“Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende rilanciare con profonda convinzione le parole del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, pronunciate in questi giorni drammatici per la Terra Santa”: è quanto si legge in una nota diffusa dal CNDDU.
“Con realismo – prosegue il testo – il Patriarca ha ricordato che il male continuerà ad agire nella storia e che, anche quando le guerre si spengono, le ferite e il desiderio di vendetta non cessano di abitare i cuori. Ma ha aggiunto un messaggio essenziale: il drago non avrà l’ultima parola”.
“Questa affermazione – spiega il Presidente Romano Pesavento – non è soltanto teologica: è un invito civile ed educativo che interpella in modo diretto i giovani. Significa che la storia non è consegnata in maniera definitiva alle forze oscure della violenza, ma che esiste sempre uno spazio per la libertà, per il bene, per la costruzione della pace. Ed è proprio qui che la scuola diventa decisiva.
La scuola, infatti, è il luogo in cui gli studenti possono imparare a riconoscere le dinamiche del male non nei racconti lontani, ma nella vita di tutti i giorni: nei linguaggi d’odio, nell’esclusione dell’altro, nell’indifferenza che spegne l’empatia. È anche il laboratorio in cui si coltiva il coraggio di “custodire semi di vita”, come invita Pizzaballa, e di scegliere responsabilmente il dialogo, la solidarietà, la ricerca della verità.
Per i giovani italiani, il messaggio del Patriarca è un monito prezioso: non siate spettatori passivi del dolore del mondo, ma protagonisti di un cambiamento che parte dal cuore. In un’epoca segnata da conflitti e divisioni, la vera rivoluzione è quella interiore, capace di trasformare la paura in responsabilità e l’indifferenza in impegno.
Come docenti, sappiamo che educare alla pace non significa evitare i conflitti o edulcorare la realtà, ma insegnare a viverli con consapevolezza, riconoscendo che ogni vita ha dignità e che nessuna violenza può cancellare il valore della speranza.
Il sangue degli innocenti, ha ricordato Pizzaballa, “non è dimenticato”. Portare questa – conclude il professor Pesavento – consapevolezza tra i banchi di scuola significa rendere gli studenti custodi di memoria e al tempo stesso costruttori di futuro”.
Il CNDDU invita quindi i colleghi a far risuonare in classe queste parole come stimolo educativo: non come discorso astratto, ma come esperienza viva di responsabilità, che riguarda la comunità globale e ogni singolo gesto quotidiano.
“Il cuore che cambia – si legge nella nota – non è un’immagine poetica, ma il primo passo di una cittadinanza consapevole e solidale. È il compito più urgente della scuola di oggi”.