L’affresco “Apollo e Giacinto” del Domenichino trasloca per qualche mese da Palazzo Farnese al laboratorio dell’Istituto Centrale per il Restauro. L’ultimo dei tre capolavori presenti nel Salone delle firme dell’Ambasciata di Francia ha effettuato un trasloco provvisorio, voluto per ridare la bellezza originaria al dipinto.
Grazie all’ICR la “metamorfosi” degli affreschi
Eseguiti dal pittore bolognese tra il 1603 e il 1604, gli affreschi riguardano tre personaggi della mitologia greca, la cui morte violenta prelude ad una metamorfosi vegetale e alla nascita di un nuovo fiore. La Morte di Adone era raffigurata sulla volta del portico che si affacciava sui giardini verso il fiume, Apollo e Giacinto sulla volta della sala sulla destra mentre Narciso, dipinto per ultimo verso la fine del 1603, decorava la volta della sala sulla sinistra.
Il dipinto murale staccato, Apollo e Giacinto, è stato preso in carico dall’ICR per essere restaurato nell’ambito della collaborazione in atto con l’Ambasciata di Francia, in accordo con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma. Sarà sottoposto ad uno studio preliminare dello stato di conservazione e degli esiti dei precedenti interventi subiti, mediante osservazioni visive e riprese fotografiche macro e microscopiche, indagini multispettrali e microprelievi per analisi chimiche e mineralogiche. I risultati di tale campagna conoscitiva guideranno i protocolli operativi degli interventi che saranno messi in atto per il recupero conservativo dell’opera, mediante fasi di pulitura, ristabilimento dell’adesione e coesione della pellicola pittorica e degli strati preparatori, revisione del supporto, stuccatura delle lacune e presentazione estetica finale.
Una cooperazione eccellente per preservare il Patrimonio tra Francia e Italia
L’ambasciatore Christian Masset ha voluto sottolineare quanto sia importante “la cooperazione delle due istituzioni con l’Ambasciata di Francia, per il notevole lavoro di restauro delle opere del Domenichino, pilastro ammirato in tutto il mondo della pittura del seicento bolognese” e come “la tutela del Patrimonio è un tema sul quale Francia e Italia lavorano mano nella mano”.
La Direttrice dell’ICR, Alessandra Marino, dal canto suo ha spiegato che ‘’è una grande soddisfazione, grazie alla proficua e consolidata collaborazione con l’Ambasciata di Francia, prendersi cura del terzo e ultimo affresco staccato del Domenichino nella sua attività giovanile. L’ICR, che finanzia interamente il restauro, studierà l’opera alla luce dei due lavori già eseguiti, e condurrà le operazioni presso il laboratorio di Santa Marta al Collegio Romano. Siamo felici di annunciare – ha concluso – che la settimana dopo Pasqua la nostra terza sede, collocata nel cuore del centro storico, potrò finalmente riaprire le porte al pubblico delle scuole, degli studiosi e di chi vorrà prenotarsi per una visita guidata”.
Nel 2019, in occasione del ritorno a Palazzo Farnese di Narciso, era stato organizzato un incontro intorno ai rapporti tra restauro, ricerca e musei in Francia e in Italia che ha fornito un importante contributo alle ricerche nel settore.
Palazzo Farnese, “aperto per lavori”
La Francia si prende cura di Palazzo Farnese. Le numerose attività culturali intorno al restauro delle facciata laterali e del tetto di Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia, lanciato l’anno scorso, proseguiranno. Sono peraltro in corso degli interventi di riparazione delle piastrelle in cotto del piano nobile. Così è stato rinvenuto, sull’allettamento delle piastrelle, il timbro del produttore e la data di fabbricazione: 1845, che corrisponde al periodo di restauro del palazzo sotto la direzione dell’architetto Cipolla. Mentre il 14 aprile inizierà l’opera di conservazione per far tornare al loro splendore il Caminetto Monumentale e le due statue ad esso affiancate, rappresentazione delle virtù dell’Abbondanza e della Carità, presenti nel salone d’Ercole, grazie a Palazzetti Spa e a Fondaco Italia.
Il “Casino della Morte” era un piccolo edificio fatto costruire dal cardinale Odoardo Farnese quale dépendance intima e raccolta del grandioso palazzo di famiglia. Situato sulla sponda del Tevere, e così denominato per via della contiguità con la chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, il Casino si apriva al pianterreno su un rigoglioso giardino prospiciente il fiume ed era accessibile direttamente dal palazzo principale attraverso l’arco che scavalca ancora oggi via Giulia.
Tutti e tre i dipinti – gli altri sono La Morte di Adone e Narciso che si riflette nell’acqua – furono staccati nel 1817 dal restauratore Pietro Palmaroli.