Carisma da vendere, innata eleganza, sagacia indiscutibile: in poco più di un anno da Ambasciatrice nella Capitale Monika Schmutz Kirgöz ha catturato su di sé l’attenzione dei media per la sua capacità di analisi, sempre attenta e originale. Volutamente e fortemente «undiplomatically diplomatic», stile gentile, ma anche diretto se serve, esercita il suo ruolo con una passione che sa trasmettere.
Una laurea in scienze politiche e sociologia all’Università di Losanna, seguita da un Master per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Politecnico Federale di Zurigo, dal 1996 lavora nel Dipartimento Federale degli Affari Esteri della Confederazione svizzera. Fra gli incarichi più prestigiosi quello di Console Generale a Istanbul e quello di Ambasciatrice a Beirut. Madrelingua tedesca, parla benissimo italiano, francese, inglese e turco, apprezza molto il Bel Paese, da settembre 2021 è Ambasciatrice a Roma.
Eccellenza, come definirebbe oggi i rapporti fra Svizzera e Italia?
“I rapporti tra i nostri due Paesi sono ottimi: non condividiamo solamente una frontiera di ottocento chilometri, ma anche ricche e articolate relazioni in ambito politico, economico, finanziario, culturale, nonché scientifico e sanitario. In Svizzera vivono oltre 330 mila italiane ed italiani, a cui si aggiungono 310 mila persone con doppia cittadinanza svizzera e italiana, in tutto oltre il 7% della popolazione totale del Paese. Inoltre, 85mila lavoratori varcano ogni giorno la frontiera per recarsi al lavoro in Svizzera. La fortissima presenza italiana nel nostro Paese rafforza ulteriormente legami, che oggi sono fortissimi, in particolare nella società.
Le relazioni politiche tra i nostri Paesi sono molto buone: basti pensare alla recente visita di Stato del Presidente Italiano Sergio Mattarella in Svizzera. Anche da un punto di vista economico, i rapporti sono eccellenti. Con un volume totale delle transazioni nel campo delle merci che nel 2021 ha superato i 34 miliardi di franchi, la Svizzera è il quarto mercato di esportazione per l’Italia e l’Italia è per la Confederazione il terzo partner economico. A questi va aggiunto un florido commercio nel campo dei servizi. L’Italia esporta verso il nostro Paese, di soli 8.7 milioni di abitanti, tanto quanto verso la Cina, il Brasile e l’India complessivamente.
L’Italia e la Svizzera condividono, inoltre, una stretta collaborazione nei settori della formazione, della ricerca e dell’innovazione. Con il numero di abitanti già evidenziato, la Svizzera vanta tantissimi ricercatrici e ricercatori, tra cui molte italiane e italiani. Menziono a riguardo l’Università della Svizzera italiana (USI) e la Scuola universitaria professionale (SUPSI), che hanno un ruolo molto importante, in quanto unici atenei italofoni fuori dalla Penisola. La cooperazione tra i nostri due Paesi è varia e particolarmente intensa anche nei settori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, delle scienze, della salute, dell’energia e dello spazio”.
Lei come si trova in Italia?
“Dopo tanti anni trascorsi in diversi Paesi, soprattutto in Medio Oriente, Roma costituisce oltre che una rappresentanza diplomatica prestigiosa, una città a cui sono personalmente molto legata. La città condensa in sé la storia, l’arte, la bellezza, la gioia di vivere e non solo. Per me che adoro la natura, Roma offre l’opportunità di potere correre nei suoi meravigliosi parchi come Villa Ada, Villa Glori, Villa Borghese o il Lungotevere. Appena mi è possibile indosso le mie scarpette da corsa e mi isolo completamente, rilassandomi tra alberi secolari, sentieri nascosti, animali inaspettati, una volta ho incontrato anche un serpente, e profumi mediterranei. E poi è possibile girare la città in bicicletta. Insomma, una città molto più green, slow, al di là dei luoghi comuni sul caos, il rumore e il traffico. E poi sono continuamente toccata dalla gentilezza, dall’accoglienza e dalla disponibilità degli italiani, a tutti i livelli e nelle più semplici situazioni della vita quotidiana”.
Di recente il Presidente Mattarella si è recato in visita di Stato in Svizzera. Lei ha scritto sul suo profilo Twitter “Sono stati giorni indimenticabili, ricchi di visite e discussioni stimolanti”. Può raccontarci un aneddoto che l’ha particolarmente colpita in relazione a questa esperienza?
“La visita di Stato del Presidente Italiano Sergio Mattarella in Svizzera è stata effettivamente ricca di incontri e visite molto interessanti. Dopo essere stato accolto a Berna con gli onori militari da parte del Governo Federale, guidato dal Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, il Presidente Mattarella ha partecipato ai colloqui ufficiali con i Consiglieri federali Simonetta Sommaruga, Guy Parmelin e Viola Amherd. Molto stimolante è stata anche la visita all’insegna dell’innovazione e dell’imprenditorialità alla Scuola politecnica federale di Zurigo. È importante che la visita del Presidente Italiano si sia svolta durante la presidenza di un italofono: questo riflette l’importanza dell’italiano, una lingua bellissima che unisce i nostri due Paesi. Devo dire che ho una grande stima per il Presidente Mattarella che mi impressiona enormemente poiché unisce l’intelligenza all’umanità e al senso del dovere per lo Stato”.
Passando all’Ucraina, si sarebbe mai aspettata una guerra così vicina al cuore dell’Europa nel 2022?
“L’aggressione russa all’Ucraina mi ha profondamento scioccato. Siamo di fronte a una grave violazione del diritto internazionale: l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, nonché il divieto del ricorso alla violenza sono stati violati. La Svizzera ha reagito fra l’altro condannando l’aggressione, adottando sanzioni contro Russia e Bielorussia, inviando aiuti umanitari all’Ucraina. Neutralità non significa indifferenza. Decenni di sicurezza cooperativa e di cooperazione a livello paneuropeo sono andati in frantumi”.
La strada della diplomazia, a suo avviso, è ancora percorribile per arrivare a un accordo fra Russia e Ucraina?
“Credo fermamente nel ruolo della diplomazia. La Svizzera ha una lunga tradizione di buoni uffici e li ha offerti ai contendenti. L’Ucraina ha domandato alla Svizzera di assumere la protezione degli interessi ucraini in Russia, ma quest’ultima finora non ha dato il suo consenso. Sulle esportazioni di grano, invece, una soluzione diplomatica ha permesso di alleviare la penuria e stabilizzare i prezzi. Questi due esempi mostrano che occorre la volontà delle parti in conflitto per dare una chance alla diplomazia”.
Ultima domanda, una testata giornalistica svizzera, tessendo le sue lodi, ha scritto di Lei qualche tempo fa: “Schmutz Kirgöz è popolare anche perché è determinata, ha un carattere aperto e sicuro e sa affrontare i problemi di petto. Un’ambasciatrice atipica che sa parlar chiaro”. Lei si ritrova in questa definizione?
“Direi di sì, e trovo che questa definizione sia un complimento. Quando ho lasciato il Libano mi hanno dedicato una cerimonia di addio al Serraglio (sede del Primo Ministro), dove la consigliera diplomatica del Primo Ministro mi ha ringraziato per averle insegnato ad essere “undiplomatically diplomatic”. Di fronte alle sfide che abbiamo appena menzionato, mi pare che un linguaggio chiaro, e non complicatamente indecifrabile, sia la via giusta”.
Intervista di Marco Finelli