Non c’è dubbio che tra le questioni più urgenti e impellenti che l’Amministrazione Trump si troverà ad affrontare ci sia quella relativa alla pacificazione dell’Ucraina. Un vero banco di prova sarà per la credibilità del “tycoon” atteso quel sottile, serpeggiante scetticismo che circolerebbe ora presso le cancellerie europee sulle posizioni del neo-eletto Presidente soprattutto in termini di politica estera.
L’Europa trema, infatti, e il timore di essere lasciata sola a confrontarsi col resto del mondo, e sopratutto con la Russia che gli amici di Biden avevano rappresentato come il grande nemico da sconfiggere, spinge ora i più estremisti tra gli europei atlantisti ad un serio ripensamento su quell’eccesso di fiducia nel progressismo sovranazionale al quale si erano convintamente concessi.
Sono passate solo pochissime ore dall’elezione presidenziale americana, che ha visto trionfare Donald Trump con un ampio margine di vantaggio rispetto alla concorrente Kamala Harris, e già si parla nei circoli politici occidentali di quelle che potrebbero essere le prospettive di pace per l’Ucraina. Da tempo, infatti, Trump aveva dichiarato che avrebbe potuto risolvere il conflitto addirittura in 24h. Il che starebbe ad indicare – scartando suggestive interpretazioni informate ad una necessaria prosopopea figlia della campagna elettorale – l’esistenza, per lo meno a livello embrionale, di un piano già definito nelle sue linee generali che il “tycoon” avrebbe approntato per presentarlo a Putin ottenendone in cambio l’auspicata riconciliazione. Un modo, quest’ultimo, che certamente offrirebbe a Washington l’occasione per far salvare la faccia agli Stati Uniti facendoli uscire dal vicolo cieco di una guerra con la Russia impossibile da vincere sul piano convenzionale, e per di più col rischio di condurre il mondo sull’orlo di una catastrofe nucleare. Un risultato, dunque, quello cui perverrebbe Trump, che acquisterebbe senso e portato non solo ai fini di testimoniare dell’attitudine pacifista del neo-eletto Presidente, in contrasto con quella dell’Amministrazione democratica, ma anche, e soprattutto, quale segnale prodromico di una fine del mal celato avventurismo in cui l’Occidente si è sconsideratamente imbarcato. Una scelta, ovvero, presa con l’obiettivo di infliggere alla Russia una sconfitta strategica per via della pericolosa sfida che la sua affermazione, quale primario attore sulla scena globale, dopo la fine del periodo di instabilità vissuto nei primi anni dell’era post-sovietica, avrebbe posto alla egemonia della leadership americana.
Ecco allora circolare in Europa, soprattutto tra le fila dei progressisti sovranazionali, la tesi secondo la quale la prospettiva di Putin di favorire un nuovo ordine mondiale (da distinguersi nettamente da quello preconizzato dal World Economic Forum di Schwab) sia in realtà la prova di un suo preteso vittimismo che troverebbe origine proprio nell’allargamento della NATO verso Est condannata da Mosca – e giustamente – in quanto in contraddizione con le promesse americane offerte quale contropartita fin dalla vigilia dell’unificazione delle due Germanie (vedasi il Vertice di Malta tra Gorbacev e Bush del 1989).
Una interpretazione erronea e strumentale sarebbe, dunque, quella occidentale – perseguita peraltro anche da notabili esponenti della diplomazia nostrana – che vorrebbe giustificare il sostegno alla guerra dell’Ucraina contro la Russia in nome di un principio etico fondato sulla resistenza all’aggressore. Quanto mistificatrice sia una tale opinione lo dimostrerebbe del resto l’idea – del tutto falsa e priva di fondatezza storica alcuna – secondo cui sarebbero stati proprio i Paesi dell’Est europeo a voler aderire alla NATO e non la politica di Washington volta a stimolare una tale scelta. Testimonierebbe, peraltro, questa mancata promessa da parte statunitense un significativo documento relativo alla riunione del Comitato NATO del 6 marzo 1991 – recuperato dal giornalista americano Joshua Shifrinson sottaciuto dai più – in cui da parte del rappresentante USA, il diplomatico Raymond Seitz, in occasione dell’esame sulla possibile adesione di Polonia e Ungheria, si era fatto stato proprio della promessa americana di “non far avanzare la NATO di un solo pollice oltre il fiume Oder”.
Perché, dunque, oggi si ignorano questi fatti storici documentati? Non è allora questa ostentata ignoranza il tentativo di deformare la Storia per giustificare la sua “forzatura” nel caso dell’Ucraina?
Forse Trump con la posizione che dichiara di voler assumere sul conflitto intenderà verosimilmente dimostrare proprio quanta ipocrisia ci sia stata da parte dell’Amministrazione che lo ha preceduto. E la sua vittoria sembrerebbe avvalorare in questa prospettiva proprio la previsione – tanto temuta dagli europei – di quanto sia possibile e probabile che la sua Amministrazione proceda ad una rimodulazione pressoché totale delle linee di politica estera fin qui seguite da parte americana.
Bruno Scapini
Dal razionale e molto interessante articolo di Bruno Scapini emerge implicito un dato: che l’Unione Europea, così come è organizzata con Leggi, Leggine vincolanti per tutti gli Stati o un po’ sì e un oi’ no, alla lettera o modificate formalmente, ma non sostanzialmente, nonché assurde e anacronistiche Raccomandazioni paternalistiche che credevo superate e connotanti solo le prediche ecclesiastiche, dovrebbe essere riorganizzata in Confederazione di Stati sovrani per la salvaguardia dell’identità storica di popoli parlanti lingue diverse, senza la ricomparsa di un’Unione democratica riecheggiante – chiarisco: secondo me che sono una cittadina italiana, europea con lo sguardo sul mondo intero come mi compete di obbligo visto che devo sapere per chi voto e per che cosa voto -, riecheggiante appunto troppo evidentemente l’Impero Feudale di Carlo Magno, re dei Franchi, stirpe tedesca, a base di vassalli, valvassori e valvassini, con l’elargizione di benefici, con i rimproveri, con le alleanze privilegiate, con l’alleanza con la Chiesa di Roma. Certo, Carlo Magno, tedesco, aveva la madre francese, Bertrada di Laon/Aisne, per cui l’Unione Europea ha come capitale Bruxelles, Belgio, circa a metà tra la Germania e la Francia, così sono tutti contenti, l’Impero è restaurato al meglio n elle linee generali aggiornate, diciamo così. Non riesco a non vedere le somiglianze non da poco, senza andare qui più in dettaglio.
Rita Mascialino (detta Maddalena)