Professore associato di Economia Aziendale presso il dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi di Palermo, titolare di diversi insegnamenti, in inglese e italiano, inerenti alla strategia aziendale e al governo della performance nelle aziende pubbliche e private, Federico Cosenz, dottore commercialista e revisione legale, è Console onorario del Granducato del Lussemburgo con competenza sulla circoscrizione Sicilia, nonché Cavaliere di Onore e Devozione del Sacro Militare Ordine di Malta.
Accademico e professionista impeccabile, di cui stupisce la spiccata capacità di analisi, è stato visiting presso la University of Bergen (Norvegia), la Radboud University of Nijmegen (Olanda), la Universidad Militar Nueva Granada di Bogota (Colombia), lo IESE Business School di Barcellona (Spagna), ed è autore di più di 50 pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali, oltre ad aver partecipato in qualità di relatore a molteplici conferenze scientifiche in tutto il mondo.
“Il Lussemburgo è un paese molto particolare ed unico in molti aspetti”, ama dire. Ed è un vero piacere, attraverso la sua testimonianza, conoscere meglio l’unico Granducato al mondo, con una forma di governo tutta da scoprire e un potenziale enorme.
Professore, come definirebbe oggi le relazioni fra Sicilia e Granducato di Lussemburgo?
“Le relazioni tra la Sicilia e il Granducato di Lussemburgo sono caratterizzate da un forte interesse reciproco e da una potenziale collaborazione in diversi settori, tra cui turismo, tecnologie innovative anche in ambito sanitario, ricerca scientifica ed applicata, programmi di scambio studentesco. Negli ultimi anni, è stato introdotto un collegamento aereo diretto tra Palermo e Lussemburgo che facilita la mobilità tra i due territori e ne testimonia la reciproca volontà di relazione. Culturalmente, Lussemburgo e Sicilia vantano un patrimonio storico e artistico di notevole importanza, tale da condividere una naturale predisposizione alla promozione delle arti e del patrimonio culturale. Basti pensare che, nel 2022, la città di Esch-sur-Alzette è stata Capitale della Cultura, mentre Palermo lo è stata nel 2018. A livello di scambi economici, c’è ancora tanto da fare. Pertanto, nel complesso, possiamo definire le relazioni attuali come dinamiche e in piena espansione, con ampie prospettive di ulteriore sviluppo nei prossimi anni”.
Membro fondatore dell’Unione Europea, della NATO, del Benelux e delle Nazioni Unite, oggi sede di numerose istituzioni e agenzie europee, nonché snodo finanziario di primaria importanza. Se le chiedessi di descrivere il Lussemburgo con tre aggettivi, quali userebbe?
“Descrivere il Lussemburgo in tre aggettivi non è semplice data la sua ricca storia e il suo ruolo centrale in Europa e nel panorama internazionale, ma sceglierei i seguenti: innovativo, influente e resiliente. Innovativo, perché il Lussemburgo ha sempre avuto una visione proattiva verso lo sviluppo tecnologico, finanziario-assicurativo, e scientifico, riuscendo a posizionarsi come leader in diversi settori economici, inclusi i servizi finanziari e le tecnologie spaziali (dal 2020 il Lussemburgo è la sede del Centro europeo per l’innovazione delle risorse spaziali, ESRIC). Influente, per il suo ruolo significativo in molteplici organizzazioni internazionali nonostante la sua dimensione territoriale relativamente ridotta. Il Lussemburgo è un chiaro esempio di come un piccolo Stato possa avere un impatto notevole sulla politica e l’economia mondiale. Il Lussemburgo ospita numerose istituzioni comunitarie, tra cui l’Eurostat, la Corte di Giustizia Europea, la Corte dei Conti Europea e la Banca Europea d’Investimento (BEI). Resiliente, perché ha dimostrato una notevole capacità di adattarsi e prosperare di fronte a complesse sfide globali di carattere economico e politico, mantenendo una stabilità economica e sociale che è apprezzata a livello internazionale”.
Il Lussemburgo è anche una monarchia costituzionale, l’unica al mondo ad essere retta da un Granduca…
“Il Lussemburgo è un paese molto particolare ed unico in molti aspetti, uno dei quali è il suo sistema di governo, una democrazia parlamentare dove a capo si trova un Granduca, attualmente il Granduca Henri. Il Granduca è il Capo dello Stato, come definito dall’articolo 33 della Costituzione. Sia all’interno che all’esterno dei confini del Lussemburgo, il Granduca è il rappresentante dell’identità del Paese. Egli simboleggia la sua indipendenza, l’unità del territorio e la permanenza dello Stato. Il Granduca ha quindi un ruolo centrale ed essenziale: è al centro del sistema istituzionale, nel rispetto del principio che “il sovrano regna ma non governa”. Questa forma di governo si è evoluta nel corso degli anni e funziona efficacemente, assicurando che il Granduca collabori strettamente con il governo eletto per promuovere gli interessi del paese in ogni ambito. Essere una democrazia parlamentare con un Granduca come Capo dello Stato conferisce, dunque, al Lussemburgo un carattere distintivo e contribuisce a rafforzare il senso di identità e orgoglio nazionale tra i cittadini. Questo è un aspetto fondamentale della nazione che spesso suscita interesse e ammirazione, e ritengo sia fondamentale per comprendere non solo la cultura politica, ma anche il modo in cui il Lussemburgo si presenta sullo scenario internazionale”.
Come si lega la sua storia personale al Lussemburgo?
“Il legame con il Lussemburgo risale al lontano 1991 quando mio padre fu nominato Console onorario. L’ho sempre seguito con passione ed interesse nelle diverse attività e iniziative nell’espletamento di tale ruolo, in particolare nel fornire supporto ai cittadini lussemburghesi nel territorio di competenza sotto il coordinamento dell’Ambasciata. Nel tempo, ho avuto l’onore e il privilegio di conoscere diverse personalità illustri, Primi Ministri, Ministri, Ambasciatori, Consoli di altri paesi, che hanno contribuito ad accrescere il mio interesse verso tematiche in ambito diplomatico, sociopolitico e dell’economia internazionale. È stato un grande onore e privilegio poter subentrare a mio padre nel ruolo di Console onorario. Nel corso degli anni, il rapporto con il Lussemburgo e la sua rappresentanza consolare si è ulteriormente accresciuto grazie alla mia attività accademica che mi ha portato a sviluppare didattica e ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, un luogo aperto ed inclusivo dove si alimenta in maniera sistematica il dibattito sulle questioni più attuali e complesse riguardanti la geopolitica, i rapporti diplomatici e il commercio estero, attraverso lo scambio di prospettive di analisi differenti. Tra le attività più interessanti, desidero evidenziare il corso executive su Export Management, coordinato scientificamente assieme al collega e amico Prof. Salvatore Casabona, realizzato in collaborazione con AssocamereEstero, Aice, Imit, Ita, Sace, Simest e Sicindustria – Enterprise Europe Network”.
C’è un aneddoto in particolare che le andrebbe di raccontarmi legato al mondo della diplomazia?
“Uno degli aneddoti che più mi ha colpito risale ad un incontro che ebbi a giugno 2023 al XVI Symposium COTEC Europa, una conferenza internazionale sull’innovazione nella finanza sostenibile dove, tra gli altri, sono intervenuti il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, il Re di Spagna Felipe VI, il Presidente della Repubblica portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, e il Commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni. Un evento che ha visto la partecipazione di numerosi diplomatici da tutto il mondo. Durante questa conferenza, ho avuto l’opportunità di parlare con un diplomatico di grande esperienza nel campo dei negoziati, trattative e relazioni internazionali. Mentre discutevamo delle sfide e delle complessità degli attuali scenari geopolitici, il diplomatico mi condivise una riflessione che da allora ha influenzato profondamente il mio approccio al ruolo. Egli disse: “un buon diplomatico non solo parla e negozia, ma ascolta con attenzione superiore. Ascoltare è l’arte di comprendere non solo le parole, ma i silenzi tra le parole e il linguaggio non verbale degli altri. In molti casi, ciò che non viene detto è più importante di ciò che viene espresso apertamente”. Ritengo questa considerazione particolarmente utile per costruire relazioni e collaborazioni più efficaci, nella consapevolezza che la sensibilità e l’empatia siano strumenti tanto potenti quanto i trattati e gli accordi formali in diplomazia. Del resto, anche Talleyrand sosteneva che “La diplomazia è l’arte di non dire nulla, soprattutto quando si parla”.
Qual è il suo ricordo più bello da Console Onorario?
“Il mio ricordo più bello non si lega ad incontri con personalità conosciute ai più. Piuttosto, si lega al giorno della mia nomina a Console onorario allorquando ho avuto l’onore e il privilegio di essere accolto nella residenza ufficiale di Sua Eccellenza Michèle Pranchère-Tomassini, Ambasciatrice del Granducato del Lussemburgo in Italia. Negli stessi giorni, ho anche partecipato alla celebrazione che si tiene annualmente presso il cimitero monumentale del Verano in memoria del Generale Enrico Cosenz, mio antenato, illustre patriota e primo Capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano dopo l’Unificazione. In quell’occasione, ho accompagnato l’attuale Capo di Stato Maggiore a deporre una corona di fiori sulla tomba del mio antenato ed ascoltato il ricordo della sua figura nel campo della strategia militare. Quei giorni sono per me indimenticabili”.
Circa tre mesi fa lei ha ricevuto il “Mini-Globe Award” dell’International Council for small business, la più antica organizzazione internazionale leader nelle scienze manageriali per le piccole e medie imprese. Una bella soddisfazione…
“Sicuramente una grande soddisfazione. Fa sempre piacere ottenere riconoscimenti per il proprio lavoro, specialmente se a livello internazionale da parte di un’organizzazione importante in questa area di interesse scientifico. Oltre al sottoscritto che opera presso l’Università di Palermo, la ricerca premiata è nata dalla collaborazione con colleghi del Politecnico di Milano e dell’Università di Messina ed ha visto l’impiego di una prospettiva multidisciplinare, a cavallo tra l’economia aziendale e l’ingegneria gestionale, nell’investigazione delle strategie di Growth Hacking nella fase di scaling. A differenza di un approccio – ancora persistente specie nel contesto nazionale – che confina la ricerca scientifica ed applicata ai settori scientifici di appartenenza, io credo fermamente che occorra superare tali barriere ed abbracciare collaborazioni estese e prospettive trasversali nell’esplorazione di fenomeni complessi al fine di fornire contributi evolutivi e di valore per la società. Agendo in questo modo si alimenta più efficacemente il progresso dei saperi in qualsiasi branca della scienza”.