“Italia e Colombia sono due Paesi “complementari” che godono oggi di relazioni eccellenti”: Giancarlo Maria Curcio, Ambasciatore d’Italia a Bogotà, sintetizza così il suo pensiero, definendo l’ottimo stato di salute di cui godono le relazioni bilaterali fra i due Paesi, nell’anno del loro 160.imo Anniversario.
Profondo conoscitore dell’America Latina, diplomatico attento e sagace, Curcio è Capo Missione nel Paese dell’America Meridionale dall’agosto del 2023, dopo 5 anni trascorsi a Lima, sempre in qualità di Ambasciatore. Capo del Servizio per gli Affari Giuridici, del Contenzioso diplomatico e dei Trattati nel 2015, fra le principali tappe di un’onorata carriera diplomatica, iniziata nel 1990, figurano quelle di Ambasciatore d’Italia a Panama, con accreditamento anche a Basseterre, Port au Prince, Santo Domingo e Saint John’s, assieme a quelle di Console Generale a Buenos Aires e Primo Segretario a Caracas.
Nel 2006 è stato insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica.
Eccellenza, inizierei questa intervista parlando delle relazioni diplomatiche fra Italia e Colombia. Dovendo scegliere tre aggettivi per definirle, quali utilizzerebbe? “Credo che userei solo un aggettivo, perché lo considero quello più appropriato per l’attuale fase, e cioè che si tratta di relazioni eccellenti. Le relazioni diplomatiche bilaterali, di cui quest’anno celebriamo il 160.mo anniversario, stanno attraversando un momento particolarmente favorevole e promettente in tutti i campi, dal politico, al culturale, da quello della collaborazione economica e di cooperazione a quello accademico e della difesa e sicurezza, nonché al contrasto al crimine transnazionale”.
E’ possibile a suo avviso tracciare un profilo che ben rappresentati gli italiani che vivono in Colombia? “La collettività italiana annovera oltre 30 mila cittadini iscritti all’AIRE in questo Paese, ma molti altri connazionali vivono per lunghi periodi in Colombia e non risultano iscritti nei nostri registri, così come vi e una vasta comunità di origine italiana che non possiede la nostra cittadinanza, anche se ha origine italiana. Un recente studio indica che il 4% della popolazione colombiana ha discendenza italiana. Non sono in grado di confermare o meno questo dato percentuale, ma è significativo che si parli di un numero così alto di discendenti italiani da parte di un ente specializzato in questo tipo di ricerche. Quanto alla consistenza, direi che grosso modo abbiamo una comunità di più antica presenza legata ai flussi di emigrazione dei secoli XIX e XX, e una più recente composta da imprenditori, professionisti, giovani laureati, tutti molto integrati nella vita economica e sociale del Paese ed interessati dalle opportunità che la Colombia offre”.
In generale, a suo avviso, com’è percepito il nostro Paese dai colombiani? “L’Italia è qui percepita come un Paese fratello, dove i colombiani si sentono a loro completo agio, sia per comunanza di identità, che di valori. Paradossalmente sentono più vicina l’Italia, nonostante la differenza di lingua che molti altri Paesi con idioma castigliano. Di ciò ne è testimonianza la sempre più alta percentuale di ragazzi che vanno a studiare in Italia, approfittando delle nostre eccellenze accademiche e trovando un Paese in cui si integrano facilmente”.
Lei come si trova a Bogotà? “Molto bene. Come dicevo siamo Paesi con tante caratteristiche simili e con stessi gusti. Mi permetterei dire che Italia e Colombia, con le debite differenza, sono paesi fungibili”.
Sempre più imprenditori italiani guardano con interesse al mercato colombiano e alle sue opportunità di business, analizzando rischi e opportunità. Ma qual è il vero quadro geopolitico del Paese? “La Colombia è un Paese che sta scommettendo su un futuro di pace e prosperità, contando sulla straordinaria diversità che la contraddistingue e le ingenti risorse naturali che la favoriscono. Siamo dunque complementari, avendo l’Italia una comprovata eccellenza in tecnologia e innovazione da mettere al servizio di tali enormi potenzialità”.
C’è un aneddoto particolarmente significativo per lei, vissuto da Ambasciatore d’Italia, che le va di raccontarmi? “Sarebbero troppi per ricordarli tutti, penso che ogni Paese in cui ho prestato servizio mi ha regalato momenti unici e situazioni indimenticabili. Ringrazio la carriera diplomatica che ho intrapreso, che mi ha permesso di vivere tanta ricchezza di esperienze”.
Ambasciatore d’Italia a Bogotà e prima ancora a Lima e Panama, con esperienze da Console Generale a Buenos Aires e Primo Segretario a Caracas. Ricordo più bello? “Come dicevo, sono davvero troppi i ricordi da poterli enumerare. Sono tutti bellissimi, legati a momenti della mia vita anche personale, come il matrimonio a Caracas, la nascita del mio secondo figlio a Buenos Aires, l’inizio della Scuola italiana in Argentina del mio primo figlio dove io ho concluso i miei studi secondari tanti anni prima, andare Capo Missione a Lima dove avevo vissuto a suo tempo con mio papà e ritornare nella Residenza in cui avevo vissuto con la mia famiglia. Veramente tante emozioni indimenticabili”.
E il più brutto? “Forse quando ho ricevuto la telefonata dal Ministero degli Esteri peruviano il 15 marzo 2020, che mi preannunciava che stavano chiudendo i voli per l’Italia causa Covid. Abbiamo passato mesi terribili con migliaia di connazionali disperati alla ricerca di poter tornare nel nostro Paese. Con soddisfazione ricordo che come Ambasciata abbiamo organizzato ben sette voli umanitari di rimpatrio, con tutte le difficolta che ciò ha comportato, dovendo far raggiungere i nostri connazionali Lima dai posti più remoti del Perù, riuscendo a riportare in Italia oltre 3mila connazionali che erano presenti sul suolo peruviano allo scoppio dell’emergenza Covid”.
Ultima domanda: cosa le manca di più dell’Italia? “Difficile rispondere, direi che mi manca il Paese nel suo complesso quando sono all’estero. Cerco di onorarlo in ogni occasione con il privilegio di rappresentarlo”.
Intervista di Marco Finelli