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Cosmic Traces, il Padiglione del Perù alla Biennale di Venezia

Redazione by Redazione
21 Aprile 2024
in Curiosità
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Cosmic Traces, il Padiglione del Perù alla Biennale di Venezia
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La 60° Esposizione Internazionale de La Biennale Arte di Venezia, a cura di Adriano Pedrosa, dal titolo STRANIERI OVUNQUE, è in programma fino al 24 novembre 2024.

Nel Padiglione del Perù, il progetto scelto per incarnare l’essenza del Paese è TRACCE COSMICHE del celebre artista Roberto Huarcaya (1959 | Lima, Perù). La mostra è curata da Alejandro León Cannock (1980 | Lima, Perù) e si avvale delle intuizioni curatoriali di Joan Fontcuberta (1955 | Barcellona, Spagna), Andrea Jösch (1973 | Santiago, Cile) e Amanda Antunes (1986 | San Paolo, Brasile).

Un fotogramma monumentale meticolosamente concepito dall’artista Roberto Huarcaya nel cuore della foresta amazzonica, all’interno del Parco Nazionale Bahuaja Sonene, immerso nella giungla peruviana della Riserva Nazionale di Tambopata. Sullo sfondo di questo ambiente lussureggiante, Huarcaya ha dispiegato un rotolo di carta fotosensibile di 30 metri sotto una palma altissima durante un temporale, permettendo ai fulmini di impressionare con le loro tracce la pellicola durante la notte. Il fotogramma è stato svelato e fissato in situ in una camera oscura allestita nella giungla, utilizzando l’acqua dei fiumi vicini. I residui liquidi del progetto sono stati trasportati a Lima, garantendo uno smaltimento responsabile dal punto di vista ambientale. Completano questa straordinaria opera visiva, la scultura di una canoa dell’artista Antonio Pareja (1953 | Lima, Perù) e una composizione sonora per pianoforte ideata da Mariano Zuzunaga (1953 | Lima, Perù).

Dall’incontro tra fotografia, installazione e arte ambientale emerge l’opera Tracce Cosmiche che sfida il nostro approccio alla (rap)presentazione dell’ambiente. Si tratta di un rifugio rituale immersivo e fugace, progettato per risvegliare la coscienza, accendere l’immaginazione e promuovere la riflessione. In questo modo, incoraggia gli spettatori a riconsiderare l’ambiente che li circonda con una prospettiva sensibile e non strumentale.

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