Accogliente, dinamico e attento: il Circolo degli Esteri lo immagina così. L’Ambasciatrice Maria Assunta Accili è la prima donna in assoluto a presiederlo e, da appena tre mesi, con un pragmatismo unico, sta lavorando alacremente a quello che è il suo progetto: rendere il sodalizio che si trova sul Lungotevere dell’Acqua Acetosa un polo di aggregazione capace di favorire le relazioni, la solidarietà e lo sviluppo dello spirito di corpo.
Punto di riferimento nel panorama diplomatico italiano, entrata nel servizio diplomatico nel 1980, Accili in carriera ha ricoperto incarichi in diverse Ambasciate italiane, tra cui quelle di Rabat, Pechino e Islamabad. Nominata Ambasciatrice nel 2012, è stata Capo Missione a Budapest e successivamente, nel 2016, Rappresentante Permanente d’Italia a Vienna. Durante la sua carriera ha lavorato su temi legati alla cooperazione internazionale, le relazioni culturali e lo sviluppo economico, ed è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Oggi, con una lunga esperienza nel settore e una visione sempre rivolta al futuro, dopo un periodo piuttosto complicato per il Circolo, è chiamata al non facile compito di restituire un po’ di tranquillità alla struttura, luogo di dialogo e connessione tra mondi diversi, ormai prossimo a festeggiare i suoi 90 anni di attività.
Presidente del Circolo degli Esteri da circa tre mesi. Cosa rappresenta per lei questo nuovo incarico? “Lo considero un impegno a favore della comunità dei colleghi che perseguono interessi comuni, che condividono simili esperienze di vita e di lavoro, che si ritrovano in un ambiente familiare e sereno particolarmente utile dopo le lunghe pause in missione all’estero. I membri del Consiglio Direttivo ed io sentiamo la responsabilità di preservare e valorizzare quest’oasi di pace a due passi dalla Farnesina che lo stesso Ministero utilizza come luogo privilegiato per attività istituzionali e di rappresentanza e che offre agli iscritti un pratico e gradevole luogo di ritrovo e di socializzazione sia sul piano professionale che su quello personale”.
Se dovesse definire con tre aggettivi il suo modello ideale di Circolo, quali sceglierebbe? “Accogliente per la qualità dell’ambiente e dei servizi ai propri membri e ai loro ospiti; dinamico nello sviluppo delle attività sportive e culturali; attento alla promozione delle funzioni statutarie. In ultima analisi, il Circolo rappresenta un polo di aggregazione per l’Associazione del personale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che deve favorire le relazioni, la solidarietà e lo sviluppo dello spirito di corpo”.
Quali sono le principali iniziative che intende promuovere nel prossimo futuro? “Seguendo la lunga tradizione del Circolo, identifico in tre filoni le iniziative da promuovere nel triennio: l’ampliamento della base sociale tra i più giovani dipendenti ministeriali, ai quali vorremmo trasmettere nelle migliori condizioni l’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri predecessori, la modernizzazione delle strutture e il rafforzamento del dialogo con le componenti più qualificate della società. E poi ci prepariamo a celebrare l’anno prossimo il 90mo anniversario dalla fondazione del Circolo”.
In che modo, a suo avviso, il Circolo degli Esteri può contribuire alla promozione della diplomazia italiana? “Il Circolo costituisce uno spazio per il confronto e l’incontro sia con gli ambienti italiani più interessanti per la protezione degli interessi nazionali nel mondo, che con gli esponenti delle realtà straniere operanti nel nostro Paese, ivi incluso naturalmente il Corpo Diplomatico qui accreditato. Far conoscere attraverso le iniziative promosse dal Circolo, l’attività della diplomazia italiana nei settori più svariati, può contribuire al consolidamento del profilo della nostra funzione”.
Una carriera diplomatica d’eccezione: qual è, in definitiva, il suo ricordo più bello in assoluto? “Sono stata fortunata; ho un impressionante bagaglio di ricordi bellissimi forse perché la curiosità e la passione per lo studio mi hanno fatto apprezzare tutte le esperienze che ho vissuto sia negli uffici della Farnesina che nelle mie numerose missioni all’estero. L’impressione più bella che ha raccolto in quarant’anni di carriera è il generale affetto per il nostro Paese che ho riscontrato a tutte le latitudini”.
E il più brutto? “Forse le visite nei campi dei rifugiati. Non so descrivere lo strazio per la condizione di persone che sono letteralmente abbandonate, brutalizzate e, soprattutto, senza speranza. Non è un’esperienza alla quale ci si può abituare”.
Secondo l’ultimo rapporto del Ministero degli Affari Esteri, le donne in carriera diplomatica sono 259, pari al 24,28% del totale, ovvero circa un quarto dei professionisti che ricoprono ruoli dal dirigente di seconda fascia fino ad Ambasciatore. “Per fortuna, molto è cambiato da quando le prime diplomatiche entrarono in carriera nel 1967, ma il tetto di cristallo c’è ancora, nonostante alcuni ruoli apicali ricoperti da donne all’interno dell’Amministrazione (quale, in primo luogo, quello della Direttrice Generale per le Risorse e l’Innovazione) e malgrado la presenza di diverse Ambasciatrici in posizioni di rilievo da Washington a Parigi, da Mosca a Teheran. Se è vero che ormai le candidature femminili all’ingresso in carriera sono più numerose di quelle maschili purtroppo restano molti ostacoli alla progressione nei gradi e nelle funzioni. Che ci sia un lungo cammino da compiere è documentato dalla costituzione nel 2001 di un’associazione di Donne Italiane Diplomatiche e Dirigenti che persegue l’obiettivo della parità di genere”.
Quali consigli si sentirebbe di dare oggi a un giovane intenzionato a intraprendere la carriera diplomatica? “In primo luogo, suggerirei di farsi un’idea precisa non soltanto del lavoro, ma anche del genere di vita che la carriera comporta. A questo scopo segnalo le opportunità offerte ai giovani laureati dalla Convenzione MAECI-CRUI per dei tirocini presso le sedi diplomatico-consolari italiane all’estero. In secondo luogo, è fondamentale lo studio approfondito dei programmi d’esame per il concorso di cui si può prendere visione sul sito web della Farnesina. È attualmente allo studio un’ipotesi di riforma del concorso e occorrerà che gli aspiranti seguano gli annunci che il Ministero emanerà in relazione a futuri requisiti e modalità di ammissione. Infine, raccomando i corsi di preparazione al concorso diplomatico che vengono svolti da diverse istituzioni accademiche e di ricerca e sono elencati nel sito del Ministero. Tra questi corsi tengo a menzionare quello organizzato dalla SIOI che ha dato il contributo più significativo alla formazione di futuri diplomatici con circa 600 dei propri studenti entrati nei ruoli ministeriali in ben 55 anni di attività. Lo scorso anno il 60% dei nuovi assunti provenivano proprio dai corsi SIOI. E poi, comunque, studiare, studiare, studiare”.
Intervista di Marco Finelli
Por favor le puede mandar un saludo a la señora MArÍA desde aca del Ecuador