A cavallo del secolo e millennio scorso approfittavo delle visite parlamentari e di governo a Trieste per tentare di arricchire la mia collezione di Storia Postale del confine orientale, ma la risposta dei commercianti era sempre la stessa : peccato, avevamo materiale interessante ma Giovanni Radossi se l’è già accaparrato. Giovanni Radossi, ma chi era costui?
Negli anni successivi ho avuto la fortuna di conoscerlo e diventarne amico, andando più volte a trovarlo nella sua Rovigno in Istria, dove nei decenni ha promosso lo straordinario Centro di Ricerche storiche, l’Istituzione della Comunità Italiana in Croazia, che opera sul territorio dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Così, quando nel 2020 le poste croate hanno emesso un bel francobollo dedicato a quella località, con la sola denominazione “Croata Rovinj”, un mio appello all’Ambasciatore in Italia Jasen Mesic ha avuto come immediata e positiva risposta una nuova tiratura dello stesso francobollo con la dicitura bilingue “Rovinj – Rovigno”.

La scorsa estate in un Convegno a Vieste con la Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia di Pescara, professoressa Donatella Bracali e Maurizio Tremul, Presidente Onorario dell’Unione degli Italiani di Croazia e Slovenia abbiamo affrontato le tematiche del bilinguismo e dei diritti delle minoranze linguistiche in Europa laddove esistano comunità autoctone.

Ho ricordato in quella sede che il Governo Italiano si è impegnato formalmente a tutelare il bilinguismo ovunque sul nostro territorio esistano comunità di minoranze linguistiche con insediamento storico: l’ anno scorso, su mia proposta, Poste Italiane ha pertanto emesso un francobollo intitolato alle località italiane bilingue e specificatamente Franco Provenzale, Francese, Occitano, Germanico, Friulano, Sloveno, Ladino, Croato, Catalano, Sardo, Albanese e Greco.

Nelle prossime settimane replicheremo il Convegno di Vieste a Capodistria, in Slovenia, e successivamente a Fiume in Croazia, ribadendo il principio che in una Europa Unita, di cui Italia, Croazia e Slovenia fanno parte integrante, ovunque ci deve essere parità di trattamento per le minoranze (o localmente maggioranze) linguistiche.
Tra i punti di riferimento spicca la Costituzione Slovena che riconosce l’uso della lingua italiana in ambito amministrativo nei territori bilingui, in ambito scolastico e pubblico, il diritto di usare liberamente i simboli nazionali, di istituire organizzazioni, di sviluppare attività economiche, di ricerca, di informazione e di editoria, di stabilire rapporti con l’Italia, di avere propri rappresentanti politici a livello locale e nazionale e di eleggere un deputato al Parlamento sloveno.
Parimenti, particolarmente avanzata è la realtà della Regione Istriana. Certamente, nel 2020, quando la Croazia saggiamente ristampò il francobollo bilingue per Rovigno, nessuno avrebbe mai pensato che nel cuore dell’Europa l’aggressione militare russa all’Ucraina potesse avere tra i vari pretesti anche quello di una supposto (e non vero) divieto di usare in quel Paese la lingua russa.
Mentre venti di guerra purtroppo soffiano di nuovo in Europa, la strada intrapresa da Italia, Slovenia e Croazia, sia pure con ancora alcune timidezze e ritrosie di retroguardia, indicano a tutti il cammino da percorrere perché, mai più, anacronistici eccessi nazionalisti possano nuovamente sfociare in tragedie per i popoli che li subiscono.
Carlo Giovanardi