di Bruno Scapini
Indubbiamente, la consapevolezza del grave rischio che il mondo oggi corre a riguardo di una possibile III guerra mondiale sta crescendo e assume sempre più i tratti di un vero e proprio incubo.
Il pericoloso avvitamento, infatti, in cui si trovano i due grandi conflitti armati oggi esistenti, quello in Ucraina e l’altro in Medio Oriente, altra previsione non sembra consentire se non quella di un loro progressivo degenerarsi acutizzando le tensioni fino ai limiti di una linea rossa oltre la quale le speranze di un ritorno alla normalità verrebbero azzerate.
La ragione che spingerebbe verso questa visione fortemente pessimistica dell’attuale momento storico sarebbe del resto l’assoluta assenza allo stato di prospettive risolutive. Nessuno più parla di tregua, né di cessate-il-fuoco e tanto meno di pace. La riconciliazione, poi, è un termine obliterato dal linguaggio politico delle parti per le quali altro futuro non esiste se non nell’eliminazione fisica del proprio nemico. Russi e ucraini continuano a parlare con una retorica bellicista in un crescendo di minacce e di sfide in parte aperte e concrete e in parte sottintese e implicite, mentre israeliani e palestinesi restano fedeli ad una narrativa immutata e arroccata su posizioni diametralmente opposte fino a ipotizzare un reciproco annientamento.
Eppure, in questo gioco alla morte bisognerebbe far intravedere un barlume di speranza. I Governi sembrano insensibili alle sofferenze dei popoli. In Occidente si afferma di voler difendere la “democrazia di Kiev” fino all’ultimo uomo, in Palestina si invoca il martirio dei miliziani quale esempio di puro eroismo capace di spronare ancor più alla lotta.
Orbene, l’Occidente sostiene queste guerre con la fornitura di armi e con ogni altra possibile assistenza, ma non sembra in alcun modo interessato alla loro fine, nella convinzione – colpevole e fallace certamente – di poter raggiungere i propri obiettivi. Quali? Nell’Est europeo l’indebolimento della Russia, quale modo per compiacere gli Stati Uniti nell’esaltazione della propria leadership mondiale, in Medio Oriente per garantire la difesa di Israele anche a costo dell’annientamento fisico dell’intero popolo palestinese.
Ma i popoli sono decisamente più saggi dei loro Governi. E a fronte di queste tensioni, capaci di farci precipitare nella buia Apocalisse di una guerra atomica, acquistano di consapevolezza sui propri destini. La guerra va ripudiata! Lo dicono con grande enfasi le carte fondamentali di matrice ONU, ma lo dicono anche le costituzioni di molti Paesi tra cui la nostra. L’Italia, recita l’art.11 della nostra Carta fondamentale, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Affermazioni apodittiche, si direbbe, che non lasciano adito ad ambiguità circa la inoppugnabilità dei principi che sottendono. Non c’è incertezza, né esitazione, infatti, nelle parole. Il fine è apertamente chiaro e irrefutabile: la guerra va decisamente bandita come forma e strumento di aggressione.
Ed è proprio per affermare la validità universalistica di tale principio che oggi i popoli manifestano. Scendono nelle piazze per far capire ai rispettivi Governi che la sovranità loro appartiene e che loro rifiutano la guerra, il confronto delle armi e optano invece e decisamente per metodi pacifici e conciliativi.
Con questi sentimenti e motivazioni il Comitato “Ripudia la Guerra” ha organizzato, col sostegno di Democrazia Sovrana Popolare, una manifestazione nazionale per sabato 26 ottobre 2024 a Roma. Trattasi di un Corteo per la Pace che, partendo da Piazza Esquilino alle ore 15.30, si concluderà ai Fori Imperiali con un comizio in cui prenderanno la parola eminenti figure dell’attuale panorama politico e culturale.
Il rifiuto della guerra deve, allora, prevalere per poter realizzare un mondo più civile. E la pace dovrà essere l’unico fattore con valenza virale degno di una società veramente emancipata dagli egoismi e dalla violenza. Lasciamoci, dunque, da esso contagiare!
Bruno Scapini