Si è svolto questa mattina, nella sede della Biblioteca Spadolini Nuova Antologia, il convegno “La guerra e la pace. Democrazia e autocrazia: lo scontro per i nuovi assetti globali”.
Ad organizzarlo sono state la Fondazione Spadolini Nuova Antologia e l’Associazione degli Amici della Fondazione Spadolini.
I temi in discussione sono stati molti, tutti di grande attualità e di drammatico interesse. In particolare i relatori, di rinomanza internazionale, hanno ipotizzato risposte alle domande che noi tutti, in questi tempi difficili, ci poniamo ogni giorno: sta per iniziare, o è addirittura già iniziata, la terza guerra mondiale? È in atto lo scontro globale tra le democrazie liberali e le autocrazie? È possibile ristabilire la pace in Europa respingendo le pretese aggressive di Putin? E quali sono, Europa a parte, le aree più “calde” del pianeta? E ancora: quale futuro può avere la globalizzazione? La terza guerra mondiale sarà combattuta, più che con le operazioni militari, proprio con quegli strumenti economici e finanziari che negli anni passati hanno consentito lo sviluppo anche di aree tradizionalmente escluse dal benessere? Come evolveranno i rapporti tra le due maggiori potenze del pianeta, gli Stati Uniti e la Cina, scatterà la “trappola di Tucidide”?
Su questi interrogativi si sono confrontati intellettuali, politici, giornalisti, docenti universitari, diplomatici in un libero confronto di idee e di esperienze, senza pretendere di offrire soluzioni ma cercando di chiarire i contorni di uno dei tornanti più delicati della storia moderna.
I saluti istituzionali sono stati portati dal presidente della Regione Eugenio Giani, dal presidente della Fondazione Spadolini Cosimo Ceccuti e dal presidente dell’Associazione Amici della Fondazione Spadolini Stefano Folli.
“È giusto pensare alla pace – è stato il commento di Eugenio Giani – ma nel rispetto e nella salvaguardia della storia e della tradizione dell’Ucraina. La pace può essere raggiunta solo nel momento in cui si ha il senso del rispetto reciproco. Questo sarà molto difficile fino a che un personaggio come Putin resterà al governo. Come vediamo in questi giorni gli echi della guerra Russo – Ucraina arrivano in Cina e in Kosovo e un seminario come quello organizzato oggi in Biblioteca Spadolini approfondisce temi di grande attualità e contribuisce alla riflessione sui presupposti per la pace. Mai come oggi, purtroppo, dalla Seconda guerra Mondiale, siamo infatti arrivati ad una situazione così delicata, per il pericolo di un terzo conflitto mondiale”.
“Il tema di questo anno è imposto dalla tragica attualità della guerra -sono le parole di Stefano Folli-, che pone due ordini di problemi: il primo è di tipo geopolitico e riflette il ruolo che l’Europa deve avere nel nuovo assetto internazionale. Il secondo investe un tema ancora più delicato che è il confronto tra democrazie liberali e autocrazie. Autocrazie che non sono solo la Russia, ma anche l’Iran e la Cina. Dall’esito di questo confronto dipenderà il nuovo assetto internazionale nei decenni venire”
La prima sessione dei lavori, coordinata da Andrea Valentini, ha affrontato il tema “Operazioni militari , conflitti commerciali, scontri ideologici: è la terza guerra mondiale?”
A discuterne sono stati Michele Bagella, Lorenzo Castellani, Gian Piero Jacobelli, Laura Mirakian e Giancarlo Tartaglia.
La seconda sessione dei lavori, dedicata a “I punti più ‘caldi’ del pianeta. Come cambia l’Europa; dal patto di Abramo alle donne dell’Iran; la trappola di Tucidide”, ha visto protagonisti Luigi Compagna, Antonello Guerrera (in collegamento da Londra) e Cosimo Risi.
“Questo seminario – spiega Cosimo Ceccuti- è nel solco della tradizione tra la Fondazione Spadolini e l’Associazione degli Amici della Fondazione. Il tema quest’anno era obbligato, non poteva che portare al dibattito sulla guerra e sulla pace. Nessuno, purtroppo, ha delle proposte immediate come tutti vorremmo, per risolvere questioni ataviche, ma ci è parso fondamentale conoscere le radici del problema e i suoi possibili sviluppi, attraverso la testimonianza di voci autorevoli”.
Le considerazioni conclusive sono state quelle di Italico Santoro.