Sui prossimi sviluppi della crisi Ucraina, a oggi, è assolutamente difficile fare previsioni. Il Senatore Stefano Lucidi, Segretario della Commissione Affari Esteri di Palazzo Madama non nasconde la sua preoccupazione per i giorni che verranno.
Senatore si sarebbe mai aspettato di assistere a quanto sta accadendo in Ucraina?
Credo che al di là degli analisti di settore, dei servizi segreti o “cose” simili, in pochi si sarebbero aspettati un’evoluzione in quell’area del mondo e soprattutto così rapida, perché anche partendo dal fatto che quella regione era sottoposta a continui scontri da circa otto anni, in poche ore siamo passati da uno scenario di crisi e guerriglia ad uno scenario di guerra convenzionale. Anche in questo momento, in cui tutti attendono un proficuo negoziato, non sappiamo bene ancora quello che potrà succedere.
Quali scenari si aprono ora?
È difficile dire quello che succederà e come verrà risolta questa crisi che tutti quanti speriamo avvenga molto presto, ma un fatto è certo, gli equilibri geopolitici post caduta muro di Berlino sono oramai dimenticati. Purtroppo da mesi oramai stavamo assistendo ad una nuova polarizzazione in due blocchi così come avveniva durante la guerra fredda, probabilmente ora i blocchi sono addirittura tre: area nato, area patto di Varsavia, e area dei paesi a grande densità demografica come Cina e India.Oltre a questo è bene segnalare che l’epoca del tanto decantato multilateralismo sembra destinata a cessare. La logica Win Win, in cui tutti parlano con tutti, in questo momento sembra soltanto un lontano ricordo.
Esiste un problema sicurezza per l’Italia?
Sicuramente sì, ed è un problema per l’Italia, ma più in generale per l’Europa e forse per il mondo occidentale stesso. Non soltanto in termini culturali e politici, ma anche in termini energetici e industriali. Una nazione fortemente sviluppata come l’Italia ma con un’economia sostanzialmente di trasformazione, senza risorse primarie sostanziali deve sapersi muoversi con piedi leggeri sui vari terreni in cui si appresta a camminare. Ma in queste ore è emerso quello che all’inizio sembrava soltanto un pericolo lontano, cioè la vera discriminante di questa guerra, il famoso point break dell’uso o meno gli ordigni nucleari.
Come giudica le parole del premier Draghi in Parlamento?
Il premier Draghi in parlamento ha usato parole appropriate, di equilibrio ma al tempo stesso risolute ed efficaci, credo che sia la persona autorevolmente giusta per poter affrontare anche questo tipo di crisi, soprattutto per le relazioni con una Europa che finalmente ha puntato i piedi verso un problema che arriva dall’esterno.
Un pensiero per gli ucraini che oggi stanno soffrendo.
In queste ore si sono moltiplicati appelli alla solidarietà, messaggi di vicinanza e di speranza di pace, ma le immagini che ci arrivano delle notizie e ci informano sullo stato di sicurezza dei cittadini ucraini ci fanno anche pensare quanto siamo lontani da quel dramma e quanto poco possiamo fare in questo momento, se non sdegnarci e fare di tutto perché questo finisca il prima possibile e non accada mai più.