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Luca Di Gianfrancesco, Ambasciatore d’Italia a Baku: “Strategiche, crescenti, amichevoli: così definirei le relazioni bilaterali fra Italia e Azerbaigian. Il nostro Paese svolge un ruolo positivo e apprezzato nel processo di pace nel Caucaso”

Redazione by Redazione
8 Novembre 2025
in Interviste
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Luca Di Gianfrancesco, Ambasciatore d’Italia a Baku: “Strategiche, crescenti, amichevoli: così definirei le relazioni bilaterali fra Italia e Azerbaigian. Il nostro Paese svolge un ruolo positivo e apprezzato nel processo di pace nel Caucaso”
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Ci sono percorsi che raccontano molto più di una carriera: sono traiettorie che attraversano la storia, le crisi e le rinascite di popoli, e che sovente restituiscono il vero volto umano della diplomazia. Quello di Luca Di Gianfrancesco è uno di questi. Nato a Roma nel 1977, laureato in Scienze Politiche, ha intrapreso la carriera diplomatica nel 2002, portando con sé una visione lucida e una profonda vocazione al servizio.

Dalle prime esperienze al Ministero degli Affari Esteri, dove ha operato nei delicati dossier dei Balcani Occidentali, fino ai ruoli di vertice presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Di Gianfrancesco ha incarnato una diplomazia fatta di ascolto, strategia e umanità. Ha vissuto Sarajevo nei suoi anni di ricostruzione, ha affrontato le sfide dello Yemen come Incaricato d’Affari ad interim in un contesto di emergenza, ha rappresentato l’Italia come Consigliere nella Rappresentanza Permanente d’Italia presso il Consiglio Atlantico a Bruxelles, contribuendo al dialogo in anni cruciali.

Nel corso della sua carriera, ha saputo coniugare competenza tecnica e sensibilità istituzionale, come dimostrano gli incarichi di Consigliere Diplomatico al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ricoperti con continuità attraverso tre governi, e il suo ruolo chiave nella promozione integrata del Sistema Paese, nel cuore dell’azione della Farnesina volta a valorizzare l’Italia nel mondo.

Dal maggio 2024 è Ambasciatore d’Italia a Baku, in una fase storica di grande intensità per le relazioni bilaterali tra Italia e Azerbaigian. Il suo impegno si inserisce in un contesto strategico in cui l’energia, la cultura, l’educazione e la cooperazione economica si intrecciano in un dialogo sempre più profondo tra due Paesi che si scoprono affini, complementari, amici.

Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Di Gianfrancesco ci guida in un viaggio attraverso le relazioni tra Italia e Azerbaigian, che definisce con tre aggettivi emblematici: strategiche, crescenti, amichevoli. Un rapporto bilaterale che si nutre di energia e cultura, di investimenti e scambi accademici, ma soprattutto di una profonda sintonia tra i popoli. Lo dimostra l’inaugurazione del campus dell’Università Italo-Azerbaigiana, lo testimoniano le note di musica italiana che accolgono lui e sua moglie nei negozi di Baku, lo conferma il sorriso di un artigiano del rame nel villaggio di Lahic, il cui figlio studia al Politecnico di Torino.

Luca Di Gianfrancesco non è solo un diplomatico: è un interprete del nostro tempo, un costruttore di ponti, un testimone della capacità italiana di dialogare con il mondo attraverso la cultura, la competenza e il rispetto.

Eccellenza, se dovesse descrivere le relazioni diplomatiche fra Italia e Azerbaigian con tre aggettivi, quali sceglierebbe? “Strategiche. L’Azerbaigian è il nostro primo fornitore energetico (petrolio + gas), mentre l’Italia è per Baku di gran lunga il primo mercato di destinazione del proprio export (46 %) e il principale partner nell’UE. Il dialogo politico è intenso, al massimo livello: di recente, si sono recati a Baku il Signor Presidente della Repubblica (30 settembre – 1 ottobre scorsi) e il Signor Presidente del Consiglio (partecipazione a COP29 nel novembre 2024); il Presidente azerbaigiano Aliyev è stato ospite a Roma nel settembre 2024. Crescenti. I rapporti si stanno intensificando in altri comparti economici oltre all’energia, come pure nell’educazione, nella cooperazione accademica e nella cultura, settori in cui diverse imprese italiane hanno avviato iniziative congiunte. È un partenariato dunque in continua evoluzione, con importanti prospettive di crescita ulteriore. Amichevoli, in quanto fondate su un sentimento radicato di vicinanza tra le rispettive popolazioni, di cui si hanno numerose testimonianze nella storia più e meno recente”.

S.E. Luca Di Gianfrancesco presenta Lettere Credenziali al Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev

Quali sono oggi i settori chiave della cooperazione tra Italia e Azerbaigian, e quali nuove opportunità vede all’orizzonte? “Il settore chiave rimane quello energetico, per la rilevanza di tale voce nell’interscambio commerciale e per la presenza di importanti imprese italiane in Azerbaigian (SAIPEM, Ansaldo, Technip, Maire Technimont, ecc.), cui si aggiunge ora quella della compagnia petrolifera di Stato SOCAR in Italia, dopo l’acquisto di API-IP (settembre 2025).  La collaborazione si sta rafforzando inoltre in altri settori dell’economia, grazie anche all’importante azione del fondo sovrano locale SOFAZ, sempre più attivo nell’investire in Italia, non solo in titoli di stato. Merita segnalare altresì la crescente cooperazione in ambito accademico, in particolare il progetto dell’Università Italo-Azerbaigiana, fondato sulla collaborazione tra ADA University e 5 prestigiosi Atenei italiani (LUISS, Politecnico di Milano, Università Alma Mater di Bologna, Politecnico di Torino, La Sapienza), il cui campus è stato inaugurato a Baku l’1 ottobre scorso dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dall’omologo azerbaigiano Ilham Aliyev”.

Nel corso del suo mandato, ha notato una “domanda di Italia” crescente in Azerbaigian? In quali ambiti si manifesta maggiormente questo interesse? “Sulla scia degli intensi scambi politici richiamati, ho potuto constatare una crescente domanda d’Italia sotto il profilo dei rapporti economici, degli scambi culturali e universitari e del turismo. Ne eè una parziale ma significativa riprova anche l’esponenziale crescita nel numero di domande di visti per l’Italia, che tra il 2023 e oggi è aumentata di circa quattro volte (quest’anno toccheremo probabilmente i 18.000). Al tempo stesso, è interessante registrare l’aumento di interesse per l’Azerbaigian nel nostro Paese, a giudicare ad esempio dal numero di aziende italiane che si informano e che si affacciano alle fiere locali;  come pure dei turisti italiani che si incrociano per le strade dell’affascinante Citta’ Vecchia di Baku, patrimonio mondiale UNESCO; dei tanti tifosi che affluiscono ogni anno per assistere al Gran Premio di Formula 1 che si snoda lungo lo spettacolare circuito cittadino della capitale. A favorire tali dinamiche contribuiscono pure i collegamenti aerei diretti con l’Italia, che da maggio 2025 sono diventati giornalieri sulla rotta Milano-Baku (grazie alla compagnia di bandiera azerbaigiana AZAL) mentre Roma è servita tre volte a settimana. Ci auguriamo che anche ITA possa avviare presto collegamenti aerei con l’Azerbaigian: la presenza del nostro vettore nazionale darebbe ulteriore slancio all’approfondimento dei rapporti bilaterali”.

L’Ambasciatore Luca Di Gianfrancesco incontra Stefano Domenicali, Presidente e AD di Formula 1

In che modo l’Ambasciata italiana a Baku promuove il Sistema Paese? “Sulla base delle linee d’azione della Farnesina, l’azione dell’Ambasciata si articola in stretta sinergia con le altre amministrazioni dello Stato qui presenti, in primis ICE Agenzia -sia per quanto riguarda l’assistenza alle imprese che nella programmazione e realizzazione dell’attività promozionale -, e con la Difesa sugli aspetti di stretta competenza. Puntiamo a sostenere le imprese italiane nell’avviare e consolidare la loro presenza in Azerbaigian, a creare nuove opportunità di collaborazione e di affari a beneficio delle nostre aziende nei settori di interesse, ma anche a favorire una migliore conoscenza dell’Italia e delle opportunità di investimento che il nostro Paese offre agli operatori azerbaigiani. Rimane imprescindibile, naturalmente, il coordinamento costante con le strutture preposte del MAECI, a partire dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, e il ricorso ai fondi ministeriali dedicati, fondamentali per far funzionare il motore della macchina promozionale a vantaggio delle nostre aziende e dei nostri operatori”.

Cosa la colpisce di più della percezione della cultura italiana in Azerbaigian? “La grande familiarità. La conoscenza della nostra storia, della musica, del cinema e dell’arte italiana è diffusa ed è accompagnata da manifestazioni frequenti e spontanee di affetto e di ammirazione. Avviene anche nei momenti di ordinaria quotidianità: più volte, ad esempio, è capitato a me e alla mia consorte Wiame di entrare in un negozio e di sentire partire musica italiana in sottofondo, poco dopo il nostro ingresso…all’inizio pensavamo fosse una coincidenza, invece era un modo per farci sentire benvenuti, dopo averci sentito parlare la nostra lingua! Alla diffusione della cultura italiana hanno contribuito nel corso del tempo anche grandi interpreti azerbaigiani: per rimanere alla musica, basti pensare a Muslim Magomayev, detto anche il “Sinatra sovietico”, che ha trascorso due anni a La Scala negli anni ’60; o al tenore Yusif Eyvazov, tra i più significativi interpreti  internazionali contemporanei, che si esibisce continuamente sui principali palcoscenici mondiali inclusi quelli italiani”.

L’Ambasciatore Luca Di Gianfrancesco con la consorte Wiame.

C’è un luogo che l’ha particolarmente colpita? “Tra i tanti luoghi che ci hanno colpito finora in Azerbaigian ricordo il villaggio di Lahic, nel nord del Paese, famoso per il tradizionale artigianato della lavorazione del rame. Una realtà affascinante, produttiva e laboriosa, solo in apparenza sospesa nel tempo: abbiamo conosciuto diversi artigiani del posto che dimostravano di conoscere bene l’Italia, di avere aneddoti di vita vissuta riguardanti il nostro Paese, uno tra questi abbiamo scoperto che ha il figlio che studia ingegneria al Politecnico di Torino – a conferma di quella profondità di legami tra le persone che citavo in precedenza. Un altro posto che ci ha colpito molto è il “Mountain Jew Museum” o “Museo degli Ebrei della montagna”, vicino a Quba, testimonianza viva e preziosa della plurisecolare tolleranza religiosa nel Paese”. 

Come valuta il ruolo dell’Italia nel processo di normalizzazione tra Azerbaigian ed Armenia e nella stabilizzazione del Caucaso Meridionale? “L’Italia svolge un ruolo positivo ed apprezzato da tutte le parti.  Ricordo gli incontri avuti dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Tajani, a New York nel settembre 2024, con i rispettivi omologhi azerbaigiano e armeno, in una fase cruciale dei negoziati in corso tra le due parti. Il nostro Paese ha accolto positivamente gli importanti sviluppi intervenuti al vertice di Washington dell’8 agosto e rimaniamo saldamente impegnati, a fianco dei nostri partner occidentali ed europei, a sostegno del consolidamento di una pace duratura tra Armenia e Azerbaigian e della normalizzazione nella regione del Caucaso Meridionale”. 

Qual è stato, secondo lei, il momento più significativo nelle relazioni bilaterali degli ultimi anni? “Ne citerei due, in ordine temporale. In primis, l’inaugurazione operativa del TAP ovvero del Corridoio Meridionale del Gas nel 2020, progetto frutto di una lungimirante visione strategica la cui importanza per il nostro Paese, in termini di diversificazione delle forniture energetiche, è diventata ancora più evidente dopo l’aggressione russa all’Ucraina nel 2022.  2Di recente, la citata inaugurazione il 1° ottobre scorso del campus dell’Università italo-azerbaigiana, che segna un nuovo fondamentale momento del partenariato strategico tra i due Paesi, che ormai si proietta oltre la pur importantissima dimensione economica, verso orizzonti più ampi che abbracciano le nuove generazioni, ovvero le classi dirigenti del futuro: un futuro che si preannuncia sempre più all’insegna della collaborazione e dell’amicizia tra i due Paesi”.  

La sua carriera diplomatica l’ha portata da Sarajevo a Sana’a, da Bruxelles alla Presidenza del Consiglio: in definitiva, qual è il suo ricordo più bello? “Tanti ma sicuramente ricordo con maggiore soddisfazione quelli cui si è accompagnata la sensazione tangibile di stare contribuendo a migliorare la vita delle persone. Ricordo l’intervento di assistenza umanitaria organizzato con la Farnesina in Yemen nel 2012, che ha permesso di far arrivare 35 tonnellate di aiuti alle popolazioni interessate. Ma anche il periodo quale Consigliere diplomatico al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti durante il COVID, in cui assieme agli altri Ministeri coinvoltiè stato fatto un enorme lavoro corale per assicurare la continuità a livello europeo e internazionale nelle catene di approvvigionamento, garantire la resilienza del sistema economico e rispondere alla emergenza pandemica, salvaguardando la salute e l’impiego di tanti lavoratori”.

E il più brutto? “La tragedia della fame vista in Yemen, che non potrò mai dimenticare”. 

Fra le tante personalità incontrate nell’arco della sua carriera diplomatica, ne ricorda qualcuna in particolare?  “Sono molto grato per l’opportunità, che mi ha dato la carriera diplomatica, di conoscere e talvolta di lavorare a stretto contatto con numerose Autorità politiche e alcuni grandi Ambasciatori e colleghi, in Italia e all’estero.  Volendo fare un nome su tutti, non ho dubbi nell’indicare il nostro attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ho avuto l’onore di accogliere in visita ufficiale a Baku poche settimane fa: per la profondità di pensiero e di visione, ma anche per la straordinaria umanità ed empatia”. 

Come è cambiata, secondo lei, la diplomazia italiana negli ultimi vent’anni, e quali competenze ritiene oggi indispensabili per un giovane diplomatico? “È una domanda interessante ed ampia, che meriterebbe un approfondimento dedicato. In sintesi, muovo dalla evidente constatazione che negli ultimi vent’anni il mondo è diventato molto più interconnesso, veloce e complesso. La sfida per un diplomatico oggi è di sapere comprendere e rispondere rapidamente alle continue sollecitazioni che caratterizzano l’esercizio della funzione; senza tuttavia mai venire meno, ma anzi sviluppando continuamente, la capacità di analisi di problematiche complesse, che ritengo rimanga l’essenziale valore aggiunto della nostra missione, a favore dell’interesse nazionale e del decisore politico. Il diplomatico deve avere un solidissimo bagaglio di conoscenze in molti settori, ma deve essere anche una persona aperta al mondo, curiosa, intellettualmente onesta; soprattutto, deve avere la sensibilità e l’empatia per interpretare, comprendere e avvicinare punti di vista anche molto diversi dal proprio”.

Qual è il suo approccio personale alla costruzione di relazioni internazionali durature e credibili? “Non credo ci sia una formula unica ma ritengo che relazioni durature e credibili, nelle relazioni internazionali come nella vita, debbano fondarsi su alcuni principi essenziali quali, a titolo di esempio senza volere essere esaustivo, il rispetto reciproco e il riconoscimento della cooperazione pacifica quale valore; la capacità di ascolto e di approfondimento; il ricercare sempre più soluzioni possibili, ovvero una buona dose di pragmatismo; l’integrità”. 

Prossime iniziative in programma dell’Ambasciata? “Abbiamo concluso da poco le rassegne dedicate rispettivamente alla Settimana della lingua italiana e alla Settimana della cucina italiana del mondo; quest’ultima ha registrato uno straordinario successo grazie alla partecipazione quest’anno a Baku dello Chef Bobo Cerea del ristorante tristellato Michelin “Da Vittorio” di Brusaporto (BG), assieme alla storica azienda agricola Biava di Scanzorosciate, espressioni di eccellenza dell’offerta eno-gastronomica del nostro Paese. Abbiamo co-organizzato il concerto di Enzo Favata e della sua band “Atlantico” alla XX edizione del Baku Jazz Festival pochi giorni fa, nella splendida cornice del Teatro dell’Accademia Musicale di Stato, completamente esaurito per l’occasione.  Stiamo lavorando inoltre a un importante progetto nell’ambito delle celebrazioni Neapolis 2500 per valorizzare il gemellaggio storico tra Napoli e Baku, che risale al 1972″.

L’Ambasciatore Di Gianfrancesco con Bobo Cerea Da Vittorio e Biava alla settimana della cucina italiana nel mondo a Baku 2025

Chiuderei questa intervista, come consuetudine, chiedendole un consiglio su un buon libro da leggere. “Suggerirei “Ali e Nino” di Kurban Said, tra i più importanti autori locali del XX secolo che ha vissuto l’ultima parte della sua vita in Italia, a Positano per l’esattezza, dove è sepolto. Si tratta di un bellissimo romanzo che attraverso il racconto della storia d’amore tra un giovane azerbaigiano e una fanciulla georgiana, ambientato a Baku negli ultimi anni della Grande Guerra, fornisce uno spaccato ampio e interessante della storia, della società e della cultura di questo Paese e della regione, che contribuisce a comprenderne meglio l’attualità e la straordinaria ricchezza”. 

Intervista di Marco Finelli

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