Vincenzo Odoguardi, per gli amici Enzo, ex Console onorario nella Repubblica Dominicana e Presidente della Camera di Commercio dominico-italiana, è candidato al Senato nella circoscrizione estera America Settentrionale e Centrale, nella lista MAIE, acronimo che sta per Movimento Associativo Italiani all’Estero.
Laureato in Architettura all’Università di Reggio Calabria, dopo il Dottorato di Ricerca in Pianificazione Urbana alla North Eastern University, inizia la sua vita professionale come direttore di imprese multinazionali. Oggi Odoguardi vive ai Caraibi.
Ci racconta come, quando e perché ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni?
“Dopo 12 anni al servizio delle Comunità Italiane come Presidente di Camera di Commercio nella posizione di Vice Console prima, e Console Onorario poi, ho capito quali sono i veri problemi che influiscono sulla vita dei connazionali che vivono all’estero, differenti da Paese a Paese, alcuni storici, altri attuali. Così, ho preferito dimettermi dalle mie cariche per cercare di affrontarli e risolverli accedendo a un livello superiore a quello che l’incarico di Console Onorario mi avrebbe permesso”.
La sua esperienza consolare ha, dunque, in qualche modo influito sulla sua scelta di candidarsi?
“Sicuramente, senza ombra di dubbio”.
Cosa si aspetta dalla prossima tornata elettorale per il nostro Paese?
“Spero che gli italiani nel mondo facciano delle scelte differenti dal passato e ponderate, all’estero non possiamo continuare a scegliere dei rappresentanti dei partiti romani, dobbiamo capire che, quest’ultimi, pur avendo buona volontà, hanno priorità decisamente differenti dalle nostre, in quanto devono seguire le linee prioritarie impartite dai partiti stessi”.
Lei ha voluto avviare nei giorni scorsi una riflessione sulla reale partecipazione alle elezioni dei nostri connazionali all’estero. Cosa non funziona?
“Dei circa 6,5 milioni di elettori all’estero abbiamo solo un 27% di partecipazione alle singole tornate elettorali. Se volessimo elencare le ragioni di questa scarsa affluenza alle urne, sicuramente dobbiamo annoverare fra le stesse la scarsa fiducia in quello che è stato fatto fino ad oggi per le Comunità italiane all’ estero, l’abbandono in cui versano i nostri connazionali oltre confine, i pochi programmi e le poche risposte ai problemi, unitamente ai tanti disservizi e alla poca presenza sul territorio dei nostri rappresentanti”.
Punti forti del programma proposto dalla sua forza politica, il MAIE?
“Gli italiani all’estero hanno bisogno di un proprio ente, che sia in grado di affrontare problemi e dare risposte… e questo ente potrebbe essere il ministero per gli italiani nel mondo. Indipendentemente, noi portiamo avanti una sola agenda per le Comunità italiane nel mondo, non abbiamo altre agende, non siamo un partito politico “romano”, siamo nati all’estero solo ed esclusivamente per le Comunità all’estero. Punti di forza nel programma? Valorizzare il nostro made in Italy, le tradizioni, la cultura, la lingua, fornire ai connazionali assistenza e servizi, favorire l’associazionismo e l’imprenditoria assistita”.