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80 anni fa nascevano le Nazioni Unite, attualità e prospettive

Redazione by Redazione
23 Settembre 2025
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80 anni fa nascevano le Nazioni Unite, attualità e prospettive
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di Gianni Lattanzio

Ottant’anni dopo San Francisco, l’ONU torna al punto sorgivo della propria promessa — pace, diritti, progresso e cooperazione — mentre a New York si è aperta l’80ª sessione dell’Assemblea Generale con una settimana di alto livello che rimette il multilateralismo al centro dell’agenda globale.

La sessione si svolge sotto la presidenza di Annalena Baerbock e un tema che suona come programma d’azione: “Better Together: 80 years and more for peace, development and human rights”.

La commemorazione dell’anniversario in Aula ha ricollegato memoria e responsabilità presente, ricordando che l’ONU è un’istituzione storica ma non nostalgica, chiamata a decidere in un mondo che cambia più in fretta delle istituzioni stesse.

Che cosa è in gioco

Il Segretario Generale António Guterres ha condensato la sfida in quattro faglie che si alimentano a vicenda: conflitti, disuguaglianze, crisi climatica e tecnologia fuori controllo, indicando nel “Pact for the Future” la cornice operativa su cui misurare il 2025.

Ucraina, Gaza, Sudan e Haiti non sono solo crisi regionali, ma un test di tenuta per la legalità internazionale e la capacità dell’ONU di prevenire escalation e proteggere i civili.

Da un punto di vista teorico, la posta in gioco è il riallineamento tra potere e istituzioni: senza questo, ammoniscono molte analisi su UNGA80, legittimità e capacità d’azione tendono a divergere fino all’irrilevanza.

Consiglio di Sicurezza: perché e come riformarlo

La riforma del Consiglio di Sicurezza è il cuore del cantiere istituzionale, perché qui si decide l’equilibrio tra rappresentanza e efficacia e qui si misurano i costi politici del veto e delle fratture geopolitiche.

Nel 2025 i negoziati intergovernativi (IGN) hanno ordinato opzioni e convergenze in un “elements paper” su dimensioni, categorie di seggi, rappresentanza regionale, metodi di lavoro e rapporto con l’Assemblea Generale.

Tre famiglie di proposte sono oggi sul tavolo: l’espansione con nuovi permanenti promossa dal G4, la posizione africana dell’Ezulwini Consensus che chiede almeno due permanenti per il continente, e la via “Uniting for Consensus” (UfC), sostenuta anche dall’Italia, che punta su più seggi elettivi anche di più lunga durata e su una rotazione più equa al posto di nuovi privilegi a tempo indeterminato.

Sul versante africano, il Comitato dei Dieci dell’Unione Africana ha rilanciato con forza la correzione dell’“ingiustizia storica” della mancata presenza africana tra i permanenti, mentre il gruppo UfC ha rimarcato la centralità dell’IGN come foro unico e la necessità di una soluzione che aumenti rappresentanza e trasparenza senza cristallizzare nuovi veti.

Dopo ripetuti rinvii, un esito realistico a breve è un accordo politico di massima in Assemblea su numero e ripartizione dei seggi, lasciando la parte giuridica più complessa a una fase successiva quando maturerà il consenso necessario.

Il veto tra responsabilità e trasparenza

Senza emendare subito la Carta, tre iniziative già in campo mirano a ridurre la paralisi: l’iniziativa Francia‑Messico per l’astensione volontaria in caso di atrocità di massa, il Codice di condotta ACT che chiede di non opporsi a risoluzioni credibili contro genocidi e crimini di guerra, e la “Veto Initiative” di Liechtenstein che impone un dibattito dell’Assemblea entro dieci giorni da ogni veto.

La risoluzione A/RES/76/262 non abolisce il veto ma ne aumenta il costo politico, rendendo più trasparenti motivazioni e alternative ed esercitando una pressione di accountability sui membri permanenti.

Le buone pratiche sui metodi di lavoro mostrano che maggiore inclusività e trasparenza migliorano la qualità decisionale del Consiglio anche senza riforme formali della Carta, un terreno pragmatico su cui avanzare da subito.

L’Assemblea che torna motore

Il “Pact for the Future” invita a un rapporto più dinamico tra Consiglio e Assemblea, valorizzando gli spazi universali quando il Consiglio è bloccato, anche in continuità con prassi storiche che hanno evitato l’impasse nelle crisi più gravi.

Le posizioni nordiche, nelle discussioni biennali sul veto, sollecitano un uso più determinato degli strumenti assembleari per mantenere vivi i percorsi diplomatici quando il Consiglio non decide.

Peacekeeping: proteggere meglio, rischiare meno

L’agenda “Action for Peacekeeping+” (A4P+) mira a missioni più mirate, personale più sicuro, accountability più forte e uso intelligente di dati e tecnologie, perché senza performance sul terreno la legittimità si indebolisce.

I progress report 2024‑2025 indicano avanzamenti e lacune su performance, sicurezza del personale e comunicazione con le comunità locali, mentre analisi indipendenti chiedono coerenza politico‑strategica in contesti sempre più ostili.

Anche l’Unione Europea invita a rafforzare architetture e finanziamenti della costruzione della pace, con un approccio dal basso e nazionale per la prevenzione, inclusa una Commissione per la costruzione della pace più incisiva e un Peacebuilding Fund adeguatamente finanziato.

UN80 e UN 2.0: riforme interne per impattare fuori

L’iniziativa UN80 del Segretario Generale punta a efficienza, revisione dell’attuazione dei mandati e cambiamenti strutturali per un’ONU più agile in un contesto di risorse sotto pressione e crisi multiple.

Nel 2025 i ritardi nei contributi e la crisi di cassa hanno accelerato piani di razionalizzazione, centralizzazione di funzioni e sperimentazioni operative volte a ridurre costi e duplicazioni, con metriche d’impatto più stringenti.

In parallelo, “UN 2.0” diffonde il “Quintetto del Cambiamento” — dati, digitale, innovazione, foresight, scienze comportamentali — per accelerare gli SDGs con casi d’uso concreti e comunità di pratica emerse durante le settimane tematiche del 2025.

Finanza e giustizia fiscale globale

È in corso il negoziato per una Convenzione quadro ONU sulla cooperazione fiscale internazionale, con un calendario fino al 2027 che prevede tre sessioni all’anno, progettato per essere inclusivo e per evitare sovrapposizioni con altri percorsi già esistenti.

La prima sessione di merito si è svolta ad agosto 2025 e si inserisce in un ciclo di consultazioni aperte a governi, società civile, imprese e mondo accademico tra una riunione e l’altra, così da allargare la partecipazione e migliorare la qualità tecnica delle proposte.

In parallelo, l’aggiornamento 2025 del Modello di Convenzione fiscale dell’ONU rafforza i diritti dei Paesi di fonte nell’imposizione dei redditi, un segnale atteso da molte economie del Sud globale per riequilibrare il gettito e contrastare pratiche elusive.

Nel complesso, questi passi puntano a un sistema fiscale internazionale più equo, trasparente ed efficace al servizio dello sviluppo sostenibile e della stabilità finanziaria dei Paesi a ogni livello di reddito.

Digitale e intelligenza artificiale

Il Global Digital Compact, allegato al Patto, offre principi e un’architettura‑ponte per un digitale aperto, sicuro e centrato sui diritti, orientando anche il nascente dialogo globale sulla governance dell’IA avviato nella settimana di alto livello.

In gioco c’è la convergenza tra regimi regolatori e standard tecnici in un settore che tocca sicurezza, diritti e competitività, con l’ONU nel ruolo di facilitatore di interoperabilità e fiducia.

Clima: l’Amazzonia come banco di prova

Il Climate Summit di questa settimana prepara la COP30 a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025, con priorità su foreste, finanza e transizione giusta come cartina di tornasole dell’Accordo di Parigi.

La scelta amazzonica intreccia geografia e geopolitica, imponendo di connettere diplomazia climatica, diritti delle comunità e sicurezza ecologica in una fase di forte competizione tra grandi potenze.

Italia ed Europa: rappresentanza e realismo

L’Italia, nel gruppo “Uniting for Consensus”, sostiene una riforma che aumenti rappresentanza e rotazione senza creare nuovi privilegi permanenti, con un dialogo strutturato con l’Unione Africana sul nodo della sottorappresentazione.

Nel quadro europeo, l’80ª sessione è letta come occasione per sostenere UN80 con impegni politici e finanziari credibili e per rafforzare pace e prevenzione con strumenti e fondi più prevedibili.

A livello comunicativo, l’attenzione dei media europei sull’80° ha mostrato che il nodo non è solo tecnico ma politico: rendere il Palazzo di Vetro più vicino alla cittadinanza globale e responsabile dei risultati.

Lenti storiche, filosofiche e politologiche

Nella storia del pensiero politico internazionale, l’ordine regge quando potere e istituzioni si riallineano, principio richiamato da molte analisi su UNGA80 che insistono su legittimità, rappresentanza e capacità d’azione come triade indivisibile.

In questa chiave, la dottrina della “responsabilità di proteggere”, a vent’anni dai primi enunciati, ripropone un’etica del limite nelle crisi estreme: il diritto internazionale non è mera procedura, ma civiltà giuridica condivisa che richiama doveri prima ancora che prerogative.

La presidenza dell’Assemblea ha parlato di “sessione non ordinaria” e della necessità di “non arrendersi”, formula che fotografa una verità semplice: l’alternativa a un multilateralismo imperfetto è l’inerzia in un’epoca di rischi crescenti.

La rotta possibile

Tra le proposte più pragmatiche c’è un percorso in due tempi: intesa politica in Assemblea entro il 2025 su dimensioni e ripartizione dei seggi, seguita dalla fase giuridica — fino a una possibile conferenza ex Articolo 109 — quando il consenso sarà maturo.

Nell’immediato, correttivi sul veto, uso più energico degli strumenti assembleari, A4P+, UN80/UN 2.0, negoziato fiscale e Compact digitale sono cantieri che possono avanzare subito e produrre risultati misurabili, costruendo fiducia dove oggi prevale scetticismo.

Se l’ONU saprà unire memoria e riforma, questo 80° potrà segnare non solo un traguardo, ma l’inizio di una stagione di impatto concreto su pace, diritti e sviluppo in un ordine mondiale più frammentato.

Gianni Lattanzio – Presidente Confassociazioni International

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