In un’atmosfera di profonda spiritualità e riconciliazione, la Cappella Sistina ha accolto un momento destinato a entrare nella storia: la preghiera ecumenica presieduta da Sua Santità Leone XIV, alla presenza di Sua Maestà Re Carlo III del Regno Unito e della Regina Camilla.
Sotto lo sguardo maestoso del Cristo Giudice, raffigurato da Michelangelo nel Giudizio Universale, si è svolto un gesto di comunione che ha riunito, per la prima volta dopo cinque secoli, il capo della Chiesa cattolica e il sovrano britannico, Governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra. Un evento senza precedenti dalla Riforma anglicana, che ha segnato un passo significativo nel dialogo tra le due confessioni cristiane.
La celebrazione, guidata dal Pontefice e dall’Arcivescovo anglicano di York, Stephen Cottrell, ha visto l’alternarsi di salmi, letture e momenti di silenzio condiviso. I cori della Cappella Sistina, della Cappella di San Giorgio a Windsor e della Cappella reale di St. James hanno intonato insieme inni sacri, in un’armonia che ha simbolicamente unito le voci delle due tradizioni liturgiche.
Il tema centrale della preghiera è stato la cura del Creato, valore condiviso da entrambe le Chiese e caro a Re Carlo III, da sempre sensibile alle questioni ambientali. A suggellare l’incontro, uno scambio di doni simbolici: due esemplari di orchidea, emblema di bellezza e fragilità, offerti come segno di impegno comune per la salvaguardia della Terra.
La visita di Stato ha incluso anche un’udienza privata tra il Pontefice e i sovrani, un colloquio con il Cardinale Pietro Parolin e una celebrazione conclusiva nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove sono stati conferiti titoli onorifici reciproci: Re Carlo come “Royal Confrater” e Leone XIV come “Papal Confrater” della Cappella di San Giorgio.
Questo incontro, nel cuore del Giubileo 2025, non è solo un gesto di cortesia diplomatica, ma un segno tangibile di apertura, rispetto e desiderio di camminare insieme nella fede. Un momento che ha saputo coniugare la solennità del luogo con la speranza di un futuro più unito tra le Chiese cristiane.

