L’impegno e il ruolo delle donne nella scienza, i successi tutti al femminile e le difficoltà legate a pregiudizi storici. Se n’è discusso lunedi in una conferenza tenutasi nell’Aula Magna della Pontificia Accademia delle Scienze, organizzata dalle Ambasciate di Albania e Cile presso la Santa Sede, alla presenza di S.E. Rev. Cardinale Peter Turkson, che ha visto confrontarsi sul tema scienziate di fama internazionale, attraverso le loro testimonianze.
“Guardandoci indietro dobbiamo senz’altro dire grazie alle pioniere della scienza che, con la loro grinta e la loro determinazione, hanno saputo reagire a un modo di pensare sbagliato della società che voleva assolutamente relegarle ai margini – ha sottolineato nella sua introduzione Majlinda Dodaj, Capo Missione dell’Ambasciata di Albania presso la Santa Sede, aggiungendo – a loro oggi va il nostro sincero ringraziamento per aver lottato con coraggio, pagando a volte anche con la vita la loro voglia di superare le ingiustizie”.
In un’aula gremita di diplomatici di numerosi Paesi, anche l’Ambasciatrice del Cile presso la Santa Sede, Patricia Araya Gutierrez, evidenziando i successi ottenuti dalle donne nella scienza, ha definito “virtuoso” il modello cileno proprio per la capacità di incentivare la presenza al femminile, raggiungendo così traguardi molto importanti.
Oggi le donne che lavorano nella ricerca scientifica, a livello mondiale, sono ancora in numero inferiore rispetto agli uomini e raggiungono più raramente un elevato livello di responsabilità. I progressi sulla parità di genere nell’università e nella ricerca ci sono stati, ma c’è ancora molta strada da fare, non a caso il rapporto tra scienza e genere, indagato da un punto di vista storico, critico e sociologico è divenuto uno dei temi più dibattuti in ambito accademico.
Seppur i numeri confermino un trend in crescita legato alla presenza femminile, è sicuramente curioso rilevare come fra il 1901 e il 2022 abbiano ricevuto il Premio Nobel appena 61 donne su un totale di più di mille vincitori, appena 24 nel campo scientifico: 4 per la fisica, 8 per chimica e 12 per la medicina.
Eppure, donne e scienza, costituiscono un binomio vincente. A darne concreta dimostrazione sono stati proprio gli interventi delle scienziate che hanno preso la parola in Vaticano: Francesca Panessa, astrofisica di successo, che ha raccontato con profonda passione la sua ascesa professionale fino ad arrivare alle conferenze della NASA, Tatiana Ribeiro Viana, prima avvocato donna a livello mondiale a specializzarsi in Diritto Internazionale dello Spazio e Silvia Piranomonte, astrofisica che ha sottolineato l’importanza storica nell’astronomia proprio delle donne.
E poi ancora Erida Nure, chirurgo che con profonda dedizione ogni giorno salva vite umane guidando un’equipe specializzata in trapianti, ed Elisabetta Cavazzuti, esperta di esplorazione spaziale. A chiudere la conferenza, moderata dalla giornalista Fausta Speranza, l’intervento del prof. Guido Macchiarelli dell’Università degli studi dell’Aquila, dal titolo “Quando l’anatomia è donna”.