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Agrigento Capitale della Cultura 2025 presenta la mostra “Il fuoco dell’amore, Maria Maddalena”

Redazione by Redazione
29 Giugno 2025
in Curiosità
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Agrigento Capitale della Cultura 2025 presenta la mostra “Il fuoco dell’amore, Maria Maddalena”
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In un tempo delicato come quello che stiamo vivendo, la figura di Maria Maddalena è simbolo di una fede senza dubbi, piena di speranza ma autonoma e consapevole, ma anche “prima testimone” della Resurrezione. Nell’anno della Capitale italiana della Cultura e soprattutto, nell’Anno del Giubileo, la Fondazione Agrigento2025 e il Museo Diocesano di Agrigento hanno costruito insieme una mostra iconografica di grande valore scientifico e devozionale che riunisce sotto un unico “cappello” testimonianze forti – da Agrigento, dalle chiese della provincia, dal resto d’Italia – di quanto la figura abbia saputo penetrare i cuori e coinvolgere gli artisti.   

“Il fuoco dell’amore. Maria Maddalena. Testimone di Speranza al femminile” accoglierà capolavori dai grandi musei italiani, a partire dalla collezione del Vaticano. Un inedito percorso iconografico, biblico e culturale attraverso le opere di Giovanni Di Pietro da Napoli, Giovanni Portaluni, Guercino, Cecco del Caravaggio, Nicolas Regnier, Mattia Preti, Pietro D’Asaro, Andrea Vaccaro, Mariano Rossi, Fra’ Felice da Sambuca, Francesco Hayez, provenienti dai Musei Vaticani, da Palazzo Barberini, dai Musei Diocesani Carlo Maria Martini di Milano e San Matteo di Terni, dal Museo Nazionale San Matteo di Pisa, da Palazzo Abatellis, Fondazione Carit. Tele in stretto dialogo con opere dell’Arcidiocesi di Agrigento, in arrivo da Cammarata, Racalmuto, Sciacca e Sambuca di Sicilia.

L’esposizione, patrocinata dal Dicastero per la cultura della Santa Sede, sarà ospitata al Museo Diocesano di Agrigento dal 6 luglio al 30 ottobre. 

Tra le interpretazioni della Maria Maddalena offerte da artisti di epoche e contesti culturali diversi sono state scelte opere significative dal punto di vista iconografico e stilistico, dal Medioevo al XIX secolo. Apre la mostra un prezioso dipinto su tavola tardogotico di Giovanni di Pietro da Napoli, protagonista assoluto della pittura in Toscana tra Trecento e Quattrocento: la Maddalena è in rosso ai piedi della croce, simbolo della fede. Seguono  autentici capolavori dell’arte barocca: Guercino, Cecco del Caravaggio, Regniér e Mattia Preti, maestri che con la loro arte seppero indirizzare il gusto del proprio tempo. Simbolo di penitenza e amore contemplativo per Cristo, l’immagine della Maddalena fungeva da esempio per le Convertite nel capolavoro del Guercino, in cui la santa, penitente ed eremita, medita sugli strumenti della passione portati dagli angeli. La penitente dai lunghi capelli sciolti sulle spalle di Cecco del Caravaggio, nel suo colloquio mistico col Crocefisso visualizza il processo di umanizzazione della eremita come si stava configurando nell’immediato periodo successivo alla Riforma Cattolica. La Maddalena di Mattia Preti piange nel contemplare due chiodi della croce di Cristo ma, malgrado il soggetto penitenziale, il pianto è uno sfrenato inno di lode alla bellezza femminile.

La Maddalena penitente di Nicolas Regniér, calata in uno splendido paesaggio crepuscolare, è un’opera capace di toccare i sensi non soltanto visivi, ma anche tattili. Stesso tema per le due versioni (Palermo e Salerno) del maestro napoletano Andrea Vaccaro: il dipinto di Palermo costituisce una delle versioni di più alta qualità del soggetto più volte replicato dal pittore; l’esemplare di Salerno differisce da tutti gli altri per l’aggiunta delle lacrime che accrescono la dimensione emotiva della penitente. 

Nella Cena in casa del fariseo del tardomanierista Pietro d’Asaro, così come nel Noli me tangere, si riassume la lettura di Gregorio Magno secondo il quale nella donna è racchiusa una doppia identità: la peccatrice che si pente ai piedi di Gesù e la discepola pronta a seguirlo.  

Mariano Rossi, uno dei principali pittori italiani della seconda metà del Settecento, nel suo Compianto non presenta la centralità della croce ma del Cristo deposto con la Maddalena piangente, divenendo preludio dell’altro incontro che la donna avrà con il Gesù Risorto. Hayez nella sua Crocifissione sceglie di rappresentare il momento di massima intensità, in cui “Cristo e la Maddalena sono soli, immersi in un silenzio assoluto, in cui il dolore si sublima nella bellezza formale e nella forza evocativa del momento“.

Uno spazio più intimo è riservato alla pietà popolare con i cartelami di Cammarata, sacra rappresentazione nata per trasmettere alla comunità dei fedeli il complesso tema della Passione attraverso semplici immagini. Uno spazio è riservato alla pittura pietistico – devozionale con Fra Felice da Sambuca. La figura della Maddalena tra i leoni riesce a coinvolgere sia la dimensione sacra che quella profana, divenendo protagonista anche nell’araldica, come nell’antico stemma della città di Sciacca.

Maddalena in Agrigento: iconografia e rappresentazioni 

La particolare scelta tematica trova un forte valore identitario per la presenza capillare della figura di Maria Maddalena su tutto il vasto territorio dell’Arcidiocesi, sin dal Medioevo. Partendo proprio dall’affresco con la teoria di santi cavalieri crociati del XIV secolo, su una parete del Monastero di Santo Spirito, in riferimento sia alla tradizione agiografica che all’iconografia cistercense. E ancora, le tavole quattrocentesche del soffitto ligneo della Chiesa di santa Maria dei Greci: qui Maddalena si ritrova anche nelle tante croci dipinte e marmoree del patrimonio diocesane.

Questa mostra avvia il tentativo di creare un unico percorso lungo le diverse anime della Maddalena, a partire dai maestri – Giovanni Di Pietro da Napoli, Giovanni Portaluni, Guercino, Cecco del Caravaggio, Nicolas Regnier, Mattia Preti, Pietro D’Asaro, Andrea Vaccaro, Mariano Rossi, Fra’ Felice da Sambuca, Francesco Hayez. Le opere sono state concesse in prestito dai Musei Vaticani, da Palazzo Barberini Corsini, dai Musei Diocesani Carlo Maria Martini di Milano e San Matteo di Salerno, dal Museo Nazionale San Matteo di Pisa, da Palazzo Abatellis, Fondazione Carit – per arrivare agli artisti locali che dai grandi hanno tratto ispirazione e continua linfa; ma che continuano ad essere fonte di devozione popolare nelle diverse chiese dell’Arcidiocesi di Agrigento, con opere provenienti da Cammarata, Racalmuto, Sciacca e Sambuca di Sicilia.

Una mostra “green”

Agrigento da qualche mese ha sposato un’ottica “green” per quanto riguarda gli spostamenti dentro il centro storico, e verso la Valle dei Templi e viceversa. Navette sostenibili, non inquinanti, riescono ad essere il miglior passaporto per una fruizione corretta del bene comune. Le mostre green theme – come questa – lanciano un preciso messaggio green. Raggiungere la mostra con i mezzi elettrici stimola la riflessione sul cambiamento di tendenza da generare nella logica della transizione ecologica. 

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