Un percorso storico nell’evoluzione estetica e tecnologica di uno dei simboli dell’Italia più amati nel mondo: il caffè. La passione per l’espresso è al centro di un’esposizione che racconta la trasformazione del design degli oggetti dedicati al caffè avvenuta negli ultimi decenni.
Dopo il successo delle tappe in Europa, Stati Uniti e Brasile, la mostra arriva nel distretto di Nanshan a Shenzhen, città della Cina meridionale. 40 pezzi fra macchine per uso domestico e da bar, set e tazzine da caffè, sono esposti nella mostra Passione italiana: l’arte dell’espresso, presso il Sea World Culture and Arts Center (SWCAC) nel distretto di Nanshan a Shenzhen, dal 5 dicembre 2025 al 4 gennaio 2026, in occasione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo.

Oggetti storici ed esemplari unici, selezionati dalla curatrice Elisabetta Pisu, rappresentano i cambiamenti nel tempo della produzione e del consumo del caffè e permettono di comprendere quanto sia cresciuta nell’immaginario collettivo la rilevanza sociale di un gesto che si lega inscindibilmente al lifestyle italiano.

Come sottolinea Valerio De Parolis, Console Generale d’Italia a Canton: «Il caffè rappresenta un simbolo universale dell’italianità, capace di raccontare la nostra storia e la nostra identità culturale. Portare questa mostra a Shenzhen, città riconosciuta dall’UNESCO come City of Design e punto di riferimento per l’innovazione e la creatività in Cina, significa celebrare la passione per la qualità e la ricerca, da sempre tratti distintivi del Made in Italy. Esposta in occasione della decima edizione della Settimana della Cucina Italiana del Mondo, ‘Passione Italiana: l’Arte dell’Espresso’ esplora come, nel corso dei decenni, il design abbia interpretato e valorizzato il rito sociale del caffè espresso. Una tradizione capace di rinnovarsi e ispirare nel tempo, simbolo di creatività, convivialità e innovazione italiana».

Gli oggetti esposti raccontano l’evoluzione storica degli ultimi due secoli, dalle caffettiere nate dalla matita di grandi designer, diventate vere icone di un’epoca, ai pezzi più recenti, frutto di innovazioni tecnologiche che hanno trasformato profondamente i processi produttivi e innalzato gli standard qualitativi. Un percorso che evidenzia una ricerca continua volta a migliorare la tecnologia, l’ergonomia degli oggetti e il consumo di una delle bevande più amate e diffuse nel mondo.

«Innovazione, creatività e design – spiega la curatrice Elisabetta Pisu – hanno accompagnato lo sviluppo di macchine da bar, caffettiere e servizi da tavola, identificando il caffè espresso come rito sociale e culturale, simbolo di italianità e del made in Italy. Attraverso questi oggetti compiamo un viaggio nel tempo che ci consente di capire come sono cambiate le abitudini, i gesti, i rituali e il portato emotivo legati al caffè».

Produzione e organizzazione di IMF Foundation ed EP studio in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Canton.
L’esposizione, due secoli di design e innovazione
40 oggetti in mostra portano la firma di alcuni fra i maggiori maestri del design italiano e internazionale, insieme ai brand più rilevanti del made in Italy. Si tratta di autentici capolavori dell’iconografia progettuale che hanno segnato un’epoca, esito di una rilettura approfondita di forme e funzioni. Si passa così dall’Oggetto Banale: Caffettiera di Alessandro Mendini, presentato alla Biennale di Venezia del 1980, all’edizione speciale dell’iconica Moka Express Bialetti, firmata da Dolce&Gabbana e placcata in Oro 24K, trasformata in un autentico oggetto d’arte che unisce moda e design. Fino ad arrivare alle realizzazioni che segnano l’incontro fra architettura e design con Aldo Rossi, che con La conica e La cupola ha elevato la moka domestica a un piccolo edificio da tavola, e Michael Graves con il servizio Tea & Coffee Piazza, esempio significativo del design postmoderno. E ancora le caffettiere domestiche di Richard Sapper, l’Ossidiana di Mario Trimarchi, la Pulcina di Michele De Lucchi, realizzate per Alessi, insieme alla Caffettiera Napoletana 90018 e il Prototipo di latta di Riccardo Dalisi.

Un’evoluzione che va di pari passo con una profonda ricerca tecnologica e di design, in particolare nelle macchine professionali da bar, con la presenza di marchi storici, rappresentati da modelli quali l’esemplare a colonna originale del 1920, la Insuperabile della Snider, le Marte e Mercurio di Faema degli sfavillanti anni ’50 e la Granluce de La Cimbali del 1958, pezzi provenienti dalla collezione di MUMAC – Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group.

Elisabetta Pisu è una curatrice di design con una formazione in sociologia e in management culturale. Il suo ambito di ricerca è il design contemporaneo in relazione ai processi produttivi, alle valenze sociali e all’evoluzione dei nuovi linguaggi espressivi. Oggetti, ambienti e architetture sono al centro dei suoi interessi di studio, protesi a indagare il ruolo mutevole del design nella società contemporanea. Nel 2016 fonda EP studio che si occupa di ideazione, organizzazione e curatela di
mostre internazionali di design con particolare attenzione alla diffusione e promozione del made in Italy. Ha collaborato con importanti istituzioni culturali e curato mostre in prestigiosi musei, tra i quali: Craft + Design Centre a Canberra (Australia), Design Museum Gent (Belgio), Cube Design Museum (Olanda), Design Museum Holon (Israele), Museum of Craft and Design (San Francisco, USA), MODA – Museum of Design Atlanta (Atlanta, USA), L. A. Mayer Museum for Islamic Art
(Israele), COD – Center for Openness and Dialogue (Albania).


