Medico radiologo, da anni volontario in missioni internazionali, persona amabilissima: per riassumere la biografia di Leonardo Cenci, Console Onorario della Croazia in Umbria, non basterebbero otto pagine. “Non ho mandato mai via un paziente senza aver fatto gli esami richiesti, anche se ero oberato da superlavoro” ama dire di se stesso. Ed è proprio così. Professionista esemplare, con una spiccata vocazione all’ascolto degli altri, il dottor Cenci, oggi in servizio al Policlinico di Perugia, con l’umiltà che da sempre lo caratterizza, per anni ha dedicato tempo libero e ferie ad aiutare il prossimo: Balcani, Medio Oriente, Africa, sono alcuni dei teatri che lo hanno visto impegnato in prima linea.
Una laurea in medicina e chirurgia all’Università di Perugia, con specializzazione in radiologia diagnostica sempre nel capoluogo umbro, esperto di Protezione Civile con qualifica di Disasters Manager, ha tradotto dal francese un libro del Ministro della protezione civile Svizzera sul Management di eventi catastrofici, con particolare riguardo al terremoto e vanta corsi sul tema alle Nazioni Unite. Pioniere in Italia della Telemedicina, fra lo scetticismo generale, ben 35 anni fa, fu tra i primi a pubblicare degli studi su tecniche mediche e informatiche che permettono la cura di un paziente a distanza.
E’ un vero piacere incontrarlo.
Console, come definirebbe i rapporti tra Umbria e Croazia? “Buoni, anche se siamo ancora all’inizio, si procede lentamente, e forse si può fare di più. Nel corso degli anni ho curato visite a Perugia e in Umbria di alcuni Ambasciatori e Consoli di vari Paesi. I Capi Missione croati, sia quelli accreditati presso lo Stato italiano, sia quelli accreditati presso la Santa Sede, sono sempre stati ricevuti con cordialità e simpatia, tanto dai dirigenti politici della Regione, che dai Sindaci del Comune di Perugia che si sono succeduti in questi anni. Alcuni Ambasciatori sono arrivati in città in occasione di Eurochocolate, manifestazione da sempre di grande richiamo per la diplomazia. Per l’occasione, li ho fatti incontrare con l’ideatore, l’architetto Guarducci e con il gentilissimo ingegner Gianluigi Angelantoni. Le missioni in questi anni sono state diverse”.
Come si lega la sua storia personale alla Croazia? “In parallelo con il mio lavoro di medico radiologo presso il Policlinico di Perugia, nel tempo libero e durante le ferie, da oltre 40 anni, ho svolto varie attività di volontariato, con missioni umanitarie anche all’estero. In particolare, nel dicembre del 1992, nel pieno della guerra patriottica tra Croazia e Serbia, arrivò una richiesta di aiuto allo SMOM di Perugia, da parte del sacerdote croato don Ante Marinov, parroco di Tijsno-Murter-(Sebenico), che ospitava in parrocchia numerosi bambini sfollati sulla costa dalle zone interne di guerra. Il sottoscritto, allora medico del CISOM, rispondendo alla richiesta d’aiuto, raccolse farmaci, alimenti e chilogrammi di cioccolatini Perugina, offerti dal compianto Saverio Ripa di Meana. Il 4 dicembre 1992, insieme ad altri volontari del Cisom, partimmo poi alla volta di Spalato, imbarcandoci ad Ancona, affrontando una notte di navigazione con mare forza 6. Sbarcammo a Spalato, per poi risalire lungo la costa, fino a Sebenico. Lungo la statale adriatica dalmata, che costituiva la prima linea del fronte, incontrammo numerosi posti di blocco ed alcuni ufficiali croati, che parlavano italiano, ci dissero che eravamo stati decisamente incauti ad essere andati lì, con i fucili puntati a qualche centinaio di metri! Comunque arrivammo a Tijsno. Il sindaco della città ci rilasciò attestati con parole commoventi, con scritto frasi come: “Pensate sempre con orgoglio che vi ricorderemo come patrioti croati!”. Da allora gli amici croati non hanno mai dimenticato questa impresa e mi hanno invitato sempre alle Feste Nazionali e agli incontri culturali a Roma”.
C’è un aneddoto, in particolare, che le andrebbe di raccontare, legato al suo rapporto con la diplomazia croata? “Ce ne sarebbero tanti, ma quello che mi ha colpito maggiormente è legato a una Festa Nazionale croata di qualche anno fa, presso l’ Ambasciata, con 200 persone e una cinquantina di Ambasciatori. Ad un certo punto mi avvicinò l’Ambasciatore serbo, il mio amico Miograd Lekic, dicendomi: “Ho visto che conosci bene l’Ambasciatore croato, me lo presenteresti?”. “Certo che glielo presento”, pensai io. Mi creda, ebbi un tuffo al cuore e provai un’emozione fortissima…dopo anni di tragica e tremenda guerra civile, mi sentivo di poter contribuire alla prima stretta di mano a Roma tra l’Ambasciatore croato e quello serbo!”.
Oltre quello appena narrato, qual è il suo ricordo più bello da Console? “Ne ho diversi: l’incontro a Roma con l’ex Presidente della Repubblica di Croazia Kolinda Grabar Kitarovic, l’inaugurazione del Consolato Onorario a Perugia nella magnifica sala dei Notari, messa a disposizione dall’amico Sindaco Andrea Romizi, e i commoventi discorsi tenuti per l’occasione dall’Ambasciatore croato Jasen Mesic, dal Prefetto Armando Gradone e dalla Vice Presidente dell’Assemblea regionale Paola Fioroni. Apprezzai molto la presenza delle Autorità militari, del carissimo Ingegner Gianluigi Angelantoni e una simpatica lettera fattami recapitare dal mitico Brunello Cucinelli”.
Ricordo più brutto? “La morte del carissimo Papa San Giovanni Paolo II, che fu il primo a riconoscere la Repubblica di Croazia come Stato indipendente, nel 1991, seguito poi dagli altri Stati. Fu un messaggio forte e chiaro che aiutò molto la Croazia. Se non è stato già fatto, nel mio piccolo, mi sentirei di proporre San Giovanni Paolo II come uno dei Santi protettori della Repubblica di Croazia”.
Prossime attività in programma? “Esistono già ottimi rapporti fra Umbria e Croazia nel settore turistico. Molti dei miei corregionali si recano in vacanza nel Paese che rappresento, vengono accolti molto cordialmente e tornano sempre raccontando esperienze molto positive. Si potrebbe fare molto di più, invece, in tanti altri settori: dalla cultura alla sanità, dalla musica ai gemellaggi, fino all’export, alla agricoltura, alla moda, e potrei continuare questo elenco. Tuttavia, a mio avviso, a livello generale, bisognerebbe fare di più per spiegare e illustrare la figura e le competenze del Console Onorario, a oggi non ben conosciute. Bisognerebbe lavorare tutti di più per promuovere e far conoscere la figura del Console onorario, non per inutile vanagloria, ma per renderlo più operativo sul territorio”.