che più che te, me pari un giornalista
der tipo: ‘sta notizzia qui se bbòccia,
perché ce pò portàcce … fòri pista…”.
O pòi sembràmme chi fa er doppio gioco,
che appòggia a questo, o a quello llì, a secônna
de chi je viè ar momento mèjo a ffòco,
e de chi è mèjo a stà a seguìnne l’ônna.
Sei n tipo inteliggènte, e si n sò chiari
li paragoni che te sto facènno,
dico:“N t’abbàsteno ‘i bocconi amari
che tutti noàntri stàmo deglutènno?
Chi vvòi rappresentà co la sparata:
“Me ne sto zzitto…pe n creà probblèmi”…?!
Quer “travasà” che vvòi … è na ficata?!
Ma, ‘nzomma…tutti a posto…E noi, li scemi?!
N c’è ggiorno senza ggènte ch’è ammazzata
pe vvia de quer che sai…Puro llì, zzitto?
Accòje e èsse bbòni, n vòr dì: ‘adunata!’
de chi – chi rappresenti ‘o vò sconfitto!
Mo’, llì a Pariggi che se sò permessi
de stàcce a ‘nzurtà a tutti – li merdosi –
dovréssimo abbozzà e stà sottomessi
perché – n sia mai! – tu manco te ce còsi!
“Perché, sinnò…è politica” … Ma va?!
E l’invasione, che è, secônno te…
Te ciaccalôri tanto che…n se sa.
Ma…include chi dirà:“Dà ‘r posto a mme!”,
ôrtre che a èsse bbòna a fomentà
quistioni che n sò propio na robbétta…
e smòve la politica – qua – e -‘llà’,
creànno na tenzione che s’affetta…
Mo, li merdosi, stann’a ddì:“Scusate!
Nun pensevamo…!” Ah, nno, teste de còsì?
Ma, dico io: ‘r ciarvèllo nu l’usate?
Ma fàteve n bidè…Sti caccolosi!
In concrusione, sì! – sémo…così…
ma arméno a ddìje: “Cari, ve sbajàte…
Che ‘r cèlo ve perdoni! Noi…deqqui,
lo fàmo, sì, ma…basta a ffà cazzate!”
Armando Bettozzi – 29 luglio 2024
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Ma…sta Pariggi tutta illumminata
ch’ha illumminato puro li ciarvèlli
sta n po’ facènno troppo l’esartata
co ste Olimpiadi tutte ‘pro-ribbèlli’.
“INCRUSIONE N VÒR DÌ SOPRAFFAZZIONE”
“A Re’, ma che je stànn’a ffà a sti Giochi
che stann’a svergognàlli nnànzi ar mônno
pensànno de fà er mônno più giocônno
scanzànno ‘i tanti, e accontentànno ‘i pochi?!”
“Pe la demograzzìa…(!?)…Ma puro a questa
je stànn’a ffà n servizzio che nun paga:
che stann’a ffàlla diventà na piaga
pe accontentà gni sbando de gni testa”.
“È vero…Mo, è la ‘cena de Leonardo’…
E ammo, sur ringhe de le scazzottate
se méneno categorie ammischiate
côr dopping che oramai nu è più n azzardo (?!)”.
“Ma, anzi! Si ssei una o uno dopato
‘nziché squalificato ciai l’appoggio
de chi de ‘civirtà’ vò ddà gran sfoggio,
e a una je fa pèrde er campionato.”
“Ch’è quello ch’è successo…E mmo ciavòja
a ddì: “Ma nno…È pe vvia de l’incrusione’…!”…
Dunque…uno côrmo de…testosterone
lo mànni addosso a ‘una’…È paranoja!”
Ma ndo volémo annà!…E…er ‘peso piuma’
che n se pò manco batte côr ‘leggero’
è na fandonia, oppuro è ancora vero?!
Quela porèlla ancora piagne e schiuma…
Ché manco pò ddì er vero sur ‘ritiro’
pe nun subbì n bell’àrtro trattamento…
e dunque è n gioco sporco…e n godimento
pe certi a ddì frescàcce e a prènne in giro.
Poteva èsse ‘olimpionica’!…E nu è stato.
Quanto a ‘incrusione’, ggènte illumminata,
n vôr dì ‘ruvinà tutto’. Va inventata
la ‘classe’ in modo diversificato.
Ch’è solo n grosso imbròjo a sta magnéra.
E allora pe èsse ggiusti pe davero
co tutti e tutte! e co quarsìa penziero,
pesàmo ‘peso’ e ‘sesso’ a … la stadera!
Perché demograzzìa nu è n’opignone,
che ognuno se la giostra a piacimento,
secônno ideologgìe che a sfinimento
la vònno spuntà sopra ogni raggione.
Armando Bettozzi – 2 agosto 2024