Portavoce del Governo britannico in Italia, Pierluigi Puglia è da anni un punto di riferimento indiscusso nell’Ambasciata del Regno Unito a Roma. Stile pacato e gentile, comunicatore impeccabile, nei ben 19 anni al servizio di Sua Maestà nel Bel Paese ha sempre lavorato a fianco degli Ambasciatori che si sono avvicendati nella sede diplomatica, riscuotendone sistematicamente la stima.
Nato a Roma, laureato in Comunicazione istituzionale e d’impresa all’Università La Sapienza, con un Master di specializzazione all’Université Catholique de Louvain, in Belgio, dopo nove anni a capo dell’ufficio stampa dell’Ambasciata Britannica, nel corso dei quali ha messo in mostra le sue qualità di professionista premuroso e attento, è passato alla direzione della Comunicazione & Public Affairs del Governo, ricoprendo il ruolo di Portavoce per il Regno Unito e la rete UKinItaly.
Suo il merito, nel 2017, di aver contribuito all’organizzazione della visita dell’allora Principe Carlo ad Amatrice, con l’intento di tenere accesi i riflettori su una terra a lui molto cara. In precedenza, aveva gestito in modo impeccabile e innovativo la comunicazione istituzionale dell’Ambasciata durante la Brexit, in una fase assolutamente complessa legata a un passaggio storico per il Regno Unito.
Dottor Puglia, cosa prova a essere il primo italiano a ricoprire un incarico di tale responsabilità in una missione diplomatica straniera in Italia? “Il passaggio al mio attuale incarico risale a qualche tempo fa, ma l’onore e il senso di responsabilità che provo sono rimasti immutati fin dal giorno della mia nomina. Il Regno Unito è un partner fondamentale dell’Italia, sia nell’ambito di importanti consessi internazionali, dal G7 al G20, dalle Nazioni Unite alla NATO, che a livello di una relazione bilaterale particolarmente solida in questo momento. Il Regno Unito è anche il Paese che ospita una tra le più grandi comunità di italiani all’estero, se ne stimano tra i seicento e i settecento mila, e un Paese con uno straordinario soft power. Dall’eccellenza delle sue Università all’incredibile patrimonio artistico e culturale, dal mondo dello sport alla musica e al teatro: da cittadino italiano, comunicare il Regno Unito nel mio Paese è estremamente stimolante, anche per il piccolo contributo che possiamo dare al miglioramento della conoscenza e della comprensione tra questi due importanti alleati”.
Come definirebbe oggi le relazioni fra Regno Unito e Italia? “Le relazioni tra i nostri due Paesi godono di un momento di straordinaria fortuna. Abbiamo da poco celebrato il primo anniversario della firma del memorandum di collaborazione, siglato a Londra lo scorso anno dal Primo Ministro Rishi Sunak e dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Si tratta di un accordo senza precedenti per i nostri due Paesi, molto ampio e ambizioso, che punta a rafforzare la collaborazione in tutti i settori chiave della nostra relazione bilaterale. Dalla sicurezza alla difesa, dal clima all’energia e all’ambiente. Puntiamo a rafforzare la relazione tra Italia e Regno Unito per affrontare insieme le principali sfide comuni del nostro tempo, dall’immigrazione illegale alla criminalità organizzata e la sicurezza dell’Europa, ma anche per cogliere alcune grandi opportunità del momento, come quelle derivanti dalla transizione verde o da quella digitale, a partire dall’Intelligenza Artificiale. L’intesa di Londra è il risultato di molti anni di lavoro, che hanno visto la nostra missione diplomatica impegnata con diversi esecutivi di entrambi i Paesi, a testimonianza della forte volontà, istituzionale oltre che politica, che ci ha portato a raggiungere questo importante risultato. Il neo eletto governo di Keir Sarmer ha già dato chiari segnali rispetto alla volontà di proseguire in questa direzione”.
Il suo lavoro è in qualche modo cambiato dopo la Brexit? “Immediatamente dopo l’esito del referendum del 2016, è stato chiaro che molto sarebbe cambiato per le missioni diplomatiche britanniche in Europa. In un Paese come l’Italia, membro fondatore dell’Unione Europea con oltre 600 mila concittadini che vivono stabilmente oltremanica, l’uscita del Regno Unito dalle istituzioni di Bruxelles, e non dal continente europeo, a cui resta ancorato da stretti legami geografici, storici e culturali, ha costituito uno shock per molti. E così, da quel referendum di ormai otto anni fa, il nostro lavoro ha subìto una svolta, non tanto negli obiettivi, che sono rimasti sostanzialmente invariati, quanto nelle proporzioni dell’impegno che la Brexit ha richiesto per assolvere al nostro compito. Proteggere e promuovere gli interessi e la reputazione del Regno Unito in Italia ha rappresentato negli ultimi anni uno stimolo professionale senza pari, con sfide importanti ma anche con nuove opportunità e nuovi fronti di lavoro. Penso alla necessità di aprire un canale di comunicazione e avviare una interlocuzione, più continuativa e intensa rispetto al passato, con la comunità dei cittadini britannici in Italia e con gli italiani che si sono traferiti stabilmente nel Regno Unito. La Brexit ha fatto emergere l’opportunità di un rinnovata attenzione a queste comunità di cittadini interessati in prima persona da alcuni dei cambiamenti introdotti da questo passaggio storico”.
E lei come giudica questo passaggio storico per il Regno Unito? “La Brexit è stata e continua per molti versi ad essere una questione molto dibattuta, in primis oltremanica. Ritengo sia stato un passaggio epocale che, al di là di tutto, non ha compromesso in questi ultimi anni la partecipazione e l’impegno del Regno Unito sui numerosi fronti aperti sulla scena internazionale. Al contrario, nonostante la sua uscita dalle istituzioni comunitarie, il Regno Unito si è confermato un partner affidabile dell’Italia e della comunità internazionale. Basti pensare al lavoro insieme all’Italia e agli altri partner europei durante la pandemia da Covid19, o alla collaborazione con gli Stati europei in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. In questi anni, a prescindere dalla Brexit, il Regno Unito ha mostrato la stessa ambizione e una immutata capacità di svolgere con coerenza il proprio ruolo di partner responsabile al fianco dei propri alleati, a partire dalla particolare amicizia con l’Italia”.
Qual è il suo ricordo più bello legato alla sua esperienza professionale nell’Ambasciata del Regno Unito? “Questi oltre diciannove anni sono un mosaico ricco di immagini e ricordi emozionanti. Dal flashmob organizzato nel 2013 con tante ragazze e ragazzi in Piazza del Campidoglio a Roma per la campagna del governo britannico contro l’orrore della violenza sessuale nelle zone di guerra, alla pedalata di pochi mesi fa fino a piazza Navona con oltre cento ciclisti da tutta Europa per raccogliere fondi a favore di una charity scozzese che lotta contro la sclerosi multipla. E poi, uno straordinario programma a Milano nel 2019, con dieci tra i tantissimi italiani oltremanica che continuano a raccontarci il Regno Unito sul podcast della nostra ambasciata, #MyGREATBritain, con le storie delle loro vite e dei loro incredibili successi.
Tra tanti momenti, quello che certamente conserverò nel cuore è la visita alla città di Amatrice di Sua Altezza Reale, l’allora Principe di Galles e attuale Re Carlo III, nella primavera del 2017, alcuni mesi dopo il devastante terremoto di cui io e la mia famiglia, legati a quelle terre, ci possiamo dire fortunati superstiti. L’emozione della camminata solitaria del Principe tra le rovine della Zona Rossa, il suo incontro con i cittadini ospitati nelle casette, la dimostrazione di una attenzione e un interesse genuini nei confronti di ciascuna delle persone con cui si soffermava per qualche domanda, per uno scambio che sembrava anche, in qualche modo, una dimostrazione di affetto: quella giornata ha lasciato un segno indelebile nella mia memoria, rendendomi orgoglioso di aver riportato ad Amatrice, con il Principe, i riflettori dei media di tutto il mondo, in una fase allora molto delicata del dopo sisma”.
C’è un aneddoto curioso legato agli Ambasciatori con i quali ha avuto modo di lavorare? “Dei cinque ambasciatori con i quali ho avuto modo di lavorare in questi anni, la possibilità di collaborare con la prima donna nominata dal Regno Unito per questo ruolo in Italia, Jill Morris, ha fornito senz’altro numerosi spunti inediti e occasioni memorabili. Giunto Natale, pochi mesi dopo il suo arrivo a Roma, la nostra tradizionale iniziativa di beneficenza, organizzata con un noto marchio della moda britannica, era in quegli anni un’occasione per raccogliere fondi attraverso la vendita di capi di abbigliamento griffati made in Britain. Nel dare il suo contributo alla promozione dell’iniziativa, l’Ambasciatore Morris acconsentì a provare degli abiti e a postare alcuni suoi scatti sui social della nostra ambasciata. Un modo originale, creativo e autoironico di interpretare il ruolo di diplomatico, per un ambasciatore che tanto successo ha riscosso nel corso della sua presenza in questo Paese. Risultato, il corrispondente del Times di Londra notò le immagini e trovò irresistibile la tentazione di scrivere, con foto a tutta pagina, “Vi presentiamo l’Ambasciatrice modella che vende la moda britannica agli italiani esperti di stile”.
Prossime attività in programma dell’Ambasciata? “L’insediamento del nuovo governo a Londra definirà in maniera significativa il nostro lavoro nei prossimi mesi. Già all’indomani delle elezioni politiche appena svolte nel Regno Unito, abbiamo iniziato a lavorare con il nuovo governo di Sir Keir Starmer, che ha appena ospitato il summit della European Political Community, un’occasione preziosa per affermare la volontà di costruire una nuova relazione con l’Europa. Inoltre, i numerosi impegni legati agli appuntamenti della presidenza italiana del G7, che ci accompagneranno con un fitto calendario di eventi fino a fine anno, forniranno numerose occasioni per approfondire la nuova collaborazione tra i due governi. Dopo l’estate, lanceremo la seconda edizione dello UK-Italy Young Leaders Programme, iniziativa pensata per creare una rete di nuove relazioni e collaborazione tra giovani talenti italiani e britannici provenienti da diversi percorsi professionali. Successivamente, in ottobre, organizzeremo un evento per celebrare, a 150 anni dalla sua nascita, la britannicità della figura di Gugliemo Marconi, premio Nobel italiano che proprio oltremanica ebbe modo di sviluppare il suo genio e porre le basi per la sua più straordinaria delle invenzioni: la radio. A fine novembre ospiteremo inoltre la XXXII edizione del nostro Convegno di Pontignano, il principale appuntamento dell’agenda anglo-italiana, che raccoglie ogni anno personalità della politica, delle imprese, delle università e dei media di entrambi i Paesi. Si tratta di un periodo particolarmente intenso, in cui sono certo che Italia e Regno Unito continueranno a lavorare insieme tra le numerose sfide e le imperdibili opportunità del nostro tempo”.
Intervista di Marco Finelli