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Giovanni Tarquini, CEO di Ecotel Italia: “Il futuro delle PMI sta nella loro capacità di fare network e vincere sfide”

Redazione by Redazione
12 Maggio 2025
in Curiosità
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Giovanni Tarquini, CEO di Ecotel Italia: “Il futuro delle PMI sta nella loro capacità di fare network e vincere sfide”
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Ecotel Italia, azienda romana che da poco più di un anno è entrata a far parte della galassia della holding olandese Web 3 Alliance, sta vivendo un profondo e progressivo percorso di trasformazione, con l’obiettivo di essere sempre più competitiva e attenta alle opportunità di sviluppo del mercato offerte dall’innovazione tecnologica e digitale.

Grazie agli anni di esperienza nel settore e alle numerose certificazioni ottenute, Ecotel Italia offre soluzioni avanzate per sistemi di cablaggio strutturato e infrastrutture LAN, realizzando soluzioni tecnologiche “su misura”, partendo ogni volta dalle peculiarità e dalle esigenze specifiche dei propri clienti.

Dal settembre 2023 Amministratore Delegato è Giovanni Tarquini, dirigente con una vasta esperienza nel settore delle grandi realtà in house e concessionarie dello Stato, ma anche in start up che si sono affermate con successo fino alla quotazione in Borsa, attraverso una visione imprenditoriale che ha saputo cogliere le opportunità di crescita offerte dal mercato.

“Quello delle piccole e medie imprese – ci spiega – è un settore strategico, basti considerare che, insieme, costituiscono la quasi totalità del tessuto imprenditoriale nazionale, rappresentando oltre il 95% dei 5 milioni del totale delle aziende attive in Italia, dando lavoro a oltre 18 milioni di persone, di fatto il 76,5% della forza lavoro nazionale. Numeri impressionanti e non conosciuti ai più. Le PMI sono l’asse portante e imprescindibile dell’economia del Paese, sostengono famiglie garantendo loro prospettive e futuro”.

Giovanni Tarquini, Amministratore Delegato Ecotel Italia

Fin dall’inizio della sua esperienza in Ecotel Italia, lei ha voluto fortemente portare la sua azienda a aderire alla realtà di Unindustria, scelta che ha comportato la sua recente nomina nella Direzione Telecomunicazioni, il suo ingresso nel direttivo di Piccola Industria Roma e in alcune commissioni e gruppi di lavoro in rappresentanza delle PMI del Lazio. Perché questa scelta e quali saranno le sue priorità nel supportare il tessuto imprenditoriale che rappresenta? “Entrando a far parte di questo mondo, ho preso coscienza delle potenzialità che esprime, delle difficoltà che un imprenditore deve affrontare, della complessità di un mercato in continua evoluzione ma anche delle sue enormi possibilità di sviluppo. La mia scelta di entrare in modo organico in ambito confindustriale è dettata dalla profonda convinzione che è necessario lavorare allo sviluppo di un progetto condiviso di crescita, il mio vuole essere un contributo di idee alla realizzazione di un network di imprese che si confronti con le istituzioni di riferimento supportandole nell’individuare modalità virtuose per affrontare problematiche di grande importanza quali, ad esempio, un supporto concreto alla crescita e alla creazione di posti di lavoro e al superamento di eccessivi vincoli burocratici che limitano enormemente le capacità di essere competitivi in un mercato ormai globalizzato. Le piccole e medie imprese italiane stanno affrontando la sfida della digitalizzazione”.

Quali sono, secondo lei, le principali difficoltà in questo percorso di cambiamento e in che modo state affrontando questa tematica? “La trasformazione digitale rappresenta oggi una delle sfide più importanti per la competitività delle piccole e medie imprese italiane. È del tutto evidente però che molte di queste si scontrano con ostacoli concreti, non si tratta solo di adottare nuove tecnologie, infatti, ma di cambiare mentalità e modello di business. Bisogna considerare alcune problematiche generali come l’assenza di una cultura digitale, la carenza di figure professionali formate e preparate ad affrontare questa sfida ma soprattutto una generalizzata resistenza al cambiamento che alimenta timori verso le nuove tecnologie, rallentando l’adozione di sistemi innovativi. L’aspetto economico è altro elemento da considerare, le PMI spesso si devono confrontare con ricorse economiche limitate e la digitalizzazione è percepita più come un costo che un investimento o un’opportunità. Noi di Ecotel Italia, considerando che la nostra “Mission” aziendale è quella di accompagnare clienti e partner verso l’innovazione digitale, siamo i primi a dover prendere questa strada. Lo stiamo facendo agendo su più fronti: investendo molto su formazione, certificazioni e in generale sulla crescita professionale delle nostre persone. Abbiamo creato dei percorsi di aggiornamento continuo, anche attraverso fondi strutturali e pubblici, valutato ogni rischio, avviato un processo di digitalizzazione graduale iniziando da processi più semplici e strategici. La strada è ancora lunga ma siamo convinti che la sfida sarà vinta”.

Il PNRR rappresenta un’opportunità storica per l’innovazione e lo sviluppo delle infrastrutture digitali. Qual è la sua visione sull’impatto di questi fondi per le PMI? “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una leva potentissima per modernizzare l’Italia, e in particolare per supportare le Piccole e Medie Imprese che, come ho avuto modo di spiegare, fanno fatica a iniziare grandi processi di innovazione. Il PNRR può favorire l’accesso a strumenti e tecnologie prima fuori portata dando la possibilità di innovare prodotti e processi senza compromettere la liquidità aziendale, riducendo il divario digitale tra le aree geografiche e permettendo l’accesso ai servizi digitali avanzati anche per imprese presenti in aree svantaggiate. Anche dal punto di vista del capitale umano, le opportunità di sviluppare competenze e nuove professionalità può favorire la capacità di essere competitivi, di distinguersi sul mercato con prodotti e processi innovativi e sostenibili, allineati agli standard europei. Il PNRR è, di fatto, una spinta strutturale alla modernizzazione del tessuto produttivo. Per le PMI rappresenta l’occasione per ripensare il proprio modello di business, abbracciare l’innovazione e giocare un ruolo da protagoniste nel futuro dell’economia italiana”.

L’Europa sta puntando sempre più sulla sovranità tecnologica e sulla sicurezza digitale. Ritiene che l’Italia sia sulla giusta strada? Quali strategie dovrebbero adottare le imprese per essere competitive senza dipendere troppo da tecnologie estere? “L’UE sta effettivamente accelerando verso una maggiore sovranità tecnologica e autonomia digital. Ne sono dimostrazione iniziative come il Digital Services Act, il rafforzamento della cybersicurezza, il recente AI Act. L’obiettivo è chiaro: ridurre la dipendenza da giganti tecnologici stranieri, soprattutto statunitensi e cinesi, per garantire sicurezza, innovazione e competitività. L’Italia ha iniziato un percorso importante, partecipando attivamente al progetto comunitario Gaia-X per il cloud sovrano, avviando piani di ampliamento della rete 5g e investendo sullo sviluppo di ecosistemi innovativi con poli tecnologici, startup e competence center. Tuttavia, restano dei ritardi. Solo per fare degli esempi, l’infrastruttura digitale non è omogenea sul territorio e la cybersecurity è ancora poco prioritaria in molte realtà aziendali. Le imprese, soprattutto PMI, sono ancora troppo dipendenti da software e piattaforme che non sono figlie dell’evoluzione digitale. Sono convinto che le imprese italiane – grandi e piccole – debbano cambiare visione e adottare alcune strategie concrete come investire in tecnologie open, valutare alternative europee ai cloud provider americani, rafforzare la sicurezza digitale sviluppando piani evoluti di business continuity e, soprattutto formare il proprio personale su risk management e sicurezza informatica. Inserire figure professionali come il digital transformation manager o il data protection officer può favorire inoltre la crescita, l’innovazione e l’affidabilità di una realtà aziendale. L’Italia ha effettivamente grandi potenzialità per diventare un attore credibile nella sfida della sovranità tecnologica europea. Per farlo serve una visione di lungo periodo, la collaborazione tra pubblico e privato, un deciso investimento in competenze e infrastrutture, la realizzazione di skill mix tra generazioni di lavoratori”.

Come ha detto, le PMI italiane devono confrontarsi con un mercato sempre più globalizzato. Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli alla competitività internazionale delle aziende italiane e come si possono superare? “Le PMI italiane sono in media ancora poco strutturate per confrontarsi con successo con competitor esteri. Nella maggior parte dei casi non dispongono di risorse finanziarie, umane e tecnologiche adeguate ad affrontare i costi e i rischi dell’internazionalizzazione, cosa resa ancora più difficile dalla complessità della normativa italiana, dai tempi lunghi per ottenere autorizzazioni e finanziamenti, dall’eccessiva tassazione e dalle complessità burocratiche. C’è anche da considerare la carenza di competenze linguistiche e la scarsa conoscenza dei contesti culturali esteri, fattori chiave per sviluppare una visione di sviluppo del mercato oltre i confini nazionali. Ci sono delle azioni che possono essere realizzate per colmare tali gap: è possibile approfittare di fondi e programmi europei e nazionali come SIMEST, SACE, voucher digitalizzazione e PNRR per iniziare il necessario percorso di trasformazione digitale e per adottare strumenti di e-commerce, CRM e soluzioni cloud in grado di garantire maggiore efficienza. Ritengo però che siano due i fattori realmente vincenti, investire nella formazione linguistica, culturale e manageriale e soprattutto sviluppare reti d’impresa, consorzi e/o distretti (anche con partner esteri) per condividere costi, competenze e risorse presentandosi come soggetti più forti sul mercato”.

Ecotel Italia opera in un settore chiave per l’innovazione. Come coniugare crescita economica e sostenibilità nel campo delle telecomunicazioni e della digitalizzazione? “Il connubio tra crescita economica e sostenibilità è oggi una delle sfide più rilevanti, soprattutto in settori come quelli da lei indicati, che pur offrendo enormi potenzialità per una crescita intelligente e responsabile, consumano grandi quantità di energia e risorse. Questi due fattori non sono comunque in contrasto, anzi: possono rafforzarsi a vicenda. La chiave sta nell’innovare responsabilmente, fare scelte tecnologiche consapevoli e integrare la sostenibilità nel DNA dell’impresa, fin dalla progettazione di reti, servizi e dispositivi. Per fare solo alcuni esempi, proviamo a pensare a servizi come il 5G e reti ottiche di nuova generazione che offrono maggiore efficienza rispetto alle tecnologie precedenti: trasmettono più dati con meno energia per bit. Gli operatori possono ottimizzare il consumo energetico con infrastrutture smart, con sistemi di raffreddamento efficiente dei data center, utilizzando fonti di alimentazione rinnovabili. Le tecnologie digitali abilitano inoltre pratiche sostenibili in altri settori: smart grid, agricoltura di precisione, logistica intelligente, monitoraggio ambientale. Anche il lavoro ibrido o da remoto contribuisce alla riduzione delle emissioni legate agli spostamenti”.

Quali sono gli obiettivi futuri di Ecotel Italia e quali settori strategici intendete potenziare nei prossimi anni per rimanere leader nel mercato ICT? “La nostra è una realtà industriale che vuole sfruttare tutte le opportunità che l’evoluzione della tecnologia offre. Siamo azienda che fa della propria capacità di realizzare infrastrutture il suo attuale core business, siamo pronti però a proseguire nel percorso di crescita, differenziazione delle attività e espansione territoriale delle
nostre sedi, iniziato nel corso del 2024 con una prima acquisizione, quella di Utterson, realtà operante nel perimetro industriale abruzzese che ci ha permesso di ampliare il basket di offerte per i nostri clienti. Se Ecotel Italia si occupa di infrastrutture e impianti, Utterson è in grado di ingegnerizzare la produzione componentistica e tecnologica e di seguirne la manutenzione presso il cliente. Già oggi operiamo, inoltre e non solo, nel settore della cybersecurity, realizziamo servizi complessi audio video, e siamo in grado di realizzare sistemi evoluti in ambito radio mobile. Ci tengo a dire che la vera forza di Ecotel Italia è rappresentata dalle sue persone, professionisti di grande spessore umano e professionale che rappresentano al meglio la nostra visione imprenditoriale. Per rimanere leader di mercato, nel solo nel nostro settore, è necessario realizzare un mix virtuoso tra lo sviluppo di un piano industriale innovativo e sfidante e l’investimento continuo sulla crescita del proprio capitale umano”.

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