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Il discorso del Presidente Meloni alla Celebrazione del Giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti

Redazione by Redazione
3 Luglio 2025
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Il discorso del Presidente Meloni alla Celebrazione del Giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti
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Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento a Villa Taverna in occasione della celebrazione del Giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti.

Di seguito la trascrizione integrale del discorso del Premier.

Buonasera a tutti, grazie. Grazie davvero all’Ambasciatore Fertitta per l’invito.

Thank you very much, Tilman, thank you for hosting us. Thank you for the kind words you had for every one of us. Maybe we didn’t deserve them but one thing I will tell you is that we are grateful too to the President of the United States, Donald Trump, for appointing you as the American ambassador to Italy.

E ovviamente voglio ringraziare l’Ambasciatore Fertitta per questa accoglienza, ma anche per il rapporto straordinario che abbiamo costruito fin dall’inizio. Tilman Fertitta è un amico dell’Italia, non solo un amico dell’Italia, avendo, come altri milioni di americani, origini italiane e penso davvero che insieme si possa fare un lavoro molto importante per entrambe le nostre Nazioni. 

Sono contenta, sono onorata di essere qui stasera a festeggiare insieme all’Ambasciatore Fertitta, e a tutti voi, il Giorno dell’Indipendenza. Confesso che ho sempre guardato con un pizzico di ammirazione al modo con il quale il popolo americano celebra il 4 luglio, festeggia l’anniversario dell’adozione della Dichiarazione di Indipendenza, cioè “l’atto di nascita” degli Stati Uniti. Per il popolo americano il 4 luglio è qualcosa di più di una semplice festa nazionale, che pure è importante. È qualcosa che ogni cittadino degli Stati Uniti porta nel cuore ogni giorno, riassume l’identità stessa della Nazione americana, i valori di uguaglianza, di libertà, di democrazia, che ne costituiscono il fondamento, che la rendono forte. Ma ogni 4 luglio gli americani celebrano soprattutto quello che li tiene uniti. E lo fanno con amore, lo fanno con entusiasmo, sentimenti che animano una Nazione, che fortificano un popolo, soprattutto quando arrivano i momenti difficili.

Molti di voi sanno che io sono molto affezionata alla definizione che il filosofo francese Ernest Renan dava al concetto di Nazione. Diceva Ernest Renan che “la Nazione è una grande solidarietà, costituita dal sentimento dei sacrifici compiuti, ma ancora di più da quelli che si è ancora disposti a compiere insieme. E quindi presuppone certo un passato, ma si riassume nel presente attraverso un fatto tangibile che è il consenso, il desiderio chiaramente espresso di continuare a vivere insieme. E quindi l’esistenza di una Nazione è un plebiscito che si rinnova ogni giorno”. Il senso di appartenenza, l’orgoglio di appartenere alla propria comunità, che si traduce soprattutto nella disponibilità verso quella comunità, nel rifiuto cioè di un approccio egoistico alla vita, è la precondizione per antonomasia in qualsiasi Nazione che voglia crescere e prosperare.

Il popolo americano sente e celebra questo senso di appartenenza, lo fa particolarmente il 4 luglio, non lo fa come vuota celebrazione, ma come se in quel giorno si rinnovasse una dichiarazione d’amore verso la propria Nazione. E mi piace pensare che sia quello che accade il 17 marzo per gli italiani, quando il popolo italiano celebra il percorso che ha forgiato l’Italia attraverso la grande epopea risorgimentale, che l’ha resa una Nazione libera, sovrana e indipendente, i valori che ci uniscono, i simboli che incarnano quei valori, la Costituzione, l’Inno, la Bandiera. Quindi sono contenta di celebrare questa giornata con voi, ma sono ovviamente qui anche per ribadire la forza, la solidità dei rapporti tra Italia e Stati Uniti. Sono Nazioni sorelle, unite da una relazione privilegiata che si alimenta giorno dopo giorno e che chiaramente deve moltissimo agli oltre 20 milioni di italo-americani che hanno contribuito per generazioni alla prosperità degli Stati Uniti. Con il Presidente Trump – quando ci siamo visti alla Casa Bianca, ma anche nelle altre occasioni di confronto che abbiamo avuto in questi mesi – siamo sempre partiti ricordando questo legame straordinario, unico. Non lo abbiamo considerato che un punto di partenza per ragionare di come rafforzare le nostre relazioni, rendere quel legame ancora più forte. 

Chiaramente non intendo tediarvi sulla mole degli ambiti sui quali abbiamo lavorato, lavoriamo e lavoreremo ancora meglio con l’Amministrazione americana, ma ci tengo a ribadire una cosa che io considero importante. Oggi Italia e Stati Uniti, su tanti dossier e su molte questioni, parlano la stessa lingua, ed è un elemento molto positivo, soprattutto nel complesso quadro internazionale che stiamo affrontando. È un bene certo per i nostri rapporti, che possono crescere e prosperare ancora, ma è un bene anche per la forza, l’unità e la compattezza dell’Occidente. Perché la compattezza dell’Occidente è una condizione imprescindibile per affrontare tutte le grandi sfide del nostro tempo. Lo è anche e lo è, o lo è forse a maggior ragione, quando il nostro punto di vista dovesse non essere perfettamente coincidente, perché noi siamo alleati storici e i nostri legami si fondano sulla lealtà, sul rispetto reciproco, sulla voglia, la consapevolezza che la forza di uno è anche automaticamente la forza dell’altro. 

Come ha detto Presidente Ronald Reagan nel corso della sua visita in Italia nel 1982, parafrasando dei versi che erano di Cicerone: “ ‘Friendship makes prosperity more brilliant and lightens adversity by dividing and sharing it.’ … our two peoples have demonstrated beyond any doubt that Italy and the United States are and will be friends.”

So, God bless America! Viva l’Italia!

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