L’Enciclopedia Treccani lo annovera tra i maggiori esperti internazionali di geopolitica: Corrado Maria Daclon, stimatissimo accademico, è docente in diverse Università italiane ed europee. Esperto di politica internazionale, consulente di numerosi enti e istituzioni internazionali, tra cui spicca il programma Science for Peace and Security della NATO, ha al suo attivo attività ed esperienze in oltre sessanta Paesi del mondo.
Fondatore e segretario generale della Fondazione Italia USA che, a partire dal 2005, si è ritagliata un ruolo di primissimo piano nelle relazioni con gli States, e ogni anno conferisce a personalità di spicco a livello internazionale l’ambitissimo Premio America.
Professore, saggista, giornalista, ambientalista: a quale titolo Corrado Maria Daclon si sente più legato e perché?
“L’attività accademica e di ricerca è quella che ho svolto maggiormente nella mia vita. Posso dirle che da almeno vent’anni invece non mi sento certamente legato a quello che si intende per ambientalismo oggi, vale a dire un estremismo ideologico privo il più delle volte di qualsiasi base scientifica. L’ambientalismo, cioè lo studio dei fenomeni e delle crisi ambientali, è divenuto una strumentalizzazione antiscientifica da parte dei cosiddetti attivisti, sostenuta in modo scellerato da partiti come i Verdi. Basta vedere le posizioni ideologiche in merito all’energia. Quello di oggi non è ambientalismo, è propaganda ideologica estremista”.
La Fondazione Italia USA ha l’obiettivo di promuovere l’amicizia tra Italia e Stati Uniti senza implicazioni commerciali ed economiche. Come è nata l’idea di fondarla nel 2005?
“Discutendo con alcuni amici ci siamo resi conto che non esisteva in Italia una Istituzione che avesse come unico scopo l’amicizia tra i due Paesi. Vi erano tante associazioni e fondazioni per l’amicizia tra altre nazioni, dalla Cina a Cuba al Nicaragua e così via. A dire il vero la maggior parte di queste organizzazioni avevano come scopo l’amicizia con dittature, ma non esisteva una Fondazione di amicizia con la più grande democrazia del mondo. Ne parlai anche con l’allora ambasciatore americano in Italia, Mel Sembler, che ci incoraggiò a andare avanti”.
Fra le varie attività, la Fondazione organizza incontri periodici tra parlamentari italiani e americani per favorire confronti sulle legislazioni. C’è un incontro che ricorda particolarmente volentieri?
“Ricordo tanti incontri. In particolare una piacevole e lunga conversazione durante una cena con l’allora First Lady Laura Bush a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore americano in Italia. E poi il Presidente Obama, che al termine del mandato mi inviò una lettera nella quale scrive “Michelle e io abbiamo molti cari ricordi delle nostre visite in Italia durante la mia amministrazione, e siamo toccati dal tuo supporto e da quello della Fondazione Italia USA, supporto che ha contribuito ad ispirare il nostro lavoro”.
Come definirebbe oggi i rapporti politici fra Italia e Stati Uniti?
“L’alleanza tra Italia e Stati Uniti è scritta nella storia, dal dopoguerra ad oggi. Al di là del presidente americano in carica, al di là del nostro Presidente del Consiglio in carica, la collaborazione è sempre stata improntata a lealtà e affinità”.
In generale, qual è il suo ricordo più bello legato alle attività della Fondazione?
“L’entusiasmo, l’emozione e la felicità dei giovani neolaureati che premiamo ogni anno alla Camera dei Deputati per il talento accademico, donando loro mille borse di studio per fruire gratuitamente del nostro master “Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy”. Aiutare i giovani è sempre molto importante, perché è da loro che passa il futuro”.
E quello più brutto?
“Fortunatamente non ricordo avvenimenti negativi, se non la forzata interruzione delle nostre attività per quasi due anni a causa della pandemia”.
La Fondazione Italia Usa attribuisce annualmente presso la Camera dei deputati il Premio America, il cui obiettivo è riconoscere e stimolare iniziative e opere volte a favorire i rapporti tra Europa e Stati Uniti d’America. Tantissime le personalità premiate nel corso degli anni. Tra i numerosi riconoscimenti conferiti, ne ricorda uno che l’ha particolarmente emozionata?
“Le emozioni principali sono i premi alla memoria, che vengono ritirati dai congiunti più stretti e con un breve video ricordano a tutti noi la grandezza dei personaggi che ci hanno lasciato, da Luciano Pavarotti a Giorgio Faletti, da Frank Sinatra a Gianni Versace, da Bud Spencer a Giovanni Falcone”.
A proposito di premiazioni, lei ha ricevuto diversi riconoscimenti per la sua attività internazionale come il Premio Speciale Europa da parte dell’Unione europea, e il diploma Meritorium della Commissione Europea attribuitole dal commissario europeo Stanley Clinton Davis, due belle soddisfazioni…
“Erano anni lontani, avevo all’epoca 24 o 25 anni ed ero consigliere per gli affari internazionali del Ministro dell’Ambiente del governo italiano. In quella funzione avevo lavorato molto come raccordo tra il neonato Ministero dell’Ambiente italiano e le istituzioni europee e di alcuni Paesi membri. Un periodo molto intenso che mi portava a trovarmi all’estero, anche oltreoceano, per buona parte dell’anno e mi ha aiutato a comprendere che la governance ormai, nel mondo odierno, non può che avere una dimensione intrinsecamente internazionale”.