Buon pomeriggio a tutti.
Voglio ovviamente ringraziare il Primo Ministro Abela per la ospitalità straordinaria, per questa cornice straordinaria nella quale ci ha condotto qui a Malta, in una Nazione che è unita all’Italia da legami profondi sul piano culturale, sul piano economico, sul piano storico. E voglio ringraziare i colleghi del Med9 per questa discussione molto proficua che abbiamo avuto oggi su alcune delle questioni principali che sono all’ordine del giorno delle dinamiche europee, a partire dal prossimo Consiglio Europeo informale previsto a Granada.
Per l’Italia, lo avevamo anticipato con una lettera, la priorità era ed è la questione migratoria. Sono contenta per la convergenza che abbiamo trovato in questa mattinata in cui la gran parte del dibattito è stata dedicato alla materia migratoria. È ovviamente tempo per affrontare la questione in modo concreto, strutturale, possibilmente definitivo.
La nostra discussione è ruotata molto intorno a questo. L’Italia è, insieme a Malta e insieme alle Nazioni di primo approdo, una delle Nazioni che oggi patiscono di più la forte pressione migratoria, ma tutti qui siamo consapevoli del fatto che chi ha ritenuto che, di fronte alla situazione che sta vivendo il continente africano, il problema migratorio potesse essere chiuso dentro i confini di un’unica Nazione europea prende chiaramente un abbaglio, sta facendo un grande errore. Perché la situazione geopolitica, la situazione della crisi che noi stiamo affrontando, racconta bene che noi rischiamo di essere le prime Nazioni a essere travolte ma poi, in assenza di risposte strutturali, tutti quanti verranno travolti da questo problema.
Nei giorni scorsi io avevo inviato al Primo Ministro Abela una lettera chiedendo di affrontare questa questione: lo devo ringraziare per averlo fatto e devo ringraziare i colleghi perché nella dichiarazione finale vi sono molti elementi concreti, seri che affrontano la questione migratoria, anche molti di quelli che erano stati suggeriti dall’Italia.
Il Vertice ribadisce qual è la strada da seguire, l’ha detto bene Robert prima di me: contrasto all’immigrazione illegale, lotta senza quartiere ai trafficanti, andare alle cause dei fenomeni di immigrazione e offrire altre risposte a un continente africano che è in estrema difficoltà.
In sostanza noi ribadiamo che l’unico modo per affrontare seriamente il problema migratorio, l’unico modo per aiutare i più fragili, a partire da chi ha davvero diritto alla protezione internazionale, è ricondurre la questione migratoria a un fenomeno di legalità. In Europa non si entra illegalmente, non sono i trafficanti a decidere chi può e chi non può entrare in Europa. E dall’altra parte bisogna dare risposte serie a un’Africa che è sempre più in difficoltà.
Per attuare questi principi noi consideriamo che il piano d’azione presentato dal Presidente Ursula von der Leyen a Lampedusa sia un’ottima cornice di partenza, è però ora fondamentale renderlo concreto e operativo.
Abbiamo, da questo punto di vista, anche col Presidente francese Macron e con Ursula von der Leyen, avuto a margine un confronto sui prossimi passi operativi che si possono fare, che si devono fare, soprattutto in vista del Consiglio Europeo di Granada.
Noi abbiamo come Italia portato il nostro contributo alla discussione. Alcuni dei punti più importanti dal nostro punto di vista sono: il tema degli accordi di riammissione per i rimpatri, che devono essere una questione europea e non gestita dai singoli Stati membri, anche attraverso una lista Europea dei paesi sicuri; bisogna rafforzare la lotta ai trafficanti, puntando soprattutto allo smantellamento delle catene di costruzione dei mezzi utilizzati per gli sbarchi, ai flussi finanziari di organizzazioni criminali che sono sempre più potenti e sempre più lunghe; accordi e sostegno alle autorità del Nord Africa per il controllo del proprio spazio marittimo per bloccare le partenze; immediata attuazione e implementazione del Memorandum con la Tunisia, di una partnership che stiamo cercando di costruire con la Tunisia e con i Paesi del Nord Africa. E poi, dicevo, offrire un’alternativa credibile ai fenomeni di immigrazione illegale. E questo vuol dire soprattutto costruire una nuova partnership con l’Africa: passa da alcune scelte che noi dobbiamo fare.
Abbiamo parlato della revisione del quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Chiaramente l’Italia, ma anche le Nazioni che sono qui, si aspettano che ci siano risorse importanti per aiutare un continente che ha moltissime risorse e che, pur tuttavia, versa in condizioni di povertà e conseguente instabilità; che è purtroppo il continente che sta pagando di più le conseguenze della guerra di aggressione russa verso l’Ucraina.
Il primo tema sono le risorse per investimenti che devono essere strategici: nella crisi che viviamo ci sono alcune opportunità. Penso al tema dell’energia. L’energia oggi è l’elemento che può far tornare il Mediterraneo centrale, che può tornare a legare il destino del continente europeo e del continente africano. Noi abbiamo un problema di approvvigionamento energetico, l’Africa è potenzialmente un enorme produttore di energia. Con investimenti e risorse adeguate si può cambiare il futuro e affrontare insieme diversi problemi.
La seconda questione è ovviamente il tema della migrazione legale, che deve essere sostenuta dal nostro punto di vista anche da percorsi di formazione nei Paesi di provenienza ma che, a mio avviso, deve essere anche legata alla capacità che le Nazioni hanno di contrastare parallelamente l’immigrazione illegale. Per troppo tempo noi non abbiamo potuto dare risposte adeguate a chi legalmente voleva venire a lavorare in Europa, perché le quote di immigrazione erano tutte coperte da chi entrava illegalmente. Non lo possiamo più consentire.
Ovviamente, a margine di tutto questo, abbiamo discusso di Ucraina. La nostra posizione su questa materia non cambia: continuiamo a garantire il nostro sostegno.
Abbiamo parlato di transizione verde. Chiaramente l’Italia la sostiene, purché venga fatta con intelligenza: non dobbiamo mai dimenticare che la sostenibilità ambientale deve viaggiare di pari passo con quella economica e sociale. Continuiamo a sostenere la neutralità tecnologica per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati.
Così come abbiamo parlato delle nuove regole della governance del Patto di stabilità. La posizione italiana qui è molto chiara. Noi pensiamo che se l’Europa si è data dagli obiettivi strategici – transizione verde, transizione digitale, difesa – poi quegli obiettivi strategici debbono essere riconosciuti e protetti nelle nuove regole sulla governance. Non possiamo tornare alle regole del precedente Patto di stabilità, sarebbe per le nostre economie obiettivamente molto pesante da affrontare, ma dobbiamo anche sapere immaginare nuove regole che sostengano le grandi scelte strategiche che ci siamo date.
E non voglio dilungarmi ulteriormente, voglio solamente ricordare che i Paesi qui rappresentati, i Paesi del MED9, complessivamente rappresentano il 46% della popolazione europea e il 41,5% di prodotto interno lordo. E quindi forse, anche per convergenza di approccio e per convergenza di priorità, la nostra capacità di lavorare compatti può anche consentire di vedere maggiormente riconosciute e attenzionate le priorità che ci diamo.
Grazie ancora Robert e grazie a tutti i colleghi.