Sui suoi social, fra i vari commenti, si legge: “sei veramente una gran persona, una di quelle che mi fa credere nel Movimento”. Roberto Traversi, architetto, politico e giornalista, nato a Milano da genitori pugliesi, ligure di adozione, è uno dei Segretari della Camera dei Deputati. Parlamentare dal 2018, Sottosegretario di Stato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con delega ai porti nel Governo Conte II, oggi punto di riferimento indiscusso nel Movimento 5 Stelle, è Coordinatore regionale pentastellato per la Liguria, nominato dal Presidente Giuseppe Conte. Sempre affabile e gentile, con una passione innata per lo sport, crede fortemente nella diplomazia come strumento per superare conflitti e divisioni.
Onorevole, dopo l’esperienza come Sottosegretario di Stato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel Governo Conte II, oggi è Segretario della Camera dei Deputati. Come giudica questa nuova esperienza?
“È stimolante, mi trovo molto bene e chiaramente rappresenta un nuovo motivo di crescita personale e politica, ma è un ruolo profondamente diverso dall’esperienza fatta al Governo del Paese. Nel primo caso, da Sottosegretario, si incide direttamente sulla linea politica, perché si va di pari passo con il lavoro dell’esecutivo con la messa a terra diretta di provvedimenti; nel secondo, invece, si fa parte dell’Ufficio di Presidenza che si riunisce per normare il corretto funzionamento dei lavori della Camera, e quindi di Montecitorio. Si vigila sulla corretta redazione del processo verbale delle sedute, sulle delibere e sugli atti durante l’Aula, sulle operazioni di voto, sul puntuale resoconto stenografico. Insomma, mentre l’ufficio di presidenza costituisce un pilastro importante per garantire il percorso democratico, il governo dovrebbe risolvere i problemi del Paese”.
Il suo primo incontro istituzionale da Segretario di Presidenza si è tenuto a Roma dove, accompagnato dal Console Roberto Galanti, ha incontrato l’Ambasciatore della Repubblica di Moldova Anatolie Urecheanu. Ritiene che questa nuova carica possa in qualche modo avvicinarla di più al mondo della diplomazia?
“I rapporti con i corpi diplomatici sono tasselli vitali per costruire fin dalle fondamenta le interlocuzioni tra Stati. L’incontro con l’ambasciatore Urecheanu in particolare è stato importante per gli ottimi rapporti commerciali che l’Italia ha con la Moldova. Rapporti che saranno intensificati nel 2023 e nei prossimi anni”.
C’è un aneddoto che la lega a un’Ambasciata o un Ambasciatore?
“Sì, ho avuto incontri molto interessanti; ricordo con molto piacere ad esempio quello con l’ambasciatore d’Italia Armando Varricchio a NewYork negli Usa, presso la sede del Consolato generale in Par Avenue: aveva accolto me e la delegazione parlamentare nel giugno del 2019, in occasione del lancio della piccola maratona “Italy Run”. Nell’occasione, avevamo parlato a lungo anche del funzionamento della macchina organizzativa da mettere in moto per le operazioni elettorali degli italiani all’estero, al fine di far votare la nostra grande comunità a New York. Ricordo poi il bilaterale condotto con la Croazia quando ero sottosegretario, perché è stata l’occasione per iniziare a progettare un percorso di rafforzamento della collaborazione tra i porti croati e quelli italiani dell’Adriatico, alla presenza del collega Josip Bilaver e davanti ai consiglieri diplomatici. Memorabile è stata anche la serata al Conservatorio di Santa Cecilia e il concerto “Dalla Repubblica di Moldova all’Italia: un ponte per la pace“, alla presenza dall’ambasciatore”.
A proposito del conflitto in atto in Ucraina, secondo lei la strada della diplomazia è ancora percorribile?
“Certamente, anzi è l’unica strada percorribile. In caso contrario, rischiamo una tragedia senza fine, se non bastasse quanto già avvenuto. Abbiamo sempre sostenuto che, superata la prima fase di aiuti, quando le forze erano palesemente sbilanciate a favore della Russia, serviva uno sforzo diplomatico di tutte le parti in causa per intavolare un dialogo di pace. Ci abbiamo creduto e continuiamo a crederci come forza politica: chi sosteneva che quello scoppiato il 24 febbraio sarebbe stato un conflitto di pochi giorni, oggi è stato smentito dalla spirale bellica. Questo conflitto, che ormai si avvia all’undicesimo mese, deve essere fermato il prima possibile”.
Il 5 novembre scorso lei scriveva sui suoi profili social: “a quasi nove mesi dall’invasione russa dell’Ucraina oggi ci vedremo tutti a Roma per chiedere il cessate il fuoco”. Un commento su quella manifestazione?
“È stata una manifestazione meravigliosa, colorata e molto ben riuscita. Marciare con altre 100mila persone è una risposta chiara e incontrovertibile alle armi: il popolo vuole la pace e il popolo della pace è in salute”.
Politica estera a parte, qual è il suo giudizio complessivo sul governo Meloni per quanto fatto finora?
“Negativo e quanto realizzato è esattamente quello che mi aspettavo: nessuna particolare novità rispetto al Governo Draghi e tutto sommato un aiuto solo alla classe più abbiente. Mentre le società di calcio di serie A con la manovra plasmano quasi 900 milioni di euro di debiti, ai poveri, di milioni, ne tolgono 700. Inoltre hanno dimostrato nei fatti che non erano molto pronti: basti pensare a come hanno “condotto” i lavori sulla Manovra. C’è stata una preoccupante improvvisazione e continui rimandi al limite del tollerabile”.
Oltre la politica, lo sport: sappiamo che lei è un grande appassionato di calcio, tifoso della Virtus Entella e giocatore della nazionale parlamentare.
“Che sia un appassionato e grande conoscitore di calcio, è verissimo. Per quanto riguarda la fede calcistica, va fatta chiarezza. Per motivi famigliari, infatti, sono un grande tifoso del Foggia. E il tifoso del Foggia trapiantato al nord sente sempre il richiamo della partita ovunque questa avvenga, come succedeva a mio padre che si era trasferito a fare l’impresario edile a Milano. L’Entella è il mio secondo amore, la città dove risiedo, dove un muro di recinzione divide lo stadio dalla mia abitazione e dove andavo sempre a vedere le partite. Poi ho avuto la fortuna di seguirla professionalmente per circa dieci anni fino al 2018 (anno delle Politiche e del mio primo mandato) in un percorso iniziato dall’Eccellenza fino alla serie B sia come fotografo ufficiale, sia come pubblicista quando mi occupavo del giornalino dello stadio. Anni intensi nei quali, partendo dai campi della periferia di Genova siamo arrivati a giocare a Bologna, Bari, Catania e Venezia, per dirne solo alcuni dove ho sempre seguito la squadra. Così come oggi in aula, anche allora non mi piaceva mancare agli impegni presi. Infine sono ora con orgoglio giocatore della Nazionale italiana parlamentari, con la quale svolgiamo principalmente attività per raccogliere fondi per temi importanti, certi che lo sport abbia l’innegabile potere di suggellare amicizie già promettenti. Oggi mi piacerebbe proporre una sfida ad esempio con la nazionale deputati moldava, così come abbiamo già fatto con quella in Romania, al fine di poter implementare questa bella amicizia nata con l’ambasciatore”.
Per concludere le chiedo un suo ricordo di Davide Rebellin…
“Sta facendo emergere tutti i vecchi amori, manca solo l’architettura, professione alla quale ho dedicato vent’anni. Con Davide e il ciclismo si va indietro di parecchi lustri: il ciclismo è sempre stato centrale, nella mia famiglia, tanto che ho gareggiato dai 14 ai 24 anni, peraltro negli stessi anni di Rebellin, come avvenne ad esempio nella Milano-Rapallo, classica da dilettanti, nella quale appunto gareggiammo insieme. È stato un grandissimo professionista, in grado di prolungare per decenni la sua attività competitiva. La sua morte tragica, come quella di Scarponi, ci ricorda che in Italia si continua a non investire quanto dovuto in sicurezza stradale, una piaga questa che è stata ricordata anche dal Presidente della Repubblica. Quando ero al Governo abbiamo stanziato risorse importanti per le piste ciclabili e per il sistema nazionale di ciclovie turistiche. Avevo la delega alla sicurezza stradale, posso dire che tanto abbiamo fatto, ma purtroppo le tragedie sono sempre troppe e inaccettabilmente numerose”.