Giornalista, docente e scrittore di ben tre saggi sul tema della letteratura di viaggio e sul processo di pace nel Paese andino, Antonello Caponera è Presidente del Comites della Colombia da poco più di due anni. A distinguerlo, come spesso capita fra i membri dei Comitati degli italiani all’estero, una grande passione per il suo lavoro, legata a un’innata vocazione a rappresentare gli interessi dei connazionali, e a promuoverne cultura e tradizioni.
Presidente, partiamo purtroppo dalla stretta attualità. Il Comites ha espresso profondo cordoglio per la scomparsa di Nelson Lozano, Primo Segretario dell’Ambasciata di Colombia, scomparso prematuramente a Roma pochi giorni fa… “Il dottor Nelson Osorio è stato un amico della comunità italiana. Nel corso della sua vita ci ha espresso la sua vicinanza in mille modi, anche come profondo conoscitore dell’arte e della storia del nostro Paese, dimostrando queste qualità nei suoi molteplici incontri, ufficiali e non. Lo scorso anno, nel corso di una conferenza, aveva tracciato il passaggio de “El Libertador” Simon Bolivar in Italia, fornendo un formidabile ritratto delle corti Italiane dell’epoca e un profilo dell’eroe, per molti versi poco conosciuto. Nelson, nel corso della sua vita, ha ricevuto molti riconoscimenti ufficiali, tra gli altri, il governo italiano gli aveva conferito il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia. Da circa sei mesi era stato nominato addetto culturale della Colombia presso l’Ambasciata a Roma. Una nomina particolarmente calzante e significativa. Chi meglio di lui avrebbe potuto rappresentare le istanze culturali tra due Paesi particolarmente uniti da profondi legami di amicizia? La sua prematura scomparsa lascia un vuoto profondo nella cultura colombo-italiana”.
A suo avviso, come si è integrata ai giorni nostri la comunità italiana in Colombia? “La presenza della comunità italiana in Colombia risale alla fine del 1800, allorquando diversi connazionali sbarcarono nel caribe, in particolare a Barranquilla. Come non ricordare Agostino Codazzi di Lugo di Romagna che nella prima metà dell’ottocento contribuì a redigere la cartografia del Paese andino, oppure Oreste Sindici di Ceccano, al quale si deve addirittura la musica dell’inno nazionale della Colombia. All’architetto Pietro Cantini si deve poi la costruzione del bellissimo teatro Colon in stile neoclassico a Bogotá, inaugurato il 12 ottobre 1892, data emblematica. Vincenzo e Francesco Di Domenico portarono invece nella capitale colombiana il cinematografo nel 1912. Arrivando ai nostri giorni è doveroso menzionare Antonio Miscená, calabrese, da diversi anni direttore del Festival Musicale di Cartagena, prestigioso appuntamento di inizio d’anno, tappa importante per cultori e appassionati, che si svolge nell’incantevole cornice della più bella città coloniale della Colombia”.
Possiamo tracciare un profilo tipo dell’italiano che vive in Colombia? “L’emigrazione italiana negli ultimi anni è cambiata. Oggi vi sono circa 30.000 italiani iscritti all’Aire, molti dei quali sono discendenti delle famiglie arrivate prevalentemente all’inizio del secolo scorso o nell’immediato secondo dopoguerra. Oggi sempre più connazionali tentano, molti con successo, di aprire un’attività imprenditoriale. Il settore ristorativo la fa da padrone. Altri esercitano lavori dipendenti. Va ricordato che, con la legge di bilancio del 30/12/2023, l’iscrizione all’Aire per gli italiani che si trasferiscono all’estero è quanto mai obbligatoria, e sono previste sanzioni pecuniarie per gli inadempienti”.
Come definirebbe oggi, in generale, i rapporti del Comites Colombia con le rappresentanze diplomatico-consolari? “Il Comites opera a stretto contatto con le Autorità diplomatico-consolari, e non potrebbe essere altrimenti. Le istanze dei nostri connazionali vengono spesso supportate della nostra organizzazione, prevista dalla legge 286/2003. A fine di agosto, lo scorso anno, si è insediato l’Ambasciatore Giancarlo Curcio, il quale si è mostrato subito in sintonia con la nostra realtà”.
Qualche giorno fa ha incontrato il Nunzio Apostolico, Mons. Paolo Rudelli. Quali i temi al centro dell’incontro? “Il Nunzio Apostolico Mons. Paolo Rudelli, anche lui da poco tempo rappresentante di Sua Santitá in Colombia, nonchè Decano degli Ambasciatori in Colombia, ci ha voluto ricevere, molto gentilmente, per conoscere l’attività del Comites”.
Come Comites Colombia avete punti di contatto anche con altri Comites nel mondo? “Grazie alle nuove tecnologie, i Comites sono in contatto tra di loro, soprattutto nell’area geografica di appartenenza, nel nostro caso l’America Latina. I contatti comunque avvengono anche su scala planetaria. Siamo spesso supportati dal C.G.I.E., Il Consiglio Generale degli Italiani All’Estero, organismo gerarchicamente superiore ai Comites, accreditato presso la Farnesina”.
In generale, stilando un bilancio, come valuta la sua esperienza da Presidente? “Il Comites in Colombia opera da circa due anni. In questo lasso di tempo abbiamo cominciato ad occuparci di due temi cari agli italiani residenti: in primis quello legato al problema della reciprocità contributiva, assente fra Italia e Colombia. Oggi un connazionale che lavora e versa i contributi nel Paese andino, se si trova a rientrare in Italia, perde tutto il versato e non è in grado di avere una pensione in nessuno dei due Stati, nonostante l’Italia abbia in materia accordi con diversi Paesi del mondo. Secondo tema, dal 22 luglio 2022 la Colombia, con una “Resosución” del Ministero degli Esteri, obbliga gli stranieri residenti con visto permanente a rifare praticamente tutta la procedura per riottenere il visto, che ad ogni modo è sempre discrezionale. L’Italia invece, a parità di condizioni, dopo il primo rinnovo per tutti gli stranieri, colombiani compresi, pretende solo il rinnovo della carta di identità. Questo ci sembra altamente ingiusto e discriminante nei confronti della comunità italiana che vive, lavora, ha figli in Colombia e non può essere soggetta a periodici, estenuanti e costose procedure burocratiche”.
Se le chiedessi di selezionare il suo ricordo più bello? “Il nostro è un eccezionale lavoro di squadra. Il Presidente é solo uno dei membri del Comites, sicuramente il più visibile, ma tutte le attività sociali e culturali non potrebbero avvenire senza il lavoro e la collaborazione di tutti. Sul finire dello scorso anno abbiamo intrapreso il progetto “Radici come Ponti” sulla riscoperta, appunto, delle radici italiane. “Radici come ponti” ha come obiettivo la raccolta delle memorie di migrazione degli italiani che vivono in Colombia, attraverso il coinvolgimento dei più giovani, nel ruolo di testimoni e ambasciatori di queste memorie. Il progetto ha avuto una prima fase di realizzazione in Colombia a Bogotà tra il 25 di novembre e il 3 di dicembre 2023, con una prima serie di interviste e laboratori, guidati da due maestri di teatro nel sociale italiani, Alessandro Manzini e Irene Bonzi, che insieme costituiscono il gruppo de I Macchiati (www.macchiati.it). Le attività hanno beneficiato anche della collaborazione del gruppo teatrale “Facciamo Tempesta”. Una seconda fase sarà invece sviluppata nel corso del 2024: già stiamo lavorando alla costruzione di gemellaggi culturali con alcune realtà italiane. In particolare, abbiamo già raccolto l’interesse a collaborare da parte della Fondazione Orizzonti d’arte di Chiusi (www.fondazioneorizzonti.it), che dal 2012 Gestisce il Teatro cittadino Mascagni, organizza il festival di teatro, danza e musica Orizzonti e promuove sul territorio un’ampia serie di attività formative e divulgative. Della Compagnia del Teatro Povero di Monticchiello (www.teatropovero.it), che, con i suoi quasi sessant’anni di vita, è una delle eccellenze del teatro popolare e comunitario in Toscana e, a livello nazionale, è una cooperativa che lavora con e per il territorio. E infine della Scuola di Musica del Garda di Desenzano (www.scuoladimusicadelgarda.it), un’importante istituzione di formazione musicale. L’iniziativa è stata presentata all’interno dell’I.I.C., sabato 2 novembre, che ha visto protagonisti di una recita, tra gli altri, ragazzi e genitori delle due scuole paritarie di Bogotá, “Alessandro Volta” e “Leonardo Da Vinci”. Nell’occasione, state proiettate le interviste realizzate dai due attori a cinque personaggi italiani, da tempo immigrati nel Paese andino. Il riscontro del pubblico è stato notevole e questo ci lascia ben sperare sul prosieguo di questa iniziativa nel corso del 2024. Il mio ricordo più bello? Ecco, forse è proprio questo, vedere tante famiglie con i figli rappresentare l’italianità”.